Chiudi

Milano, Teatro alla Scala – Concerto di Renée Fleming ed Evgeny Kissin

Condivisioni

“Il fresco movimento di sue ali / lenisce la profonda piaga del cuore” canta la Suleika amata da Goethe, nei versi di Marianne von Willemer musicati da Franz Schubert. Scendeva come un balsamo sul cuore anche la voce cremosa di Renée Fleming, stella dell’opera tornata a calcare il palco della Scala per un raffinato recital liederistico che l’ha vista affiancata a un fuoriclasse del pianoforte del calibro di Evgeny Kissin. Serata che ha il sapore di un risarcimento per il soprano americano, che fu duramente contestata nell’ultima sua apparizione operistica milanese (una Lucrezia Borgia ormai entrata negli annali scaligeri).

Questa volta il pubblico che gremiva il Piermarini è stato prodigo di applausi e affetto per lei, che si è affacciata sulla scena nella prima parte con un elegantissimo abito rosso antico, perfettamente in linea con i colori della sala, per poi sfoggiare nella seconda parte una più vivace mise in paillettes dorate. Programma raffinato, dicevamo, apertosi proprio con lo Schubert orientaleggiante del Lied Suleika I, per proseguire con Gli uccelli, Canzone di Mignon e Amore irrequieto, pagine dove la delicata ispirazione biedermeier ha trovato perfetta restituzione nel canto sorvegliato e sfumato di Renée Fleming, su un accompagnamento pianistico di luminosa, tersa bellezza.

Con Liszt, l’ideale viaggio musicale ha lasciato la Germania innamorata dell’oriente per volgersi alla Francia e all’Italia, ammiccando alla scrittura operistica soprattutto nei due brani in lingua francese. Qui abbiamo apprezzato una volta di più la dorata morbidezza del registro centrale di Renée Fleming, con quella ricchezza di armonici e quelle sfumature che ne fanno un’interprete pressoché perfetta di questo repertorio. Certo, la linea di canto è misuratissima, i fiati non hanno la lunghezza d’un tempo, ma resta intatto il fascino di un timbro invero unico e stupisce la rotonda luminosità dei pianissimi ad alta quota, incisivi perché sostenuti da una proiezione del suono sicura e sempre a fuoco. Il simbolismo estenuato delle liriche di Rachmaninov e Duparc non ha potuto che essere esaltato dalla voluttà timbrica del soprano e dalla naturalezza di un incedere melodico che fa del legato la propria stella polare.
Il pubblico – piuttosto indisciplinato nell’ansia di applaudire ciascun brano – ha festeggiato con entusiasmo la diva, ottenendo ben tre bis: una commovente, eterea, Ave Maria di Schubert, una pagina di Rachmaninov (Vesennie Vody) e una di Strauss. Struggente per intensità e concentrazione lo straussiano Morgen, nel segno di una sublimazione sentimentale davvero emozionante.

Una riflessione a parte merita Evgeni Kissin, forse il grande lisztiano per eccellenza dei nostri tempi. Il pianista russo è colui che ha delineato la maniera più attuale di intendere Liszt e ha contribuito definitivamente alla sua riscoperta, strappandolo a quelle esecuzioni un po’ macchiettistiche del passato, tutte d’effetto, che avevano diffuso e rafforzato la fama dell’eccezionale virtuoso, autore di una musica un po’ vacua. In realtà – e ne abbiamo avuto prova alla Scala – Liszt è stato un grande compositore e, soprattutto, uno sperimentatore: si pensi alle sperimentazioni armoniche degli anni giovanili, che ispirarono Wagner, o ai suoi ultimi brani che, dal punto di vista ritmico sono di fatto alla base della musica di Bartok.
Tutta questa parte che era sempre stata nascosta, incrostata sotto la pura tecnica, Kissin ha contribuito moltissimo a farla riscoprire. Paradossale, perché, tra i grandi pianisti di oggi, è forse quello in cui il predominio tecnico sembra più marcato: in realtà, pur avendo questa forza quasi fisica e questa solidità – quella della classica scuola russa – ha un modo di esaltare il lato lirico e più intimo dei brani che rende davvero giustizia a Liszt. Così, nella sua esecuzione milanese abbiamo apprezzato una grande varietà di sfumature di colore, nonché la capacità di valorizzare queste trame armoniche così raffinate che di solito si perdono in esecuzioni di pura esibizione muscolare. Un Liszt molto più romantico, quasi chopiniano.

Teatro alla Scala – Stagione 2022/23
RECITAL DI CANTO
Musiche di Schubert, Liszt, Rachmaninov, Duparc

Soprano Renée Fleming
Pianoforte Evgeny Kissin

Milano, 26 gennaio 2023

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino