La stagione d’opera del Teatro La Fenice è ripresa, dopo la pausa estiva, con un titolo molto popolare: Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Melodramma in un atto su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, Cavalleria rusticana, tratta dall’omonimo dramma di Giovanni Verga, andò in scena con grande successo il 17 maggio del 1890 al Teatro Costanzi di Roma. Mascagni e il suo editore, Sonzogno, pensarono di ricompensare lo scrittore siciliano con mille lire. Insoddisfatto, invece, Verga iniziò una sorprendente vicenda giudiziaria. Si rivolse al tribunale di Milano che gli diede ragione e ottenne infine un compenso più che centuplicato. In seguito, però, quando il maggior esponente del verismo decise di far mettere in musica la sua Cavalleria anche a un altro compositore, Domenico Monleone, questa volta furono Mascagni e Sonzogno a chiedere al tribunale di impedirglielo. Se i rapporti tra il musicista e lo scrittore, caratterizzati da ricorsi e risarcimenti, furono assai poco “cavallereschi”, le loro opere sono inscindibilmente legate.
Mascagni cercò tutta la vita, inutilmente, di rinnovare il successo ottenuto con Cavalleria rusticana: la rapida concisione del dramma verghiano, le pulsioni degli umili protagonisti, tra amore e gelosia, rispetto della religione e soprattutto del codice d’onore del mondo contadino, danno nuova luce a moduli stilistici ancora legati alla tradizione. Si pensi all’armonia tardoromantica o all’utilizzo dei numeri chiusi, che già Verdi aveva incominciato ad abbandonare. La ricerca del colore locale, con la Siciliana cantata dal tenore e incastonata nel Preludio, e le linee melodiche costruite con cellule brevi e reiterate, che esaltano il carattere declamatorio del testo, costituiscono invece gli aspetti innovativi della scrittura del Livornese. Il compositore non inventa il canto spinto – in funzione espressiva molte soluzioni da lui adottate erano già in uso – ma è indubbio che il canto “verista” e addirittura stentoreo, da Cavalleria in poi viene, di fatto, liberalizzato.
Fortunatamente, il tenore Jean-François Borras è un Turiddu dal timbro fresco e pulito. Non cede a tentazioni eccessivamente declamatorie o aggressive, conservando, in tutta la sua estensione, un suono squillante e mai forzato. Silvia Beltrami, quale Santuzza, ha una voce screziata e di volume pieno e del suo personaggio esalta maggiormente gli aspetti passionali e livorosi. Dalibor Jenis è un Alfio puntuale ed equilibrato così come Martina Belli è una Lola vocalmente e scenicamente adeguata. Impeccabile Anna Malavasi come Mamma Lucia.
Il nuovo allestimento del capolavoro di Mascagni nasce dalla collaborazione tra la Fenice e l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Le scene e i costumi, infatti, sono stati ideati e realizzati con pertinente rigore dagli studenti della Scuola di scenografia e costume per lo spettacolo della prestigiosa Accademia veneziana, con la regia di Italo Nunziata e le luci di Fabio Barettin. Ci troviamo negli anni Cinquanta del Novecento e la scena, oltre alla piazza di un paese siciliano, presenta diversi ambienti grazie ad alcuni elementi che sono mossi a vista. Si tratta di muri, brandelli di architetture erose dal tempo o distrutte dalla guerra. Nunziata lascia al coro, ben preparato da Alfonso Caiani, il compito di incorniciare uno spettacolo nel quale sono esaltati gli aspetti rituali di un mondo che rinnova con coraggio le proprie tradizioni. Durante la serenata iniziale del tenore assistiamo a un compianto funebre, preannuncio del luttuoso epilogo della vicenda. Vi è inoltre la vestizione a festa di alcuni giovani e non manca la processione pasquale.
Sul podio Donato Renzetti dosa con equilibrio le brillanti sonorità mascagnane, garantendo continuità narrativa a un melodramma che con efficacia alterna momenti festosi e tragici.
Vivo successo per tutti.
Teatro La Fenice – Stagione lirica 2022/23
CAVALLERIA RUSTICANA
Melodramma in un atto
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
dall’omonimo dramma di Giovanni Verga
Musica di Pietro Mascagni
Santuzza Silvia Beltrami
Turiddu Jean-François Borras
Lucia Anna Malavasi
Alfio Dalibor Jenis
Lola Martina Belli
Una donna Valeria Arrivo
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Donato Renzetti
Maestro del coro Alfonso Caiani
Regia Italo Nunziata
Regista collaboratore
e movimenti coreografici Danilo Rubeca
Light designer Fabio Barettin
Scene e costumi Scuola di Scenografia e Costume
per lo Spettacolo dell’Accademia di Belle Arti
Venezia, 25 agosto 2023
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