Dopo le prime affermazioni al Teatro alla Scala, anche la Fenice, l’altro grande teatro del Lombardo-Veneto, prende contatti con Giuseppe Verdi per assicurarsi la sua collaborazione. Il giovane compositore pensa di proporre un soggetto veneziano, I due Foscari, attratto, infatti, da un dramma più intimo rispetto ai precedenti Nabucco e I lombardi alla prima crociata. Le autorità dell’ex Serenissima rifiutano però una vicenda troppo legata alla città e a famiglie i cui eredi potrebbero non gradire veder in scena i loro antenati. Verdi allora, per il suo debutto in laguna, sceglie Ernani ma non rinuncia ai Due Foscari, che fa rappresentare a Roma, al Teatro Argentina, il 3 novembre 1844. Il librettista, il muranese Francesco Maria Piave, attinge all’omonimo dramma di Lord Byron. Siamo nella Venezia dei dogi del 1457 e si racconta un dramma politico-familiare oscuro e leggendario, assai ridimensionato dagli storici odierni, che vede l’esilio e la morte di Jacopo Foscari e la destituzione del padre, il doge Francesco Foscari. Il Preludio propone in maniera sintetica i motivi che si ripresentano nel corso dell’opera: il tema dello sfortunato Jacopo, affidato al clarinetto, e quello più etereo della moglie Lucrezia, proposto dal flauto. Non manca la scena di colore, nell’atto terzo, ovvero un gioioso inno a Venezia con una barcarola corale.
Grazie a tre ragguardevoli interpreti, il baritono Luca Salsi, il tenore Francesco Meli e il soprano Anastasia Bartoli, I due Foscari, dopo quarantasette anni di assenza, sono tornati con vivo successo di pubblico al Teatro La Fenice. Francesco Meli s’impone per la bellezza del timbro vocale, la capacità di sfumare e rinforzare i suoni e una rimarchevole duttilità espressiva. Il suo Jacopo è una sorta di Jacopo Ortis foscoliano, giovane esule senza patria. Piave, nei suoi versi, cita apertamente anche il sonetto A Zacinto, nel quale Foscolo parla di “illacrimata sepoltura”. Luca Salsi, nel ruolo dello sfortunato Francesco Foscari, doge il cui destino di morte è prefigurato fin dalle battute iniziali dell’opera, è solido, autorevole, padrone della scena. Notevole, quale Lucrezia, sposa di Jacopo, Anastasia Bartoli che si dimostra un soprano drammatico di agilità di grande vigore, che nelle cabalette di sdegno e risentimento sfoggia una voce robusta e tagliente. Nell’insieme equilibrati i ruoli minori, a partire da Riccardo Fassi (Loredano), Carlotta Vichi (Pisana), Marcello Nardis (Barbarigo). A completare la compagnia Victor Hernan Godoy (Un fante del Consiglio dei Dieci) ed Enzo Borghetti (Un servo del doge).
L’allestimento viene dal Maggio Musicale Fiorentino. Il regista Grischa Asagaroff, con le scene e i costumi di Luigi Perego, le luci di Valerio Tiberi e la coreografia di Cristiano Colangelo, s’ispira al monumento al doge Francesco Foscari nel presbiterio della Basilica dei Frari a Venezia. È un’opera marmorea della metà del Quattrocento, tra gotico fiorito e gusto già rinascimentale. Sul palcoscenico della Fenice viene riprodotta su un’alta torre, girata a vista da mimi che di volta in volta predispongono i diversi spazi dell’azione. Lo spettacolo è nell’insieme molto tradizionale, con quinte azzurre a rappresentare cielo e mare di una Venezia piuttosto di maniera, con il coro che nel terzo atto porta in testa il Dolfin, il ferro di prua delle gondole.
Sebastiano Rolli guida con sicurezza l’orchestra e il coro della Fenice (quest’ultimo ben preparato da Alfonso Caiani), abbandonandosi anche a vibranti e vigorose sonorità. Pregnante e intensa la scena in carcere di Jacopo, con gli interventi solistici di viola e violoncello.
Teatro La Fenice – Stagione 2022/23
I DUE FOSCARI
Tragedia lirica in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave, da Byron
Musica di Giuseppe Verdi
Francesco Foscari Luca Salsi
Jacopo Foscari Francesco Meli
Lucrezia Contarini Anastasia Bartoli
Jacopo Loredano Riccardo Fassi
Barbarigo Marcello Nardis
Pisana Carlotta Vichi
Fante Victor Hernan Godoy
Servo del Doge Enzo Borghetti
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Sebastiano Rolli
Maestro del coro Alfonso Caiani
Regia Grischa Asagaroff
Scene e costumi Luigi Perego
Coreografie Cristiano Colangelo
Light designer Valerio Tiberi
Venezia, 8 ottobre 2022