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Parma, Festival Verdi 2023 – I Lombardi alla prima crociata

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Elegantemente noioso. Noiosamente elegante. Lo spettacolo col quale si inaugura il Festival Verdi 2023 è I Lombardi alla prima crociata, per la regia, scene, costumi e video di quel vivacissimo 93enne che risponde al nome di Pier Luigi Pizzi (che peraltro si appresta a firmare quasi integralmente gli spettacoli del prossimo Festival Puccini, quello del centenario). Una vitalità che ci fa piacere ma che – occorre dirlo – non sempre sulla scena si traduce in esiti memorabili. Proprio come accade per questi Lombardi. Nell’intervista inclusa nel programma di sala, Pizzi afferma di voler essere fedele alla “struttura musicale del compositore” e trova – sempre a suo dire – la chiave di lettura a partire dal bellissimo “solo” di violino che apre il terzo atto del lavoro verdiano. Quasi un personaggio, quest’ultimo: tanto che il regista decide di far esibire la bravissima solista sul palco (Mihaela Costea il suo nome), al fianco dei cantanti. Su questa linea, Pizzi colloca sul palco anche altri strumentisti ai quali Verdi destina momenti particolari (alcuni legni, l’arpa…): momenti certo suggestivi, ma che non riscattano una regia per il resto sostanzialmente priva di idee, accuratamente illustrativa delle didascalie, incapace di un’autentica drammaturgia e consegnata alla consueta, a tratti estenuata raffinatezza. Ci sono insomma tutte le caratteristiche distintive dell’estetica di questo maestro, ma forse anche una certa quale stanchezza. La scena è fissa, con pochi elementi; sullo sfondo, proiezioni realizzate al computer (nemmeno troppo belle, in verità), rigorosamente in bianco e nero, ricreano di volta in volta gli ambienti del dramma. Un gruppo di mimi interviene in pose e movimenti stilizzati e manierati (le coreografie sono di Marco Berriel). Tali sono anche i movimenti dei cantanti, con i quali non ci pare sia stato fatto un approfondito lavoro registico. Il coro – così importante in quest’opera – si limita perlopiù ad affacciarsi sulla scena e a posizionarsi ai lati della stessa. Restano la cura nell’accostare i colori nei costumi – raffinati nella loro semplicità – e una luce fredda, molto pervasiva e a volte un po’ fastidiosa (a firma di Massimo Gasparon).

Francesco Lanzillotta, in sedia a rotelle per le conseguenze di un incidente stradale, offre all’ascolto una lettura tesa e vibrante del lavoro verdiano che molti mettono in stretta connessione con il precedente Nabucco perché scritto sull’onda del successo di quello. In realtà, Lombardi è una partitura diversa, che alterna pagine di indiscutibile pregio ad altre francamente meno ispirate, secondo una drammaturgia di fatto poco stringente. Ma proprio la direzione di Lanzillotta fa dimenticare questi difetti, riuscendo nel cimento di tendere un efficace arco narrativo da capo a fondo; un arco che tuttavia si scioglie nei momenti più lirici, quando anche le squisitezze strumentali del giovane compositore trovano adeguata valorizzazione. Le sonorità, lucide e tornite, sono sempre ben equilibrate e mantengono il giusto vigore proprio del Verdi giovanile senza mai scadere nell’effetto bandistico (sempre dietro l’angolo in questi casi).
Merito pure della Filarmonica Toscanini e dei suoi ottimi strumentisti, mentre il coro del Teatro Regio, guidato da Martino Faggiani, si distingue per intonazione e buon amalgama di suono, guadagnandosi un meritato applauso per l’intensa esecuzione del celebre “O Signore dal tetto natìo”.

Tra i solisti, il più festeggiato dal pubblico è Michele Pertusi, genius loci, che offre al personaggio di Pagano la consueta nobiltà di fraseggio unita a morbidezza di emissione e giustezza d’accento, sortendo un ritratto vivido del malvagio poi pentito. Lidia Fridman debutta nel temibile ruolo di Giselda portandole in dote la sua asciutta, spigolosa fisicità e pure le asperità di una voce non bellissima nel timbro, ma usata sempre con intelligenza, ai fini di una resa espressiva singolare. Il fraseggio è sempre curato, buone le agilità (nonostante un paio di cedimenti), magnetica la presenza scenica. Antonio Corianò (Arvino) e Antonio Poli (Oronte) condividono una schietta voce tenorile usata con estroversione e incisività, anche se qualche sfumatura in più non guasterebbe. Molto bravi tutti gli altri: Giulia Mazzola (Viclinda), Luca Dall’Amico (Pirro), William Corrò (Acciano), e i due allievi dell’Accademia Verdiana Zizhao Chen (un priore) e Galina Ovchinnikova (Sofia).

Festival Verdi 2023
I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA
Dramma lirico in quattro atti di Temistocle Solera
dal poema omonimo di Tommaso Grossi
Musica di Giuseppe Verdi

Arvino Antonio Corianò
Pagano Michele Pertusi
Viclinda Giulia Mazzola
Giselda Lidia Fridman
Pirro Luca Dall’Amico
Un Priore della città di Milano Zizhao Chen*
Acciano William Corrò
Oronte Antonio Poli
Sofia Galina Ovchinnikova*
Violino solista Mihaela Costea
*Allievi dell’Accademia Verdiana

Filarmonica Arturo Toscanini
Orchestra Giovanile della Via Emilia
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Francesco Lanzillotta
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia, scene, costumi e video Pier Luigi Pizzi
Luci Massimo Gasparon
Coreografie Marco Berriel
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma

Parma, Teatro Regio, 21 settembre 2023

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