Chiudi

Milano, Teatro alla Scala – Concerto della Mahler Jugendorchester diretta da Daniele Gatti

Condivisioni

Dopo Pordenone, Vienna, Dresda e Lipsia, la Gustav Mahler Jugendorchester arriva a Milano. La tournée primaverile della rinomata orchestra giovanile, fondata in Austria nel 1986-87 su iniziativa di Claudio Abbado e formata da musicisti under 26, si conclude in un Teatro alla Scala gremito in ogni suo ordine, come terzo appuntamento del ciclo delle Orchestre Ospiti. Per l’occasione, sul podio della GMJO troviamo una delle bacchette più prestigiose e interessanti del panorama internazionale, milanese di nascita e di casa al Piermarini, Daniele Gatti.

Il programma prevede quello che potremmo definire l’Alfa e l’Omega (o, forse, sarebbe meglio dire l’Omega e l’Alfa, alla luce dell’ordine di esecuzione) del sinfonismo di Gustav Mahler. La serata si apre con l’Adagio dalla Sinfonia n. 10 in fa diesis maggiore, il primo tempo dell’incompiuta sinfonia mahleriana, iniziata a Dobbiaco nell’estate del 1910 e rimasta interrotta a causa della morte del compositore, avvenuta a Vienna il 18 maggio 1911; è l’unico movimento terminato da Mahler, mentre i restanti rimasero solo abbozzati. Che la musica dei paesi tedescofoni sia nel DNA di Gatti, è risaputo; che il maestro milanese sia, poi, uno dei più sensibili interpreti mahleriani è stato dimostrato più volte (per rimanere in ambito scaligero, ricordiamo le sue esecuzioni della Seconda nel 2017 e della Terza nel 2022, ambedue recensite per Connessi all’Opera da chi scrive). Il concerto milanese con la GMJO, diretto tutto a memoria, senza spartito, ne è l’ennesima riprova. Guidando la compagine orchestrale con rigore paterno e dedizione affettuosa, servendosi di un gesto ferreo e scavato, Daniele Gatti dà, dell’Adagio (o, per essere più precisi, dell’Andante-Adagio) in fa diesis maggiore, una lettura plastica, tornita e nitidissima, di rimarchevole potenza espressiva, nella quale si susseguono sonorità di tersa trasparenza, rifinite con morbidezza, ad altre livide e maggiormente corrusche, permeate del senso di nostalgia tipico delle ultime prove mahleriane. Pregevole l’attenzione quasi maniacale alle dinamiche, alle sfumature, ai dettagli.

Dopo l’intervallo, la GMJO si cimenta con la Sinfonia n. 1 in re maggiore “Titan”, opera di un Mahler ventottenne, nata e sviluppatasi in un periodo emotivamente tormentato dell’esistenza del compositore (non per niente, il direttore d’orchestra e pianista Bruno Walter la definì “il Werther di Mahler”), eseguita per la prima volta a Budapest nel 1889 e rimaneggiata successivamente. Il nome “Titan” è desunto dall’intricato, monumentale romanzo del 1803 Der Titan di Jean Paul (pseudonimo di Johann Paul Friedrich Richter), che ispirò Mahler. La Prima attinge alla liederistica giovanile mahleriana e, in particolare, a Das klagende Lied del 1880, con richiami al classicismo viennese di Mozart e Haydn.
Daniele Gatti dà, della Sinfonia, un’interpretazione profonda, radicale e personalissima, potentemente chiaroscurata e fremente, giocata su contrasti netti e taglienti di agogica e colori, nonché su scelte originali e audaci. In una tale analitica esecuzione, mai banale o scontata (peculiarità di ogni lettura del maestro milanese, per inciso), Gatti è seguito con baldanza ed entusiasmo da una Gustav Mahler Jugendorchester compatta, spericolata e appassionata, non esente da qualche minima, perdonabile imprecisione.

Una simile, risoluta giustapposizione è ben evidente sin dall’iniziale Langsam. Schleppend. Wie ein Naturlaut. A tempi di ampio respiro e sonorità ovattate, di placida serenità, si contrappongono improvvisi scarti via via più rapinosi e un suono vigoroso e robusto; il tutto, costellato di scale ascendenti e discendenti, e di motivi quali il richiamo del cucù o le fanfare dei cacciatori. Il successivo Kräftig bewegt, doch nicht zu schnell, nella forma tripartita di uno Scherzo, si contraddistingue per la generosità orchestrale, di sapore popolaresco, per la schietta pregnanza data dal tono da musica da taverna, dalle reminiscenze dei ritmi di Ländler, di Jodler e di danze morave.
Sfumature cineree e un andamento austero caratterizzano il terzo movimento, Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen, la marcia funebre incentrata sulla trasposizione in modo minore della celeberrima cantilena Bruder Martin (da noi nota come Fra’ Martino campanaro), sfociante in una volteggiante e danzante melodia boemo-ungherese che strizza l’occhio alla csárdás. La Prima si conclude con il mastodontico Stürmisch bewegt in forma-sonata. Al tumultuoso, energico tema d’apertura, dal suono tagliente come sciabolate, segue un’oasi di dolcezza lirica e malinconica, per finire con un trionfalismo magmatico e fiammeggiante, rutilante e corposo nelle sferzanti sonorità. In sintesi, quella di Gatti è una direzione minuziosa, accurata e approfondita, contrassegnata da accostamenti arditi e significativi, magari inizialmente spiazzanti ma di sicuro interesse, che fa uscire l’ascoltatore dalla sua comfort zone facendolo affacciare su prospettive nuove, inaspettate, a tratti vertiginose ed estremamente seducenti. Una chiave di lettura che lascia il segno, particolarmente apprezzata dallo scrivente.
Teatro esaurito e, al termine, successo trionfale, con applausi scroscianti e ovazioni per Daniele Gatti e la GMJO, da parte di un pubblico, invero, eccessivamente rumoroso tra colpi di tosse e battimano a sproposito (come dopo il primo movimento della Sinfonia “Titan”).

Teatro alla Scala – Orchestre Ospiti 2022/23
Gustav Mahler
Adagio dalla Sinfonia n. 10

Sinfonia n. 1 in re maggiore “Titan”

Gustav Mahler Jugendorchester
Direttore Daniele Gatti

Milano, 25 maggio 2023

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino