Un monumento. Così potremmo definire l’allestimento di Franco Zeffirelli della Bohème di Giacomo Puccini, gloriosamente ritornato al Teatro alla Scala per una manciata di repliche velocemente “tutte esaurite”. Spettacolo tradizionalissimo, fedele alle indicazione del libretto, senza particolari voli o intuizioni registiche, ma solidissimo e per nulla invecchiato, incredibilmente. La regia, ricostruita con cura da Marco Gandini, ci racconta la vicenda di Mimì e Rodolfo senza sovrastrutture. Senza tirare in ballo realtà “distopiche” o “aumentate”. Senza citare la “resilienza” o il “politicamente corretto”. Un sollievo. Fosse stata concepita oggi, ovviamente, saremmo fuori tempo massimo. Ma lo spettacolo è del 1963 ed è in perfetta sintonia con il clima dell’epoca. Probabilmente si tratta del capolavoro operistico di Zeffirelli. Un po’ come il suo film Romeo e Giulietta (del 1968) lo è in campo cinematografico. In seguito, non sempre, l’illustre regista volerà così in alto. Anzi, a volte si impantanerà in produzioni spesso al limite del kitsch e dell’afasia visiva, come alcune sue Turandot o Aide hanno ampiamente dimostrato.
L’edizione scaligera in scena in questi giorni (noi abbiamo assistito alla serata di martedì 7 marzo) ha altre frecce al proprio arco: in particolare questa Bohème finalmente consente di ascoltare a Milano, per molte recite, la voce di Freddie De Tommaso, tenore italo-britannico oggi sempre più acclamato sui palcoscenici europei. Purtroppo in parte fuorviato dall’insignificante direzione d’orchestra della coreana Eun Sun Kim, incapace di cogliere alcunché della raffinatissima scrittura orchestrale pucciniana, né di creare quasi mai il giusto clima che facesse da sostegno e suggerisse fraseggi approfonditi ai cantanti, De Tommaso ha comunque evidenziato una bellissima pasta di voce, calda e suadente, capace di piegarsi ad alleggerimenti significativi e non falsettanti e acuti penetranti. In verità, De Tommaso non si è coperto di gloria eseguendo la celeberrima “Che gelida manina”, nonostante il lodevole tentativo di eseguire il difficile diminuendo voluto da Puccini al secondo “Chi son?” (che per inciso anche interpreti di statura storica del ruolo di Rodolfo, come Björling e Pavarotti, hanno sempre disatteso), ma recupera immediatamente terreno a partire dal duetto con Mimì “O soave fanciulla”, cantato con affettuoso trasporto e intensa partecipazione. Un po’ nel corso di tutta la serata, quando il tenore si trova a cantare a fianco della musicalissima Marina Rebeka pare acquisire sicurezza e dominare il ruolo senza incertezze. Bellissima anche la sua esecuzione del duetto del terzo quadro, dove alla frase “…alla stagion dei fior..” regala agli ascoltatori una autentica mezza voce ben sostenuta.
Al suo fianco, Marina Rebeka è una Mimì stilizzatissima, a proprio agio vocalmente e interpretativamente (molto toccante il suo “Donde lieta uscì”), e brava attrice. Forse il suo timbro, per un ruolo come questo, è fin troppo aristocratico e per così dire “freddo”, ma si tratta per sempre di un’ottima esecuzione. Ottima è pure la Musetta di Irina Lungu, spigliata senza essere sopra le righe, abbastanza sensuale nel suo bellissimo valzer “Quando me’n vo”, ma anche nel suo caso con altra direzione d’orchestra avrebbe reso molto di più. Luca Micheletti è attore irresistibile e delinea un Marcello vocalmente ineccepibile, così come lo Schaunard di Alessio Arduini e il Colline di Jongmin Park. Andrea Concetti “depura” le gigionate che di solito si combinano nei ruoli di Benoît e Alcindioro, ma forse esagerando: i personaggi (Alcindoro in particolare) in tal modo perdono di credibilità e caratterizzazione. Inevitabilmente sottotono la prestazione dell’orchestra e del coro scaligeri.
Teatro alla Scala – Stagione d’Opera e Balletto 2022/23
LA BOHÈME
Opera in quattro quadri
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henry Murger
Musica di Giacomo Puccini
Mimì Marina Rebeka
Rodolfo Freddie De Tommaso
Musetta Irina Lungu
Marcello Luca Micheletti
Schaunard Alessio Arduini
Colline Jongmin Park
Benoît/ Alcindoro Andrea Concetti
Parpignol Hyun-Seo Davide Park *
Sergente dei doganieri Giuseppe De Luca *
Un doganiere Alessandro Senes
Un venditore ambulante Luigi Albani
*Allievi dell’Accademia Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Coro di voci bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala
Direttrice Eun Sun Kim
Maestro del coro Alberto Malazzi
Regia e scene Franco Zeffirelli
Regia ripresa da Marco Gandini
Costumi Piero Tosi ripresi da Anna Biagiotti
Luci Marco Filibeck
Milano, 7 marzo 2023