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Milano, Teatro alla Scala – Concerto diretto da Riccardo Chailly con Daniel Lozakovich

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Dopo l’inaugurazione dello scorso 7 dicembre nel nome di Musorgskij e dello zar Boris, prosegue lo scandaglio, da parte di Riccardo Chailly, del fascinoso repertorio russo. Per il secondo appuntamento della stagione sinfonica, infatti, il direttore musicale del Teatro alla Scala propone un programma interamente incentrato sulla struggente poeticità di Pëtr Il’ič Čajkovskij. In apertura di serata troviamo il celebre Concerto in re maggiore op. 35 per violino e orchestra. Composto alla fine di uno dei periodi più fecondi della carriera di Čajkovskij (nel triennio precedente aveva, difatti, licenziato lavori del calibro di Evgenij Onegin, Il lago dei cigni e la Quarta sinfonia), fu eseguito in prima mondiale il 4 dicembre 1881 a Vienna, solista Alexander Brodski e, sul podio della Filarmonica di Vienna, Hans Richter. Sebbene oggi sia uno dei brani più amati dal grande pubblico, all’epoca fu accolto freddamente e sottoposto a critiche aspre.

Per l’occasione, debutta al Piermarini il ventunenne violinista Daniel Lozakovich. Nato a Stoccolma da padre bielorusso e madre kirghisa, suona il violino da quando ha sette anni, mentre a nove anni risale il suo debutto come solista. A oggi, si è esibito con direttori del calibro di Valery Gergiev, Esa-Pekka Salonen, Andris Nelsons, Christoph Eschenbach e Lorenzo Viotti, accanto a compagini della rinomanza dei Münchner Philharmoniker, l’Orchestre National de France, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e la Swedish Radio Symphony Orchestra. Utilizzando con disinvoltura, freschezza ed estrema naturalezza uno Stradivari dal suono limpido e crepitante, il giovane artista si distingue per cocente trasporto, brillantezza, sopraffina musicalità e per sferzanti e funambolici virtuosismi al fulmicotone, resi però sempre con spontaneità, mai fini a sé stessi. Chailly (che, per inciso, in queste settimane festeggia il suo settantesimo compleanno e 45 anni di attività scaligera) accompagna il solista con amorevole cura, brio ed eleganza, staccando tempi perlopiù scattanti, ottenendo da una Filarmonica della Scala compatta e precisa sonorità smaltate. L’Allegro moderato iniziale si distingue per una dolcezza rifinita, per la schietta e calibrata dialettica fra violinista e compagine orchestrale, e per la cadenza del violino, nella quale Lozakovich porge con delicatezza sovracuti in pianissimo di lucentezza argentina, quasi impalpabili. La successiva Canzonetta emerge per l’andamento trasognato e mesto, in simbiosi con il pregevole afflato malinconico della prova dell’artista di Stoccolma. Nel conclusivo Finale. Allegro vivacissimo ben si amalgamano fra di loro i tempi rapidi impressi da Chailly, il suono privo di sbavature della Filarmonica e quello vibrante e flessuoso dello Stradivari, lanciatosi in uno spericolato funambolismo influenzato da un patrimonio melodico di chiara ascendenza slava. Accolto da scroscianti applausi e ripetute manifestazioni di entusiasmo, Lozakovich esegue come bis il Recitativo und Scherzo-Caprice op. 6 di Fritz Kreisler, reso con intensità e virtuosismi puntuti.

Dopo l’intervallo, sui leggii troviamo quello che potremmo considerare il testamento sinfonico di Čajkovskij, la Sinfonia n. 6 in si min. op. 74 “Patetica” del 1893, diretta dallo stesso autore per la prima volta nell’ottobre dello stesso anno, a pochi giorni dalla sua misteriosa morte. Con estremo rigore, vigoria e nitida pulizia formale, Chailly ne dà una lettura essenziale, asciutta e austera, senza un minimo calo di tensione, optando per sonorità livide e corrusche, dense e voluminose specialmente nel primo e nel quarto movimento, con la soverchiante incombenza di ottoni, timpani e tam-tam, che ben impersonano il deflagrare di un dolore parossistico. L’iniziale Adagio – Allegro non troppo risuona robusto, sobrio e impattante, permeato di un clima dolente, sin dal funereo incipit in pianissimo del fagotto. Il seguente Allegro con grazia è un valzer melodioso di sapore campestre, affrontato da Riccardo Chailly con fluidità e velata malinconia. L’Allegro molto vivace è reso con agile marzialità e corposità di suono, sfociante nella rutilante chiusa, tagliente nel suo climax ascendente, preludio al pregnante Finale. Adagio lamentoso, attaccato da Chailly senza pausa tra i due movimenti. Esso si contraddistingue per una interpretazione palpitante e rigorosa, nella quale la densità sinfonica, gli slanci e gli abbandoni orchestrali si scarnificano via via in dissolvenze, annullandosi in diminuendo verso un agghiacciante e totalizzante silenzio, ineluttabile epilogo di morte.
Teatro esaurito e, al termine, accoglienza festosa e prolungata per il maestro Chailly e la Filarmonica.

Teatro alla Scala – Stagione sinfonica 2022/23
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Concerto in re maggiore op. 35 per violino e orchestra
Sinfonia n. 6 in si min. op. 74 “Patetica”

Filarmonica della Scala
Direttore Riccardo Chailly
Violino Daniel Lozakovich

Milano, 18 gennaio 2023

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