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Ravenna Festival 2023 – Due concerti di Leōnidas Kavakos

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I mosaici sfavillanti del presbiterio e del catino absidale di una delle basiliche paleocristiane più affascinanti della Romagna, opera di maestranze bizantine improntata a un astratto simbolismo di matrice orientale, un prezioso profluvio di verdi, azzurri, ori, bianchi e rossi dominato dalla figura stante del vescovo Apollinare e da una croce gemmata immersa in un cielo trapunto di stelle. La musica nitida e severa di uno dei massimi compositori dell’Europa a cavallo tra Sei e Settecento. La tecnica filologica e cristallina di uno dei più importanti virtuosi oggi in carriera. Basterebbero queste poche frasi per rendere la grande suggestione delle due serate che l’edizione 2023 del Ravenna Festival ha proposto nella fascinosa, solenne cornice della Basilica di Sant’Apollinare in Classe, e che hanno visto protagonista indiscusso Leōnidas Kavakos. Nei due concerti, dall’evocativo titolo Sei Solo, il violinista, Konzertmeister e direttore d’orchestra greco si è cimentato con le melodie immortali di Johann Sebastian Bach, eseguendo nella fattispecie l’integrale delle sei sonate e partite BWV 1001-1006 per violino solo, il manoscritto autografo delle quali reca la data 1720, risalenti agli anni 1717-1723 e dedicate alla memoria della defunta prima moglie, Maria Barbara. Il programma fa seguito all’incisione dei medesimi brani, uscita per l’etichetta Sony nel febbraio 2022, e nelle scorse settimane è stato proposto, parzialmente o integralmente, ad Hannover e in Armenia, a Yerevan.

Classe 1967, nativo di Atene, Kavakos non necessiterebbe di ulteriori presentazioni, essendo riconosciuto e acclamato in tutto il mondo come artista di qualità sopraffina, esibitosi con compagini prestigiose quali, per esempio, Wiener Philarmoniker, Berliner Philarmoniker, Gewandhausorchester di Lipsia, Filarmonica della Scala, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, New York Philharmonic, accanto a direttori del calibro di Daniel Harding, Valery Gergiev, Yannick Nezet-Seguin, Zubin Mehta.
Nelle due serate ravennati, approcciandosi con rigore e sobrietà al proprio violino, uno Stradivari “Willemotte” del 1734 dalle sonorità sferzanti e penetranti e, al contempo, screziate, il musicista greco si distingue per le qualità che lo hanno reso celebre sin dagli esordi: una tecnica raffinata e inarrivabile, ferrea nella sua impostazione e priva di sbavature; una musicalità immacolata e sfolgorante; una suadente ricchezza timbrica e di sfumature; un virtuosismo pregnante e interiorizzato, mai stucchevole o fine a sé stesso; una spiccata sensibilità musicale, spesso venata di lirismo e malinconica dolcezza; un solido controllo dell’intonazione e della cantabilità; una pregevole coerenza di fondo, che bene ha evidenziato e messo in luce la monumentale architettura della cattedrale bachiana del suono.

Il concerto del 14 giugno si apre con la celeberrima Partita n. 3 in mi maggiore BWV 1006. Al luminoso e ritmato Preludio, impostato sulla tecnica chiaroscurata del bariolage e delle agilità puntute, dominate con estrema disinvoltura da Kavakos, seguono la nobiltà lenta e pacata della Loure e l’eleganza di sapore quasi rococò della Gavotte en Rondeau. Dopo la grazia sbarazzina e adamantina dei due Minuetti, eseguiti in sequenza A-B-A, è la volta della gaia spensieratezza della Bourrée (danza francese nata nell’Auvergne), e della conclusiva Giga (di origini celtica), dalla ritmica briosa ed effervescente.
Si prosegue con la Sonata n. 2 in la minore BWV 1003, associata dalla studiosa Helga Thoene alla festa liturgica della Pasqua. Il Grave iniziale, con la sua austera lentezza, riecheggia, difatti, il corale “O Haupt voll Blut und Wunden”; fa da contraltare l’ambiziosa Fuga, una polifonia che fa ricorso all’utilizzo delle corde doppie, triple e quadruple. Alla maestosità della forma bipartita dell’Andante succede il pulsante, sfaccettato, prismatico Allegro di chiusura.
Conclude il programma ufficiale la Sonata n. 3 in do maggiore BWV 1005, che riprende l’inno pentecostale di Martin Lutero “Komm, Heiliger Geist”. Dopo l’ostinato ritmico dell’Adagio d’apertura, dall’andamento chiesastico e solenne, si ascolta l’ampio respiro della grandiosa Fuga, un vero e proprio caleidoscopio di preziosismi sonori, cromie, sfumature, reso dal violinista greco con maestria e scioltezza. Dopo la scorrevolezza rasserenante del Largo, ecco la brillantezza scintillante dell’Allegro assai dal ritmo serrato, un rapinoso susseguirsi di semicrome: anche in questo caso, il côté virtuosistico è espugnato da Kavakos con fermezza, precisione, nitidezza e gusto.
Come bis, il solista propone un assaggio della serata successiva, con gli ultimi due movimenti (Siciliana e Presto) della Sonata n. 1 BWV 1001.

In apertura del concerto del 15 giugno troviamo, giustappunto, la Sonata n. 1 in sol minore BWV 1001, collegata alla festività del Natale per i richiami all’inno cinquecentesco “Herr Jesu Christ, du höchstes Gut” di Bartholomäus Ringwaldt. Nell’Adagio introduttivo si apprezzano densità musicale, polifonia e un andamento ieratico, sfocianti nell’insieme di note ribattute e crome staccate della celebre Fuga (Allegro). Nella Siciliana in si bemolle maggiore la tensione sinora accumulata si stempera in un movimento mesto e dall’agogica dilatata, per finire nel cangiantismo vibrante e poliedrico del Presto, nel quale Kavakos domina con estrema naturalezza i continui mutamenti di fraseggi e arcate in un impetuoso moto perpetuo.
Segue la Partita n. 1 in si minore BWV 1002, introdotta dalla brillantezza puntuta, quasi marziale, dell’Allemanda e dalla variazione ritmico-melodica del Double. La successiva Corrente in tempo ternario, giocata sulla giustapposizione tra staccato e legato, dà origine a un secondo Double (Presto) anch’esso in tempo ternario, dalle dinamiche scattanti e vorticose, reso dall’artista con impeccabile destrezza. Alla solennità austera e maiestatica della Sarabanda si contrappongono la soave cantabilità del Double, la ritmica icastica e cristallina, ben scandita, del Tempo di Bourrée, e il Double conclusivo.
Chiude la serata la Partita n. 2 in re minore BWV 1004, affrontata con trasporto e intensità da Leōnidas Kavakos. Dalla moderata Allemanda in tempo pari si passa subito alla vivacità della Corrente e alla gravità controllata della Sarabanda. Dopo la fluidità veloce e scorrevole della Giga, corona la Partina n. 2 l’imponente Ciaccona, circa quindici minuti di musica, una delle pagine più note per violino solo e vetta dell’arte strumentale bachiana, un insieme di virtuosistiche e ardite variazioni su un basso ostinato: essa è resa da Kavakos con tecnica ferrea, politezza di linea di canto, cocente immedesimazione e commozione. Forse il momento più alto, spiritualmente penetrante, di ambedue i concerti.
Come bis, vengono eseguiti il Largo dalla Sonata n. 3 BWV 1005 e il Preludio della Partita n. 3 BWV 1006.
Al termine di entrambe le serate, accoglienza festante da parte di un folto pubblico, con prolungati e calorosi applausi e ovazioni.

Ravenna Festival 2023
SEI SOLO

Johann Sebastian Bach
Le sonate e partite per violino solo

Violino Leōnidas Kavakos

Basilica di Sant’Apollinare in Classe, 14 e 15 giugno 2023

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