È dedicato alla figura della cortigiana nel mondo dell’opera l’ultimo progetto discografico di Sonya Yoncheva, autoprodotto dalla sua etichetta SY11 Productions e quinta incisione per il soprano bulgaro, dopo altre prodotte da Sony, che conserva comunque l’esclusiva sull’artista. L’album, che si intitola appunto The Courtesan è stato registrato nel 2021 insieme all’Orchestra dell’Opera Carlo Fenice di Genova diretta da Marco Armiliato. L’album comprende arie da titoli che sono in repertorio di Yoncheva quali La traviata di Verdi, La bohème e Manon Lescaut di Puccini, Siberia di Giordano e Iris di Mascagni. Altri titoli come La bohème di Leoncavallo, Samson et Dalila, Manon e Thaïs di Massenet non fanno parte del repertorio dell’artista, oppure sono già programmati per debutti futuri come Madama Butterfly di Puccini. Il tenore americano Charles Castronovo partecipa al progetto cantando in due duetti da Traviata e Thaïs. La traccia bonus “In trutina” dai Carmina Burana di Orff costituisce l’oggetto di un video promozionale filmato al castello Brancaccio in provincia di Roma.
La scelta di produrre questo album attraverso un’etichetta indipendente sembra dettata dall’avere massima libertà nell’imprimere la propria visione personale al progetto. “Il mondo delle cortigiane mi ha sempre affascinato”, afferma Sonya Yoncheva, introducendo le note al CD firmate da Petya Ivanova. “Ho scoperto il loro universo nelle mie interpretazioni teatrali di alcune di loro. Tempo fa ho letto la storia di Veronica Franco, una cortigiana poetessa, che si affermò in territori tradizionalmente riservati agli uomini, quelli della casistica e del dibattito pubblico. Rimasi colpita da questa personalità, che nei suoi discorsi sfidava un’intera epoca che idealizzava ma anche degradava le donne, trattandole come oggetti. Una guerriera per i diritti delle donne, che offriva anche il proprio corpo al piacere degli uomini. Che contrasto e che destino! Ispirata dal suo percorso, ho deciso di realizzare questo CD che tenete fra le vostre mani”.
Come avevamo notato in una precedente recensione, “si rimane disorientati dai continui salti di repertorio di Yoncheva, tra verismo e barocco, in alcuni casi ai limiti delle proprie possibilità. Ma si sa che alla cantante piace essere imprevedibile, mischiare di continuo le carte e stupire il suo pubblico in nome di una tanto ricercata versatilità”. Alcune scelte di repertorio, di cui non andremo cui a disquisire in merito alla loro appropriatezza, hanno però evidentemente lasciato un segno sulla salute della voce di Yoncheva, con un vibrato largo particolarmente evidente su acuti lunghi o scoperti, specialmente se in forte o in crescendo. In questa incisione il problema è riscontrabile in diverse tracce, ancor più che nella precedente, e alla lunga il vibrato può stancare l’orecchio. Tralasciando le oscillazioni in alto, confermiamo il nostro giudizio lusinghiero su tante altre qualità dello strumento da soprano lirico, a partire da un timbro benedetto, tra i più belli degli ultimi 15 anni. Continuiamo poi apprezzando la morbidezza dell’emissione, il legato, l’omogeneità del medium, così come un’espressività naturale e mai caricata o volgare.
La dolcezza dell’emissione, uno dei punti di forza di Yoncheva, è evidente da “In trutina” di Carl Orff o “Sì, mi chiamano Mimì” da La bohème, uno dei ruoli più riusciti di Yoncheva. Bella espressività, senza affettazioni volgari o truci, anche in “Sola, perduta, abbandonata” da Manon Lescaut. Efficace anche quando gioca con gli accenti in maniera molto musicale nella baldanzosa “Musette svaria sulla bocca viva”. “Allons! Il le faut….Adieu, notre petite table” da Manon di Massenet ci è sembrata la traccia più riuscita dal punto di vista espressivo, con un finale molto pregevole. Bella la cantabilità dal tono amoroso di “Nel suo amore rianimata” da Siberia di Giordano. “Ho fatto un triste sogno” di Mascagni viene interpretata efficacemente e con apprezzabile attenzione al testo. Buona la prova in “Un bel di vedremo” da Madama Butterfly, per cura dell’accento, della dizione e dei fiati: se solo gli acuti fossero meno oscillanti, sarebbe una resa ottima. La cantante gestisce bene i registri e l’uso della parola francese in “Dis-moi que je suis belle” da Thaïs di Massenet. La celebre “Mon coeur s’ouvre à ta voix” da Samson et Dalila di Saint-Saëns inizia forse poco sensuale e avvolgente con un fraseggio un po’ generico, salvo poi prendere il carattere giusto nell’ultima ripresa di “Ah! Réponds à ma tendresse!”: apprezzabili tra l’altro i fiati e i bei centri ambrati.
Charles Castronovo, nonostante canti poco, lascia la sua traccia inconfondibile nei due duetti dove è coinvolto (“C’est Thaïs” da Thaïs e “Parigi o cara” da La traviata), in termini di eleganza del fraseggio e naturalezza dell’emissione. I due cantanti sono ben affiatati ma anche ben bilanciati in termini di equilibrio sonoro, dinamico e espressivo.
Marco Armiliato dirige l’orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova all’insegna di una buona comunione di intenti con la cantante, ricercando colori e sfumature che ben si sposino con la voce di Yoncheva, assecondandone la naturalezza e l’espressività senza forzature. A livello di acustica si è curato il bilanciamento del suono, con un accompagnamento mai invasivo. Tra i soli si apprezza il tema dei clarinetti su accompagnamento d’arpa ad apertura dell’aria tratta da Thaïs. Arpa e archi introducono splendidamente l’aria tratta da Manon Lescaut dove, subito dopo, oboe e flauto “cantano” insieme alla voce.
In conclusione si tratta di un ascolto piacevole, soprattutto nei momenti di abbandono estatico, dolce o amoroso e che se non fosse per le continue oscillazioni in acuto sarebbe ancora più gradevole. Il concept dell’album non convince tantissimo e appare più uno sfizio personale, ovvero un espediente per cantare ruoli cari al soprano o desiderati per futuri debutti. Anche leggendo le note al CD si rimane francamente perplessi e ci pare che la figura della cortigiana sia stata presa un po’ troppo in senso lato.
A questo punto della carriera, non avrebbe più senso cercar di voler dire qualcosa di significativo e approfondito su un autore o una parte del repertorio, ancor meglio su qualcosa di nuovo, qualcosa che delinei con chiarezza l’identità artistica di una cantante? Lo strumento di Yoncheva ha il vantaggio di essere riconoscibile e può lecitamente dire la sua come è giusto che sia, ma l’identità e quello che si vuole dire sul repertorio non andrebbero perse di mira come priorità. Il rischio di queste antologie generiche di brani è quello di annacquare questa identità artistica. Il nostro è chiaramente solo un suggerimento per la discografia futura.
SONYA YONCHEVA – THE COURTESAN
Musiche di Massenet, Leoncavallo, Giordano, Puccini,
Mascagni, Saint-Saëns, Verdi, Orff
Sonya Yoncheva mezzosoprano
Marco Armiliato direttore
Orchestra dell’opera Carlo Felice Genova
Etichetta: SY11
Formato: CD
Registrazione effettuata al Carlo Felice di Genova nel Maggio 2021