Dopo essere stata sfondata nell’infelice allestimento firmato nel 2016 dall’inglese Frederic Wave-Walker, la poltrona simbolo della regia de Le nozze di Figaro di Giorgio Strehler è tornata a fare capolino dal palco della Scala. L’ormai classica versione del capolavoro mozartiano, nata nel 1973 a Versailles e più volte riproposta dal 1981 nella sala del Piermarini, è stata lungamente applaudita dal pubblico internazionale della prima. Un ritorno al passato (che non sempre è un progresso, per parafrasare Verdi) che è anche il segno della linea di un teatro che non osa molto sul fronte delle regie. Tuttavia, in questo caso specifico, ci pare che lo spettacolo, nel complesso, regga. Merito anzitutto dell’essenziale ed elegante impianto scenico firmato da Ezio Frigerio, accarezzato dalle luci calde di Marco Filibeck, nonché dei magnifici costumi di Franca Squarciapino. Una finezza estetica che trova riscontro nelle coreografie di Frédéric Olivieri e, soprattutto, nell’asciutto disegno registico di Strehler, qui ripreso da Marina Bianchi. Movimenti e movenze, dietro il delicato velo del garbo e dell’accennata affettazione, costituiscono invece il perfetto controcanto delle dotte schermaglie verbali del libretto e di quell’erotismo sottile, giocato in punta di fioretto, che innerva l’olimpica scrittura musicale.
Se dunque lo spettacolo non accusa lo scorrere del tempo, suona invece “datata” la lettura del direttore Andrés Orozco-Estrada, che ottiene dall’orchestra della Scala un pregevole gioco di colori, indugiando sovente sui dettagli, ma stemperando anche la tensione teatrale in un suono vellutato e rotondo, con agogiche per lo più indugianti. Così, le sonorità chiaroscurate, se conferiscono innegabile fascino alle pagine più liriche (vedi Contessa), tendono a sfumare i contorni dei momenti più scanzonati. L’ouverture, poi, è eccessiva nell’impatto degli ottoni; fortunatamente, nel prosieguo dell’opera, il maestro colombiano trova un bilanciamento più equilibrato tra le varie sezioni dell’orchestra.
Nel cast emerge anzitutto il Figaro di Luca Micheletti, che si conferma una volta di più artista dal “multiforme ingegno”: attore di vaglia, porta in dote una presenza scenica carismatica che aggiunge efficacia a una lettura musicale parimenti pregevole, ove l’articolazione della parola – sempre chiarissima – prende corpo su una voce scura, morbida, ampia. L’interprete è ovunque vario, fantasioso, analitico, senza mai scadere nel manierismo. Rischio, quest’ultimo, che invece corre Ildebrando d’Arcangelo (il Conte) il quale da un lato fa leva su un gran volume e su un timbro fascinoso, di brunita compattezza, ma dall’altro non sembra impegnarsi troppo sul fronte interpretativo. Resta comunque la credibilità di un uomo maturo a confronto con l’agile versatilità di un Figaro più giovane.
Voce di bel colore ambrato, Olga Bezsmertna, è una Contessa prodiga di sfumature, su una linea di canto ben sostenuta. Anche Benedetta Torre (Susanna) vanta uno strumento prezioso unito a un fraseggio sempre vario e a una vivace recitazione. Svetlina Stoyanova disegna un Cherubino di fraseggio mobilissimo e sorvegliata linea di canto, nel segno di una fresca, esuberante sensualità. Ottime le parti di fianco: Andrea Concetti (Bartolo) esegue benissimo la sua aria; Rachel Frenkel dona a Marcellina un inedito rilievo; Matteo Falcier è un Basilio pungente e ironico; Paolo Nevi è un incisivo Don Curzio; deliziosa, infine, la Barbarina di Mariya Taniguchi. Completano degnamente la locandina Lodovico Filippo Ravizza (Antonio), Silvia Spruzzola e Romina Tomasoni (due contadine). Apprezzabile il contributo del coro, istruito da Giorgio Martano.
Teatro alla Scala – Stagione 2022/23
LE NOZZE DI FIGARO
Commedia per musica in quattro atti K. 492
Libretto di Lorenzo da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Il Conte d’Almaviva Ildebrando D’Arcangelo
La Contessa di Almaviva Olga Bezsmertna
Susanna Benedetta Torre
Figaro Luca Micheletti
Cherubino Svetlina Stoyanova
Marcellina Rachel Frenkel
Don Bartolo Andrea Concetti
Don Basilio Matteo Falcier
Don Curzio Paolo Nevi
Barbarina Mariya Taniguchi
Antonio Lodovico Filippo Ravizza
Due contadine Silvia Spruzzola, Romina Tomasoni
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Andrés Orozco-Estrada
Maestro del coro Giorgio Martano
Regia Giorgio Strehler
Ripresa della regia Marina Bianchi
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Luci Marco Filibeck
Coreografia Frédéric Olivieri
Allestimento del Teatro alla Scala
Milano, 30 settembre 2023