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Milano, Teatro alla Scala – La bohème (cambio cast)

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“Mimì avanza solitaria nella tormenta di neve che nel terzo quadro della Bohème sommerge un paesaggio che si fa attutita eco del proprio dolore. La protagonista abita i luoghi che sembrano rivestirla dei colori bigi di una giornata decembrina, accoglie su di sé il fioco riverbero di una cuffietta rosa, si apparta dal clangore tanto più assoluto quanto estraniante del movimentato pubblico nel Quartiere Latino. La ‘vera folla’, come desiderava Puccini, si riversa sui due piani orizzontali a costituire, l’uno sopra l’altro, l’interno del Café Momus e la strada del passeggio, un colpo di scena che lo stesso compositore desiderava «clamoroso e collettivo»”. Questa suggestiva citazione di Vittoria Crespi Morbio, tratta dal suo saggio del 2022 La grandeur di un teatro popolare, ben rende l’atmosfera che si respira nella storica Bohème del 1963 con regia e scene di Franco Zeffirelli, artista del quale nel 2023 ricorre il centenario della nascita; spettacolo amatissimo dal grande pubblico, in queste settimane in scena per otto recite esaurite al Teatro alla Scala con un doppio cast (o, più precisamente, con due interpreti differenti per i ruoli femminili e, alla replica del 16 marzo alla quale abbiamo assistito, con una sostituzione dell’ultimo minuto). L’allestimento, ripreso minuziosamente per la regia da Marco Gandini, è indubbiamente una bellezza per gli occhi, un confortevole profluvio di stimoli visivi di ogni sorta, arricchito dai variopinti costumi in stile di Piero Tosi (ripresi con cura da Anna Biagiotti) e dalle efficaci luci di Marco Filibeck. Tra i momenti più convincenti e toccanti, piace almeno ricordare il celeberrimo terzo quadro, con la candida neve che scende in un gelido cielo plumbeo sui due amanti in procinto di separarsi “alla stagion dei fior”.

In questa recensione riferiamo della compagnia di canto alternativa (qui la recensione del primo cast). Nei panni di Mimì ritroviamo un’artista di casa al Piermarini, il soprano russo Irina Lungu che, per le prime quattro recite, ha affrontato il ruolo di Musetta. Lungu emerge per una vocalità nel complesso omogenea e uniforme nell’emissione, squillante e di tinta perlacea nelle note alte, avvolgente e ben appoggiata nei medi e nei gravi, rotonda nel suono e di buon volume. Il soprano delinea con eleganza ed espressività una Mimì giovane, intensa e femminile, sin dal suo ingresso velata di una leggera patina di malinconia, per nulla stucchevole o bamboleggiante, via via più intrisa di pathos e drammaticità a partire, soprattutto, dal terzo quadro e nello struggente finale, reso con cocente immedesimazione. L’attesa “Sì. Mi chiamano Mimì” si segnala per la linea di canto immacolata e pura, mentre nella commovente “Donde lieta uscì” si apprezzano una buona tenuta dei fiati e un’intonazione cristallina.
Debutta alla Scala come Musetta (parte da lei già interpretata svariate volte in piazze quali Vienna, Glyndebourne e Monte-Carlo) il soprano italiano, nato in Etiopia, Mariam Battistelli. Physique du rôle aggraziato e avvenente, che ben si sposa con i tre abiti giocati sulle gradazioni del rosso e del magenta, Battistelli si distingue per una voce limpida, luminosa e di buon peso, morbida nell’emissione e adamantina negli acuti, nonché per il gusto nel porgere la parola. La sua è una Musetta fresca, sbarazzina e leggiadra, mai petulante o fastidiosa come spesso capita con tale personaggio (vivaddio, una Musetta senza la tipica voce da zanzarina); il valzer “Quando me’n vo soletta per la via” risulta sensuale e ammaliante.
A causa di un’improvvisa indisposizione, al posto di Luca Micheletti troviamo, come Marcello, Boris Pinkhasovich. Il baritono russo esibisce uno strumento pieno, di grana scura e ricco di armonici, duttile e che corre con facilità nell’ampia sala del Piermarini; il fraseggio è vigoroso, la recitazione è travolgente, efficiente la dizione, vitale la presenza scenica.
Gli altri cantanti sono gli stessi del primo cast. Il Rodolfo del trentenne italo-britannico Freddie De Tommaso risalta, soprattutto, per una vocalità malleabile e corposa, di schietto sapore antico e di suadente colore brunito, per la notevole facilità all’acuto e per la passionalità; doti dimostrate sin dalla celebre aria “Che gelida manina”. Vivace, energico e musicale è lo Schaunard di Alessio Arduini; tonante, nitido e austero il Colline di Jongmin Park; controllato, efficace e mai macchiettistico Andrea Concetti (Benoît e Alcindoro). Completano la locandina il Parpignol luminoso di Hyun-Seo Davide Park, il sonoro Giuseppe De Luca (Sergente dei doganieri), i puntuali Guillermo Esteban Bussolini (Un doganiere) e Andrea Semeraro (Un venditore ambulante).

Resta da riferire della direzione di Eun Sun Kim, debuttante al Teatro alla Scala. Con gesto sicuro e pulito e tecnica ferrea, la direttrice coreana propende per sonorità smaltate e dense, a tratti eccessivamente voluminose e soverchianti. La sua è una lettura priva di sbavature, che va in porto senza intoppi ma, a onor del vero, asettica e algida, carente di emozione, poco in linea con l’afflato pucciniano.
Teatro esaurito di un pubblico eterogeneo, con molti turisti stranieri; al termine, calorosi applausi con manifestazioni di maggiore entusiasmo per Lungu, Battistelli, Di Tommaso, Kim e Pinkhasovich.

Teatro alla Scala – Stagione 2022/23
LA BOHÈME
Opera in quattro quadri
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
da Scènes de la vie de bohème di Henri Murger
Musica di Giacomo Puccini

Mimì Irina Lungu
Musetta Mariam Battistelli
Rodolfo Freddie De Tommaso
Marcello Boris Pinkhasovich
Schaunard Alessio Arduini
Colline Jongmin Park
Parpignol Hyun-Seo Davide Park
Benoît/Alcindoro Andrea Concetti
Sergente dei doganieri Giuseppe De Luca
Un doganiere Guillermom Esteban Bussolini
Un venditore ambulante Andrea Semeraro

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Coro di voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttrice Eun Sun Kim
Maestro del coro Alberto Malazzi
Maestro del Coro di voci bianche Bruno Casoni
Regia e scene Franco Zeffirelli
Regia ripresa da Marco Gandini
Costumi Piero Tosi ripresi da Anna Biagiotti
Luci Marco Filibeck

Produzione Teatro alla Scala
Milano, 16 marzo 2023

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