Un trionfo annunciato per Anna Netrebko, che – dopo averlo inaugurato con Aida – ha chiuso il 100° Festival dell’Arena di Verona con La traviata, tornando a interpretare in via del tutto eccezionale il personaggio con cui aveva guadagnato la ribalta internazionale al Festival di Salisburgo nel 2005. Allora la sua Violetta stupì per un canto forte di un impasto vocale rotondo, screziato di suggestive bruniture nei centri, agile nei virtuosismi, mai manierato nel fraseggio, straordinariamente convincente anche per la potente verità scenica di cui si fece portatore, grazie alla figura esile e forte insieme, così magnetica sul palco. Dal allora sono passati quasi 20 anni, il soprano russo ha preso la strada di un diverso repertorio, ma ha continuato a frequentare la “signora delle camelie” fino al 2017, anno del suo (non) definitivo addio. Comprensibile, dunque, la spasmodica attesa per questo suo ritorno a Violetta, confermato dal tutto esaurito dell’Arena, che ha anche messo in vendita alcune centinaia di posti in più in gradinata, nonché dalla presenza di “bagarini” fuori dall’anfiteatro veronese.
Il confronto con la sé stessa delle miracolose recite salisburghesi vede soccombere la Netrebko di oggi nel primo atto, quello più virtuosistico, mentre negli atti successivi, al netto di qualche scivolata nell’intonazione, l’interpretazione è comunque notevolissima. Lo strumento vocale è più scuro e consistente nei centri e nei gravi di quanto non fosse allora, ha guadagnato ampiezza e rotondità, tanto che la cantante talvolta fatica ad alleggerire come la scrittura richiederebbe. Così, non appena il soprano appare in scena e attacca la frase “Flora, amici…” le note suonano artefatte (e tali sono anche in altri momenti dei dialoghi che punteggiano il primo atto). Il brindisi è cantato con pregevole scioltezza, il duetto con trasporto, mentre nell’aria finale Netrebko dà il meglio di sé nel cantabile, distillato con una eleganza strumentale, prodiga di sfumature. Al termine di “Ah, forse è lui”, il soprano si produce anche in una inedita cadenza in pianissimo che strappa un lungo applauso al pubblico. Viceversa, la cabaletta – comoda nei tempi – si caratterizza per un virtuosismo prudente e non viene suggellata dal sopracuto finale (peraltro, non scritto da Verdi). Ma, come detto, il meglio doveva ancora venire. E arriva puntuale nel secondo atto, quando Netrebko affronta da par suo quello che forse è il più bel duetto scritto dal Cigno di Busseto per soprano e baritono. Complice una profonda intesa artistica (e crediamo anche umana) con Luca Salsi, Netrebko sa trovare nel dialogo con lui venature di pateticissima fragilità, alle quali fanno da contrappunto momenti di incisiva presa teatrale, entro una linea di canto compatta e duttile nel mobile gioco di dinamiche e peso sonoro. Lancinante la lamina di suono sulla quale sospende la frase “Alfredo, Alfredo”, calibratissima nell’accento e nell’intonazione, a preludio di un concertato dove gli acuti rilucono per nitore e squillo. Nell’”Addio del passato” – eseguito integralmente – se la lettura della lettera sconta una certa platealità, il canto non ha ombre di leziosità ma si veste al contrario di una pregnanza drammatica e di uno struggimento che la pasta vocale e la purezza del legato amplificano. Lo stesso dicasi per il duetto con Alfredo e il finale dell’opera, nel segno di una commovente melanconia. Nell’insieme, dunque, una prova di alto livello, che conferma – semmai ce ne fosse bisogno – il carisma scenico e vocale davvero unico di questa artista, ma che pure giustifica il suo veleggiare non da oggi verso nuovi lidi. Va anche detto che a Salisburgo, nel 2005, Netrebko ebbe la ventura di cantare Violetta in uno spettacolo – firmato da Willy Decker – di dirompente impatto teatrale, davvero inedito per un titolo frequentatissimo come La traviata. A Verona, viceversa, il soprano si è trovata ingabbiata nella “casa di bambole” dell’ultimo, manierato Zeffirelli, entro uno spettacolo che si esaurisce in un decorativismo lezioso e, a tratti, fastidioso. Anche questo non può che pesare su un interprete il cui istinto teatrale sappiamo essere fortissimo, ma che neppure può far miracoli.
Con i coprotagonisti, Netrebko ha in comune anzitutto il fatto di possedere una voce “areniana”, adatta cioè a uno spazio così ampio e difficile. Detto ciò, Luca Salsi offre all’ascolto un Germont padre austero e aristocratico, il cui controllo dell’emissione consente una ammirevole varietà d’accento. Freddie De Tommaso, viceversa, esibisce una robusta voce tenorile di bel colore scuro, ma cede talvolta all’effetto, come quando conclude la sua cabaletta con il do (squillante, ma francamente inopportuno), mentre nel fraseggio non va al di là di una sostanziale correttezza. Ottimi i comprimari: la Flora vivace di Sofia Koberidze, l’Annina timbratissima di Yao Bohui, il Gastone di Matteo Mezzaro, il Barone di Nicolò Ceriani, il Grenvil di Giorgi Manoshvili, il Marchese di Jan Antem. Completano la locandina Francesco Cuccia (Giuseppe) e Stefano Rinaldi Miliani (un domestico/un commissario).
Dal podio, Marco Armiliato sfoggia una solida professionalità e si pone sostanzialmente a servizio delle voci, dilatando spesso i tempi e assecondando con sensibilità le scelte dei protagonisti. Apprezzabile l’esibizione del coro istruito da Roberto Gabbiani e del Corpo di ballo, coordinato da Gaetano Petrosino (primi ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko).
Arena Opera Festival 2023
LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti.
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry Anna Netrebko
Flora Bervoix Sofia Koberidze
Annina Yao Bohui
Alfredo Germont Freddie De Tommaso
Giorgio Germont Luca Salsi
Gastone di Letorières Matteo Mezzaro
Barone Douphol Nicolò Ceriani
Marchese d’Obigny Jan Antem
Dottor Grenvil Giorgi Manoshvili
Giuseppe Francesco Cuccia
Domestico/Commissionario Stefano Rinaldi Miliani
Primi ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko
Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Marco Armiliato
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Maurizio Millenotti
Coreografia Giuseppe Picone
Luci Paolo Mazzon
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Verona, 9 settembre 2023