Il Teatro Fraschini di Pavia organizza una stagione concertistica intitolata “Preludi d’Autunno” che offre intersezioni sinfoniche e vocali allacciate ai temi delle opere dell’imminente stagione lirica autunnale organizzata in collaborazione con il circuito OperaLombardia. Nello specifico del concerto del quale riferiamo, Regine tragiche, il collegamento è con Elisabetta di Valois, sposa di Filippo II ma innamorata del di lui figlio Carlos, regina infelice del Don Carlo di Verdi (che andrà in scena al Fraschini il prossimo novembre). Il parallelismo, in salsa barocca, annovera diverse figure di donne sfortunate in amore. La casistica tematica, qui circoscritta al teatro musicale di Purcell ed Händel, mostra un ampio ventaglio di pagine vocali scelte per rappresentare appunto il dolore di figure femminili abbandonate, come Didone nel Dido and Aeneas di Purcell, di maghe incantatrici costrette a veder sfumare i loro magici artifici dinanzi all’amore che le rende vulnerabili o imperiosamente irate nel bearsi dei propri poteri (Alcina con l’aria “Ah, mio cor!” dall’opera omonima e Armida con “Furie terribili” da Rinaldo), di donne inconsolabili per la perdita del proprio marito (Cornelia in “Priva son d’ogni conforto” da Giulio Cesare) che si appoggiano a figli desiderosi di vendetta (sempre da Giulio Cesare l’aria di Sesto “Svegliatevi nel core”), o ancora di eroi en travesti ai quali viene fatto credere che la loro consorte sia infedele (protagonista di Ariodante in “Scherza infida”).
Questa casistica, che esce in alcuni casi dall’ambito delle regine in quanto tali per far entrare nel programma anche eroi maschili en travesti facilmente vulnerabili, non è che una scelta fra le molte possibili. Ed è quella che l’Orchestra Ghislieri, diretta da Giulio Prandi, ha proposto con la voce del mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco, che nel barocco è, com’è noto, una regina al di là del titolo stesso di questa serata a tema. Il fatto poi che debba toccare anche la corda del tragico, fa riflettere molto su come la sua voce, morbida e setosa, utilizzi il patetismo con sorvegliata compostezza, esprimendo un dolore che si piega dinanzi alla rinuncia con palpitazioni canore in cui il suono si appoggia con eleganza lacrimevole alla parola, o a una furia declinata senza eccessi. Gli esempi di come questa stilista riesca a realizzare tutto questo, sono ampiamente dimostrati in arie come “Ah, mio cor!” da Alcina, con quel pizzicato di archi che simula il battito del cuore nell’esprimere la perdita dell’amato Ruggiero. La depressione che assale il personaggio si tramuta in analogo strazio interiore quando il protagonista di Ariodante, in “Scherza infida”, sentendosi tradito dall’amata Ginevra, intona una melodia lunga e distesa in cui il contraccolpo del tradimento, dopo aver visto quelle che crede ne siano le prove, si traduce in un accompagnamento dove ai sospiri melodici disegnati dal pizzicato di archi e violini si aggiunge il suono del fagotto a dare l’immagine dello strazio del personaggio, come un cuore che batte con lento incedere in sottofondo alla voce.
Non si può nascondere che il bel timbro di Josè Maria Lo Monaco, le soffici messe di voce, il garbo dell’emissione e l’espressività accorta siano un dato di fatto, al quale si accompagna il valore aggiunto offertole dall’accompagnamento di Giulio Prandi, direttore che è guida artistica del Centro di Musica Antica Ghislieri di Pavia e che nel repertorio barocco si sta guadagnando crescenti meriti. La sua raffinatezza è pari alla precisione e alla soffusa eleganza con cui gli strumentisti dell’Orchestra Ghislieri suonano con strumenti storicamente informati, mai prevaricando sulla voce bensì stabilendo con essa un dialogo espressivo di sospensione emotiva toccante, evidente anche quando vengono eseguite le pagine solo strumentali che fanno da cerniera fra una pagina vocale e l’altra, fra le quali l’ouverture di Giovanni Bononcini da Astarto e una Sinfonia di Domenico Scarlatti.
Josè Maria Lo Monaco offre al pubblico, purtroppo poco numeroso in sala, ma molto concentrato ed esperto, l’aria di Sesto da Giulio Cesare, la già sopra citata “Svegliatevi nel core”, in cui il personaggio viene spogliato della nervosa connotazione spesso troppo accentuata con la quale è dipinto nella sua adolescenziale impulsività, per non dimenticare di donare alla pagina quella morbidezza (evidente nella sezione centrale, “L’ombra del genitore”, nella quale fa appello con delicato calore espressivo all’ombra protettrice del padre defunto perché accompagni il suo disegno di “aspra vendetta”) che si percepisce in questo canto sempre misurato anche quando il mezzosoprano catanese intona con morbida levigatezza una pagina famosissima, “Ombra mai fu” dal Serse di Händel, per finire il programma della serata con l’esternazione dei sortilegi d’Armida nella sua aria di sortita, “Furie terribili!”, pagina introdotta stupendamente dall’Orchestra Ghislieri e dal suo direttore, poi declamata dalla cantante con un furore quasi introspettivo, regolato dal gusto.
Infine un bis, la celebre morte di Didone dal Dido and Aeneas, dove il pianto della regina cartaginese che si fa morire diviene nobile invocazione dolorosa, miniata con una delicatezza espressiva che commuove e chiude in bellezza questa felice serata di musica e canto barocco.
Teatro Fraschini – Preludi d’Autunno
REGINE TRAGICHE
Pagine di Purcell, Händel, Bononcini, Domenico Scarlatti
Josè Maria Lo Monaco mezzosoprano
Giulio Prandi direttore
Orchestra Ghislieri
Pavia, 23 settembre 2023