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Milano, Teatro alla Scala – Concerto istituzionale 2023 degli allievi dell’Accademia

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Non è un concerto come gli altri. È il concerto dei diplomi del biennio di perfezionamento alla Scala. Voci iper selezionate da tutto il mondo, dopo due anni di lavoro sotto la supervisione del mezzosoprano Luciana D’Intino, a contatto con il più importante teatro d’opera al mondo, concludono gli studi e si preparano per il non facile ingresso nel mondo della professione. Questo rende il concerto finale del Biennio dei cantanti dell’Accademia della Scala un evento speciale e, insieme, un saluto. In platea c’è la città, ci sono le famiglie che hanno sostenuto questo percorso, piccoli e nuovi mecenati, colleghi, appassionati, qualche agente. È insomma una di quelle sere in cui non si arriva a teatro per caso, lo si fa per amore. E anche per sostenere future carriere.

Il concerto, accompagnato dall’orchestra dell’Accademia della Scala diretta da Óliver Diaz, apre con la Sinfonia dell’Italiana in Algeri. La scelta è quella poi di portare in scena due allievi del primo anno, impegnati nel duetto “Se inclinassi a prender moglie”. Qui, Diaz asseconda con attenzione le voci: la concertazione fa emergere le interessanti intenzioni del tenore leggero Pierluigi D’Aloia ma soprattutto il bel colore e l’ottima verve scenica del basso Huanhong Livio Li, elemento di indubbio interesse, atteso alla prova del secondo anno. Mara Gaudenzi, bellissima in verde smeraldo, canta il rondò finale di Cenerentola con agilità ben sgranate e colore chiaro: gli acuti sono facili, manca solo un po’ di polpa nel medium della voce, ma la sua prova è positiva. Matìas Moncada è un Leporello più che corretto: buona pronuncia, un certo estro nel caratterizzare le sfumature del personaggio e un colore funzionale al repertorio. Se Hyun-Seo Davide Park avesse scelto di lasciare a Nemorino la chiara impronta belcantista del personaggio, avrebbe potuto rifinire con bel colore, eleganza e linea “Una furtiva lagrima”. Questo Donizetti non perdona però le esuberanze: resta l’attesa di ascoltare il tenore coreano in ruoli in cui dominare maggiormente la propria energia.

Valentina Pluzhnikova ha un bel colore mezzosopranile e Favorita è senza dubbio un ruolo che le sta potenzialmente molto bene, a patto di dominare qualche rigidità vocale soprattutto in acuto. Andrea Tanzillo (qui ascoltato in “Tombe degli avi miei” da Lucia di Lammermoor) è un tenore italiano che non ha il classico timbro mediterraneo: il colore è piacevolmente scuro (al netto di qualche acuto ancora spigoloso), la pronuncia granitica e il fraseggio molto intenso. Ottimi mezzi tecnici e una certa interessante sfrontatezza sfoggia infine Sung-Hwan Damien Park, che chiude con disinvoltura la prima parte del programma con “Cruda, funesta smania”.

Greta Doveri convince nell’Herodiade di Jules Massenet mettendo in evidenza un bel colore lirico e un’elegante emissione, mentre Nicole Wacker – voce dotatissima di soprano leggero – ha ragione della temibile aria “Ou va la jeune indue” da Lakmè: i sopracuti ci sono, sonori e facili. Quello che è necessario è “pulire” le colorature soprattutto nell’intonazione in zona medio-acuta. Giuseppe De Luca ha una bella pasta e, forse, vocazione più lirica rispetto al ruolo (Aria dall’Edgard) ascoltato nel recital. A fine programma vengono proposte le due cantanti più mature e complete: Aleksandrina Mihaylova è perfetta come Liù: sceglie accenti lirici e filati, il dominio tecnico è rifinito ma soprattutto è l’interprete è totalmente convincente ed espressiva nel far vivere il tormento della “schiava”. Fan Zhou infine mette il suo bellissimo colore di lirico pieno al servizio dell’aria “Tu del mio Carlo al seno” dai Masnadieri e fornisce una prova di rango, rivelandosi davvero un elemento di notevole interesse. Una bella serata, dal tono colloquiale come giustamente si conviene, che fa il pieno di applausi ed entusiasmo.

Milano, 15 ottobre 2023

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