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Parma, Teatro Regio – Pagliacci

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Per chiudere in bellezza la stagione lirica e al contempo omaggiare Franco Zeffirelli nel centesimo anniversario della nascita, il Teatro Regio di Parma propone la celebre produzione di Pagliacci realizzata dal grande regista e scenografo fiorentino nel 1992 per il Teatro dell’Opera di Roma. Uno spettacolo che si conferma sempre suggestivo e capace di far presa sul pubblico.

Ruggero Leoncavallo, che di questo capolavoro è librettista oltre che compositore, si ispira a un fatto di cronaca giudiziaria con l’intenzione di rendere la tragica vicenda raccontata nell’opera vicina alla sensibilità e al gusto del pubblico dell’epoca. Proprio per questa ragione Zeffirelli, nell’ideare l’allestimento, decide di attualizzarne l’ambientazione. Pagliacci è di fatto l’unica opera che, nel corso della sua carriera, Zeffirelli ha proposto in una chiave di lettura moderna, e tuttavia fedele al libretto, creando uno spettacolo pur sempre di tradizione, capace di cogliere l’equilibrio, quasi magico, tra finzione e realtà, cronaca e arte, che contrassegna il lavoro di Leoncavallo.
La vicenda si sviluppa sempre nel Sud Italia, ma questa volta non tra le campagne calabresi, bensì in una periferia, povera e degradata, degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento. La scenografia, ripresa da Carlo Centolavigna, è dominata da un grande palazzo popolare grigio che contrasta con i coloratissimi costumi di Raimonda Gaetani. Il palco è sempre molto animato e frenetico: sfilano clown, acrobati e giocolieri, prostitute, vigili urbani, bambini, uomini e donne comuni. Anche nel secondo atto dominano i colori accesi: il fondale è ricoperto da raffigurazioni di clown, mentre sulla sinistra si colloca il piccolo palcoscenico della compagnia itinerante. A dare ancora maggior enfasi alla scena concorrono le luci di Andrea Borelli. Seppur a tratti il palco risulti fin troppo movimentato e affollato, non manca mai l’aderenza alla trama e alla drammaturgia, e lo spettacolo si apprezza per la ricchezza dei dettagli e i particolari ben curati, da cui si evince il buon lavoro di Stefano Trespidi nel riprendere in mano la regia.

Se la produzione firmata Zeffirelli è una garanzia di qualità dal punto di vista spettacolare, i nomi del cast assicurano un elevato livello musicale. Dal podio, Andrea Battistoni fornisce una lettura animata e scorrevole, molto in sintonia con la vivacità che si percepisce dalla scena. Il maestro dirige l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini ottenendo un suono pieno e coinvolgente, perfettamente adeguato all’opera manifesto del verismo. I volumi sono sempre ben bilanciati e, anche grazie all’ottima acustica del teatro, i cantanti non vengono mai sovrastati dagli strumenti. Ottima per compattezza e precisione la prova del coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani e di rilievo anche il contributo del Coro di voci bianche del Teatro Regio diretto da Massimo Fiocchi Malaspina.

Il successo maggiore lo raccoglie Gregory Kunde nel ruolo di Canio. Gli applausi e l’entusiasmo che il pubblico gli riserva sono più che meritati. Nonostante l’età, il tenore riesce ancora a esibire un canto rotondo, squillante nel registro acuto, frutto di una solidissima tecnica. Kunde ha una voce di grande impatto teatrale, voluminosa e ricca di armonici, sicuramente adatta al repertorio più spinto. La tecnica, l’esperienza e la maturità interpretativa culminano nell’aria “Vesti la giubba”: qui Kunde non si risparmia, fa percepire pienamente il tormento e il dolore che porteranno il personaggio al folle gesto finale. Il sipario si chiude, ma l’ovazione del pubblico non si ferma fino a quando l’artista non concede il bis.
Pienamente convincente il debutto di Vladimir Stoyanov nei panni di Tonio. Il canto del baritono è corretto e omogeneo in tutti i registri; l’ottimo fraseggio e la recitazione drammatica valorizzano al meglio un ruolo molto complesso e insidioso. Nedda è Valeria Sepe, che porta in scena talento e freschezza; il soprano dispone di un buon volume e di un’emissione ben dosata, attenta a curare il suono sia nei momenti più drammatici, quando per esempio il personaggio si ribella a Tonio, sia nel duetto amoroso con Silvio. Quest’ultimo è interpretato da Alessandro Luongo, dotato di un timbro baritonale morbido e di una emissione precisa. Apprezzabile anche Matteo Mezzaro nel ruolo di Peppe/Arlecchino.
Teatro pieno in ogni ordine di posti, successo trionfale.

Teatro Regio / Stagione lirica 2023
PAGLIACCI
Dramma in un prologo e due atti
Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo

Nedda Valeria Sepe
Canio Gregory Kunde
Tonio Vladimir Stoyanov
Silvio Alessandro Luongo
Peppe Matteo Mezzaro

Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Andrea Battistoni
Maestro del coro Martino Faggiani
Coro di voci bianche del Teatro regio di Parma
diretto da Massimo Fiocchi Malaspina
Regia Franco Zeffirelli ripresa da Stefano Trespidi
Scene Franco Zeffirelli riprese da Carlo Centolavigna
Costumi Raimonda Gaetani
Luci Andrea Borelli

Allestimento della Fondazione Franco Zeffirelli
Parma, 5 maggio 2023

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