L’omicidio involontario del padre Laio; l’unione incestuosa con la madre Giocasta; la scoperta terrificante delle proprie origini, dei legami familiari e della tremenda verità, con conseguente suicidio della regina di Tebe e accecamento del protagonista. La drammatica vicenda di Edipo, narrata da Sofocle nella tragedia Edipo re e, successivamente, nella sua continuazione Edipo a Colono, nel corso dei secoli ha ispirato numerosi musicisti e compositori, più o meno noti: menzioniamo, almeno, Henry Purcell, Ruggero Leoncavallo, George Enescu (chi scrive ricorda un’interessante edizione del suo Œdipe al Salzburger Festspiele 2019, protagonisti Christopher Maltman e Anaïk Morel).
L’Orchestra Sinfonica di Milano, nella sua sede dell’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo in Largo Mahler, propone per tre recite (qui riferiamo della replica pomeridiana) un concerto nel quale vengono eseguite due composizioni della prima metà del Novecento incentrate, giustappunto, sul mito di Edipo; sul podio troviamo Andrey Boreyko, dal 2022 direttore residente della compagine orchestrale meneghina.
In apertura, si ascolta una rarità come i Tre Preludi Sinfonici per l’Edipo Re di Sofocle, musicati nel 1903 da Ildebrando Pizzetti per una messa in scena dell’attore Gustavo Salvini al Teatro Olimpia di Milano, in Largo Cairoli, il primo teatro sotterraneo della città. Con gestualità nitida e scattante, il maestro russo ne dà una lettura scabra e asciutta nelle dinamiche, compatta e robusta nel suono. Alla solennità tragica e compatta del Largo iniziale, seguono l’andamento sostenuto e frastagliato del successivo Con impeto, ma non troppo mosso, e il languore dolente del conclusivo Con molta espressione di dolore, su un ritmo di trenodia, con il tema dolce e rasserenante, dato dagli archi, della figlia Antigone.
Dopo un breve intervallo, ecco la pregnante essenzialità di Œdipus Rex, opera-oratorio in due atti composta tra 1926 e 1927 da Igor Stravinskij, su libretto in francese di Jean Cocteau tradotto in latino dal professore e teologo Jean Daniélou, creato cardinale nel 1969. Paradigmatico del periodo neoclassico stravinkijano, Œdipus venne eseguito per la prima volta in forma di concerto al Teatro Sarah Bernhardt di Parigi il 30 maggio 1927, mentre in forma scenica il 23 febbraio 1928 alla Wiener Staatsoper. L’opera-oratorio ha visto, nel corso dei decenni passati, un buon numero di esecuzioni pregevoli; ricordiamo, perlomeno, l’iconica produzione giapponese dal Saito Kinen Festival Matsumoto, disponibile anche in video, con Philip Langridge, Jessye Norman e Bryn Terfel diretti da Seiji Ozawa.
Con gesto rifinito e puntuale, Boreyko opta per una direzione generosa, tesa e potentemente espressiva, ben calibrata e di cocente teatralità, lussureggiante e piena nelle sonorità, all’occorrenza livide, adottando un’agogica serrata e tumultuosa. Per l’occasione, si esibisce un cast internazionale tutto sommato di buon livello, con i relativi distinguo. Il tenore finlandese Tuomas Katajala, il cui repertorio operistico spazia da Mozart a Wagner e Weber, già applaudito su queste tavole pochi mesi fa nel secondo atto di Parsifal, veste i panni del protagonista. Katajala emerge per una voce squillante, omogenea e morbida nell’emissione, voluminosa e dal metallo lucente, ben proiettata e di seducente pasta chiara e malleabile. Si apprezzano, altresì, l’efficacia e la cura nel porgere la parola, la limpidezza nella dizione, la facilità all’acuto, l’eleganza interpretativa, qualità messe in mostra sin dall’aria d’apertura “Liberi, vos liberabo a peste”. Wagneriana di razza, di casa su prestigiosi palcoscenici (in primis Bayreuth, Vienna, Dresda, Berlino e Londra), in ruoli sopranili e mezzosopranili come Ortrud, Kundry, Isolde, Brünnhilde, Venus, Sieglinde, Petra Lang è Jocasta. Presenza scenica altera e buon senso del fraseggio, ben calata nel personaggio di una regina inizialmente sicura di sé e, via via, sempre più angosciata, l’artista mostra, però, uno strumento vocale che, a tratti, ha perso di smalto. Se il registro acuto risuona ancora corposo e a fuoco, come dimostrato nel recitativo e aria “Nonn’ erubeskite, reges”, lo stesso non si può dire di quello grave, appannato e indebolito specialmente nel duetto “Oracula mentiuntur”.
Il basso-baritono statunitense Robert Bork è un Créon abbastanza incisivo, ma dai gravi poco consistenti. Tirésias è il giovane basso coreano Dongho Kim, dalla vocalità sufficientemente scura e autorevole, convincente nell’aria “Dikere non possumus”. Luminoso e brillante il tenore tedesco Patrick Vogel (Pastore), sonoro e musicale il Messaggero del baritono Bruno Taddia. Le parti in prosa, qui presentate in italiano – perché, come ci ricorda argutamente Marco Giuseppe Calderara nella sua Guida all’ascolto nel programma di sala, “Il narratore ci introduce al dramma, non in latino, ma in lingua volgare (o, per farla breve: paese che vai, lingua che trovi)” – sono affidate alla recitazione cadenzata e austera dell’attore, drammaturgo e regista Massimiliano Finazzer Flory. Densi, vigorosi e tonanti gli interventi della sezione maschile del Coro Sinfonico di Milano, guidato con mano sicura da Massimo Fiocchi Malaspina.
Al termine, caloroso e convinto successo da parte del folto pubblico presente in sala, con punte di entusiasmo per Katajala e Boreyko.
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo – Stagione sinfonica 2022/23
EDIPO RE
Ildebrando Pizzetti
Tre Preludi Sinfonici per l’Edipo Re di Sofocle
ŒDIPUS REX
Opera-Oratorio in due atti da Sofocle
Testo di Jean Cocteau
tradotto in latino da Jean Daniélou
Musica di Igor Stravinskij
Œdipus Tuomas Katajala
Jocasta Petra Lang
Créon Robert Bork
Tirésias Dongho Kim
Pastore Patrick Vogel
Messaggero Bruno Taddia
Narratore Massimiliano Finazzer Flory
Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano
Direttore Andrey Boreyko
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Milano, 7 maggio 2023