Una febbre di Matrimonio segreto si aggira per l’Italia in questa stagione: dopo la Scala, Palermo e Ancona, sia Parma che Venezia mettono in scena l’opera più nota di Domenico Cimarosa, in una vera e propria ondata. Al Teatro Regio di Parma il titolo non compariva in cartellone dal 1964 e torna adesso in un nuovo allestimento coprodotto con l’Ópera di Tenerife e il Teatro Massimo di Palermo.
Roberto Catalano, regista di questa nuova produzione, fa piazza pulita del Settecento; Napoli viene evocata solo all’inizio, raffigurata sopra una enorme tenda, guardata con nostalgia da Geronimo, prima che Fidalma la strappi, interrompendo il sogno sull’attacco della Sinfonia: appare quindi la New York City degli anni ‘50 e il protagonista è il proprietario di una pasticceria di lusso a Broadway dove i babà sono la vera specialità. Geronimo ambisce a costruire un impero industriale con i soldi derivanti da un buon matrimonio di una delle figlie, ma Carolina, la minore, che lavora nella pasticceria, si è già sposata con il ragazzo delle consegne e sogna un giorno di poter diventare una ballerina di musical, un mondo che vede scorrere proprio davanti alla vetrina del negozio. L’estetica è quindi quella dei classici hollywoodiani, in particolare dei film musical, genere a cui Catalano attinge a piene mani, citando Singing in the rain e facendo intervenire anche lo stesso Gene Kelly nell’azione. Tale rilettura funziona alla perfezione su questo titolo, grazie anche alla vivace e colorata scena fissa di Emanuele Sinisi e ai costumi di Ilaria Ariemme, valorizzati dalle luci di Fiammetta Baldiserri (ormai una vera e propria garanzia). Al netto di qualche momento statico durante le arie, il regista palermitano sa come muovere i personaggi, trovando sempre una causa a ogni movimento, ma soprattutto sa far scaturire l’azione dalla musica: basterebbe la sinfonia coreografata per illustrare la nuova cornice drammaturgica in una perfetta concordanza tra temi musicali e gesti dei personaggi per capire che ci troviamo di fronte a un regista d’opera con una tecnica veramente salda che ha ben pochi rivali sul panorama nazionale. Non mancano poi le trovate comiche, ma mai eccessive, e neanche un certo tocco poetico, come quello che riesce a imprimere all’aria di Paolino “Pria che spunti in ciel l’aurora” dove i due innamorati passeggiano per una colorata New York in miniatura, come se fossimo nella scena finale di La La Land.
Al successo di un tale spettacolo contribuisce anche una lettura musicale briosa al punto giusto. Davide Levi parte cauto nella sinfonia, ma sa poi imprimere all’opera il giusto passo teatrale, valorizzando le singole sezioni senza perdere di vista l’impianto generale, in una buona coordinazione di ritmo e coesione musicale. L’Orchestra Cupiditas acquisisce compattezza nel corso della serata, con un suono corposo ma mai prevaricante.
Di buon livello risulta la giovane compagnia di canto. Giulia Mazzola è una azzeccatissima Carolina. La voce colpisce per il timbro rotondo e gradevole nei centri, così come per gli acuti svettanti. Scenicamente poi non si risparmia e disegna un ottimo personaggio, anche grazie a una buona espressività e a una perfetta scansione della parola. Antonio Mandrillo ha la vocalità ideale per il ruolo di Paolino, per via soprattutto di una linea vocale immacolata e un timbro chiaro ma di bella grana. Il buon fraseggio e il piglio scenico lo aiutano poi a delineare benissimo il ruolo dell’innamorato.
Francesco Leone è un Geronimo assai spigliato in tutto, grazie a uno strumento ben proiettato, non particolarmente scuro. Colpisce per il fraseggio ben curato e le buone proprietà di sillabato, oltre alla recitazione sempre a fuoco che ne fanno un personaggio a tutto tondo. Gli fa da buon contraltare il Conte Robinson di Jan Antem, che svetta meno in volume rispetto al collega, ma ha fascino, interpreta con gusto, cesellando il fraseggio e mettendo in risalto il timbro scuro della voce.
Veta Pilipenko come Fidalma non avrà un timbro personalissimo ma possiede una linea omogenea, dai gravi di petto ben emessi fino agli acuti; sa inoltre caratterizzare il canto e recitare in modo da far emergere tutto il potenziale del personaggio. Non è da meno Marilena Ruta che disegna una Elisetta antipatica al punto giusto, anche grazie a una voce che si trova bene a suo agio in zona acuta.
Il folto pubblico della prima viene conquistato dallo spettacolo a poco a poco, tributando un vero e proprio successo per tutti alle chiamate finali, inclusi gli artefici della messa in scena. Per chi non potesse vedere le recite di Parma, si segnala che lo spettacolo verrà filmato e reso disponibile in video sulla piattaforma OperaVision.
Teatro Regio – Stagione lirica 2023
IL MATRIMONIO SEGRETO
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Giovanni Bertati
Musica di Domenico Cimarosa
Carolina Giulia Mazzola
Paolino Antonio Mandrillo
Fidalma Veta Pilipenko
Geronimo Francesco Leone
Elisetta Marilena Ruta
Conte Robinson Jan Antem
Orchestra Cupiditas
Direttore Davide Levi
Regia Roberto Catalano
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Ilaria Ariemme
Luci Fiammetta Baldiserri
Movimenti coreografici Sandhya Nagaraja
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
in coproduzione con Ópera de Tenerife
e Teatro Massimo di Palermo
Parma, 10 febbraio 2023