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Torino, MiTo Settembre Musica – Wonderful Town (di Leonard Bernstein)

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Si è giunti alla quarantaseiesima edizione di Settembre Musica, festival fondato a Torino nel 1978, poi divenuto MiTo Settembre Musica da quando, diciassette anni fa, cominciò a inondare di musica il mese di settembre non solo del capoluogo piemontese, ma anche di quello milanese. Così le due città, eterne rivali, almeno per una volta all’anno si gemellano nel nome della grande musica diversificando le proposte e spalancando le porte ai generi più diversi, sempre con un filo conduttore.

L’edizione di quest’anno, l’ultima che reca la firma artistica di Nicola Campogrande, è dedicata al tema “Città” e vede spaziare l’offerta musicale toccando, lungo i secoli, le più grandi capitali del mondo. Una delle più iconiche fra queste, se ci si riferisce al Novecento, è certamente New York. Ecco perché il Festival si inaugura proponendo un musical poco noto in Italia, ma certo fra i lavori più rappresentativi di un genio musicale quale è Leonard Bernstein, passato alla storia non solo per essere stato un grande direttore d’orchestra e compositore, autore del celeberrimo West Side Story, ma anche per aver composto musical che fecero furore a Broadway.
Uno di questi, Wonderful Town, incastonato nella produzione teatrale operistica di Bernstein un anno dopo aver dato alla luce l’opera Trouble in Tahiti, venne composto di getto per poi debuttare al Winter Garden Theatre di New York, a Broadway, il 26 febbraio 1953; rivela, da parte del compositore, una gran voglia di esaltare il sogno americano, quello incarnato dallo stesso Bernstein quando si unì a una coppia di autori, Betty Comden e Adolph Green, che gli furono legati da quando nel 1944 collaborarono con lui per la stesura dei testi di un primo musical ambientato a New York, On the Town. Con loro diede anche vita a un gruppo teatrale comico che operò con successo dopo che Bernstein era giunto nella città dei grattacieli dalla provincia, con tanta speranza di far fruttare il suo talento.

Wonderful Town, che si ispira ad un romanzo autobiografico di Ruth McKenney intitolato My Sister Eileen, venne tradotto per le scene teatrali da Joseph Fields e Jerome Chodorov e poi, nel 1942, divenne anche un film con protagonista una emergente star del cinema, Rosalind Russell. Bernstein, molto interessato al soggetto, decise di trasformarlo in un musical stracolmo di inventiva pura e immediata, di ballabilità imbevuta di ritmi swing e blues, con citazioni a Cole Porter quando la musica assume toni più nostalgici, o con l’utilizzo della Conga, danza afroamericana giunta negli Stati Uniti grazie all’esule cubano Desi Arnaz. Il linguaggio musicale è facile, diretto e punta alla facile comunicativa, a partire dalla trascinante Ouverture che apre il musical in due atti, sensibilmente ridotto nella versione proposta in due serate consecutive, prima a Milano (al Teatro alla Scala) e poi a Torino (all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto), in forma di concerto.

Vengono, nella sostanza, proposte le sole parti musicali ed anche se i parlati non ci sono è facile comprendere, seguendo la traduzione italiana dei songs proiettata su uno schermo, il racconto delle due giovani sorelle Sherwood, che giungono a New York dall’Ohio, stanche della quiete della provincia, pettegola e perbenista, dove avrebbero potuto vivere una vita senza grandi scossoni emozionali; vanno alla ricerca, cariche di entusiasmo, di una realizzazione personale nella frenetica metropoli. Sono diverse fra di loro. La maggiore, Ruth, più schiva (propensa ad allontanare i pretendenti invece che attirarli a sé) eppure intelligente, vorrebbe essere scrittrice; l’altra, Eileen, è all’opposto la classica bella bionda rubacuori che aspira a fare l’attrice. Scaraventate all’interno dell’animatissimo quartiere del Greenwich Village provano a barcamenarsi come possono, si mettono anche un poco nei guai (Eileen viene arrestata accusata di aver turbato l’ordine pubblico), ma alla fine la prima riesce a diventare nota con un reportage giornalistico intervistando un gruppo di marinai brasiliani e trovando anche l’amore in Robert (Bob) Baker, mentre la seconda debutta come cantante in un locale, il Village Vortex, un night alla moda.

Insomma, tutti vissero felici e contenti e, soprattutto, appagati inseguendo quel sogno americano che sembra vivere solo nella mente di pochi eletti, o di chi crede che New York sia davvero una “Wonderful Town” dove poter realizzarsi appieno. Peraltro Bernstein ci riuscì e la sua musica conquistò da subito. Ha il potere di farlo ancora oggi, a partire dall’ascolto del numero d’apertura che descrive la pazza e dolce vita in Christopher Street, strada del quartiere Greenwich Village, per poi passare alla spassosissima canzone “One Hundred Easy Ways to Lose a Man” in cui Ruth snocciola uno dopo l’altra tutte le cose che si devono fare per perdere un uomo. La sorella, invece, in “A little Bit in Love”, si esprime con il linguaggio dell’amore e con un sentimentalismo di facile presa melodica. Il concreto Bob, in “A Quiet Girl”, canta il suo desiderio di trovare una donna tranquilla e gentile, che sia calda come il sole e morbida come la neve. Segue la trascinante Conga dei cadetti brasiliani che conduce alla fine del primo atto. Il secondo, aperto da un efficace entr’acte strumentale, ha tratti musicali assai godibili, che passano dalla serenata “My Darlin’ Eileen” allo “Swing” di Ruth fino al bellissimo “It’s Love”, intonato da Robert, Eileen e dal coro degli abitanti del Greenwich Village, ancora dal balletto jazzato “Ballet at the Village Vortex” alla canzone delle due sorelle, “Wrong Note Rag”, in cui si chiedono, con un filo di nostalgia, perché hanno lasciato l’Ohio; segue la ripresa del numero di Robert, “It’s Love”, intonato da tutti sul volgere finale di un musical che, in poco più di un’ora e mezza di musica, trascina con la sua facile immediatezza e celebra un sogno che sembra aver “yankeezzato”, con un immancabile lieto fine, i sogni di ragazzi che vivono da bohèmien fra i grattacieli e si godono la vita, mai perdendo il buonumore e quel trasporto sorgivo che la formidabile bacchetta del direttore inglese Wayne Marshall, fra i massimi esperti mondiali della musica americana del Novecento, riesce a trasmettere a una Orchestra del Teatro Regio di Torino letteralmente galvanizzata, che suona magnificamente, con una pertinenza stilistica che sembra esserle familiare. Anche il Coro del Regio, istruito da Ulisse Trabacchin, si diverte un mondo e partecipa all’azione nonostante sia posizionato fermo: i coristi si muovono infatti seguendo i ritmi e intervengono nei numeri musicali sulle fila del racconto come se rappresentassero un personaggio.

Bravissimi i cantanti, tutti fuoriclasse del musical, notissimi a Broadway, a partire delle due sorelle, il bravissimo mezzosoprano Alysha Umphress (Ruth Sherwood) e il fascinoso soprano Lora Lee Gayer (Eileen Sherwood), dalla voce luminosa e fresca, fino al baritono Ben Davis, perfetto nei panni di Robert (Bob) Baker. Completano il cast, nelle parti principali, il tenore Ian Virgo nei panni di Lonigan, Primo redattore e Chick Clark e il baritono Adrian Der Gregorian in quelli di Guida, Wreck, Secondo redattore e Frank Lippencott.
Al di là delle parti principali, anche alcuni artisti dell’affiatatissimo Coro del Teatro Regio emergono dalla massa per dar vita ai personaggi del vivace quartiere newyorchese: Marco Sportelli (Primo poliziotto e Abitante del Greenwich Village), Leopoldo Lo Sciuto (Secondo poliziotto e Primo uomo), Andrea Goglio (Terzo poliziotto), Luigi Della Monica (Secondo poliziotto e Secondo uomo), Daniela Valdenassi (Prima ragazza) ed Eugenia Braynova (Violet e Seconda ragazza).
Il pubblico, che ha affollato la grande sala del Lingotto per la serata torinese inaugurale di MiTo Settembre Musica (il successo decretato a Milano, alla Scala, la sera precedente a quella della quale riferiamo, è stato parimenti lietissimo), è andato in delirio e, come bis, ha ottenuto la ripetizione della Conga, ballata dai molti, scattati in piedi, per seguirne i ritmi.

MiTo Settembre Musica 2023
WONDERFUL TOWN
Musical in due atti
Libretto di Joseph Fields e Jerome Chodorov
Testi di Betty Comden e Adolph Green
Musica di Leonard Bernstein
Versione in forma di concerto

Ruth Sherwood  Alysha Umphress
Eileen Sherwood  Lora Lee Gayer
Robert (Bob) Baker Ben Davis
Lonigan/Primo redattore/Chick Clark Ian Virgo
Guida/Wreck/Secondo redattore/
Frank Lippencott Adrian Der Gregorian

Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Direttore Wayne Marshall
Maestro del coro Ulisse Trabacchin

Torino, Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, 8 settembre 2023

 

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