Un ritorno inaspettato e quantomai gradito. Per il terzo appuntamento della Stagione sinfonica del Teatro alla Scala era, inizialmente, prevista la presenza di Daniel Harding, beniamino del pubblico milanese. Costretto pochi giorni fa a rinunciare per motivi familiari, gli subentra sul podio della Filarmonica della Scala nientemeno che l’ottantenne Daniel Barenboim, “maestro scaligero” dal 2005 al 2011 e, dal 2011 al 2014, direttore musicale del Piermarini. Il poliedrico artista nativo di Buenos Aires, assente da queste tavole dal 2021 quando, in sostituzione di una serata con la Staatskapelle Berlin saltata causa Covid, si esibì in un recital pianistico, è dal 2016 che non dirige la compagine scaligera a Milano. Una “sostituzione” a sorpresa oltremodo apprezzata dal pubblico, come evidente dall’entusiasmo dimostrato sin dal suo primo ingresso, anche perché il maestro Barenboim, a causa di una malattia neurologica, negli ultimi mesi si è visto costretto a cancellare alcuni impegni e a dimettersi dalla carica di direttore musicale generale della Staatsoper Unter den Linden di Berlino, teatro che ha guidato dal 1992.
Il programma, invariato rispetto alle scelte attuate da Harding, è tutto incentrato su pagine di Wolfgang Amadeus Mozart, del quale vengono proposte le ultime tre sinfonie, la “splendida terna” come la definisce Cesare Fertonani nel programma di sala, composte di getto nell’estate del 1788. Dirigendo seduto per non affaticarsi troppo, tutto a memoria e senza spartito, servendosi di una gestualità maggiormente prosciugata ed essenziale rispetto al passato, quasi ridotta all’osso, Barenboim dà vita, con approfondita sensibilità musicale, a un Mozart solido e di ampio respiro, solenne e calibrato, intriso di austera drammaticità; un Mozart insolito, se paragonato alle interpretazioni più in voga oggi, ma sicuramente di forte presa sugli ascoltatori ed estremamente meditato.
In apertura troviamo la Sinfonia n. 39 in mi bem. magg. K 543, affrontata da Daniel Barenboim con placida maestosità e con un’agogica dilatata, nonché con una peculiare attenzione a sbalzare icasticamente l’ampia gamma espressiva che la contraddistingue: dal registro sublime e ieratico dell’Adagio iniziale a quello imponente e, al contempo, fluido dell’Allegro; dal tono affettuoso e tenero dell’Andante con moto, alla robustezza del terzo movimento e alla brillantezza rutilante del conclusivo Finale. Allegro. La Filarmonica della Scala, in gran spolvero, risponde con compattezza e precisione alle sollecitazioni del maestro cosmopolita.
Segue la celebre Sinfonia n. 40 in sol min. K 550, con il suo cromatismo sfaccettato giocato su arditi contrasti dinamici, resa da Barenboim con piglio vigoroso, sontuosità e intensità, ottenendo dagli scaligeri un suono privo di sbavature. Sin dall’incipit del Molto allegro, improntato a tempi più spediti, viene enucleata con vividezza un’atmosfera quasi febbrile e ossessionante nel suo ritorno che, nel successivo Andante, lascia spazio a una malinconia a tratti nervosa e tormentata. Nel Menuetto, si percepisce un clima danzante livido e drammatico, che confluisce nell’irruenza veemente dell’Allegro assai finale, controllata però da Daniel Barenboim con tecnica ferrea.
Chiude il concerto, dopo l’intervallo, la Sinfonia n. 41 in do magg. K 551 “Jupiter”, l’apoteosi della forma sonata, interpretata con saldezza e pacatezza, perfettamente calibrata nei colori e nelle dinamiche. Nell’Allegro vivace coesistono armoniosamente motivi marziali sfavillanti e sonorità maggiormente soffici. Una dualità espressiva e contappuntistica caratterizza pure l’Andante cantabile, dal suono avvolgente e tornito in contrapposizione a un registro tragico e patetico. Dopo il vibrante volteggiare del Menuetto. Allegretto, intriso di fierezza, conclude la sinfonia il brillante Finale. Molto Allegro, nel quale la fuga e la sonata si fondono in una geometria compiuta di celestiale perfezione. Siderale e intonsa risulta la lettura che ne dà Barenboim, individuata da sonorità smaglianti ma mai soverchianti o pesanti, al contrario fluttuanti e morbide.
Teatro esaurito (tra i presenti, anche Maurizio Pollini e Stéphane Lissner) e, al termine, ovazioni per Daniel Barenboim, con tutto il pubblico in piedi a tributargli un successo al calor bianco. Il maestro, visibilmente commosso, con un filo di voce ha voluto ringraziare il pubblico milanese, dicendosi “molto, molto toccato” per la sincerità e il calore dimostratigli, e affermando che tornare a dirigere alla Scala era diventata una “necessità quasi fisica”. Nella festante serata, trasmessa in diretta su LaScalaTv, non sono mancati simpatici siparietti, come quello tra un loggionista che ha gridato a chiara voce “Grazie, Maestro!”, con tanto di replica di Barenboim “Lei lassù, deve fare audizione per il Coro!”.
Teatro alla Scala – Stagione sinfonica 2022/23
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 39 in mi bem. magg. K 543
Sinfonia n. 40 in sol min. K 550
Sinfonia n. 41 in do magg. K 551 “Jupiter”
Filarmonica della Scala
Direttore Daniel Barenboim
Milano, 18 febbraio 2023