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Milano, Teatro alla Scala – Concerto della Filarmonica con Lahav Shani e Beatrice Rana

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Per l’inaugurazione della Stagione di Concerti 2023, la Filarmonica della Scala punta sulla freschezza di due giovani talenti in voga della nuova generazione. La serata musicale, andata in scena in un Teatro alla Scala esaurito agghindato a festa, ornato con raffinate decorazioni floreali sulle tinte del bianco, rosa e rosso, vede tornare, sul podio della compagine orchestrale fondata da Claudio Abbado, il poliedrico musicista Lahav Shani, direttore e pianista israeliano di 34 anni. Più giovane direttore principale nella storia della Rotterdam Philharmonic Orchestra, ruolo che ricopre dal 2018, è stato inoltre scelto nel 2020 dalla Israel Philharmonic Orchestra come successore di Zubin Mehta. Formatosi con Christian Ehwald, Fabio Bidini e Daniel Barenboim, Shani ha debuttato con successo alla guida della Filarmonica nel maggio 2022.

Apre il concerto la Rapsodia su un tema di Paganini op. 43 per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninov, del 1934, eseguita nello stesso anno a Baltimora da Rachmaninov stesso diretto da Leopold Stokowsky. Le 24 variazioni che la compongono si basano sul tema del Capriccio n. 24 in la minore di Niccolò Paganini, del 1805, sebbene il brano di Rachmaninov voglia essere un omaggio a Franz Liszt che, nel 1838, lavorò sul medesimo Capriccio negli Études d’éxécution trascendante d’après Paganini. La serata scaligera vede, come solista, Beatrice Rana, tra le più acclamate interpreti della sua età, affermata pianista di origini salentine che non necessita di ulteriori presentazioni, assente da queste tavole dal 2021 e che, il 22 gennaio, ha festeggiato il suo trentesimo compleanno. Fasciata in uno sfavillante abito glitterato rosso con le spalle scoperte, sin dall’Introduzione l’artista sfodera tutte le sue molteplici peculiarità: una capacità di leggere analiticamente e approfonditamente lo spartito; l’espressività incisiva e intensa; una notevole eterogeneità di colori e tonalità; la tecnica immacolata; un tocco al contempo delicato ed energico; la posa elegante nell’approcciarsi allo strumento. Beatrice Rana espugna con estro creativo e solida precisione il cangiante côté virtuosistico della Rapsodia, ottenendo dal pianoforte sonorità delicate e cristalline che si giustappongono ad altre sferzanti e pungenti, dominando con grazia e sicurezza il funambolico virtuosismo. In questo serrato dialogo tra solista e strumentisti, senza bacchetta Lahav Shani tiene magistralmente e saldamente le redini dando vita a una lettura vibrante, tesa e priva di sbavature, sfumata e nitida, controllata nei volumi orchestrali e variegata nelle cromie, niente affatto meccanica. Accolta da festanti ed entusiastici applausi, Beatrice Rana si è cimentata con gusto e spigliatezza in un luminoso bis dagli Études (L 136) di Claude Debussy, l’Étude 6 pour les huit doigts.

Dopo l’intervallo, il concerto prosegue con un caposaldo del classicismo viennese, la Sinfonia n. 3 in mi bemolle magg. op. 55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven, composta nel 1803 e, in un primo momento, dedicata a Napoleone (il dedicatario divenne, però, il principe Max von Lobkowitz quando, con somma delusione di Beethoven, Bonaparte divenne imperatore dei francesi); la sua prima esecuzione pubblica avvenne nel 1805 a Vienna, al Theater an der Wien. Con tecnica impeccabile e dosaggio dei volumi, dirigendo a mani nude e senza spartito, il maestro di Tel Aviv propende per un’interpretazione polita, elegante e smussata, tersa e rifinita, ottenendo dalla Filarmonica un suono soffice come il velluto, avvolgente e duttile, quasi vaporoso. Un Beethoven di certo eseguito ottimamente, equilibrato, di sapore squisitamente lirico, ma a tratti acerbo o parco di guizzi e di tensione, necessitante di quel quid in più che lasci il segno o che coinvolga. Una lettura corretta e atipica, per nulla retorica o enfatica, senz’altro interessante, ma bisognosa di una approfondita maturazione che, indubbiamente, il giovane e promettente direttore potrà acquisire con gli anni. Dopo i due asciutti accordi d’apertura in mi bemolle maggiore, l’Allegro con brio si dipana con fluidità, morbidezza e luminosa nobiltà, calibrato nella densità orchestrale. Per la successiva Marcia funebre. Adagio assai, Lahav Shani adotta tempi comodi e distesi ma mai estenuanti, confezionando con raffinatezza un movimento venato di tinte nostalgiche e malinconiche. Il seguente Scherzo. Allegro vivace si distingue per la cromia brillante, trapuntata di cadenze aeree e trasparenti, e viene affrontato dal maestro israeliano con più energia, pur sempre senza eccedere. Chiude l’Eroica il festoso Finale. Allegro molto, nel quale i due temi principali vengono sbalzati e variegati con nitore e finezza, optando per un suono caldo e malleabile.
Al termine, affettuosa e prolungata accoglienza per Shani e la Filarmonica, in una serata inaugurale svoltasi senza camera acustica sul fondo del palcoscenico a causa di uno sciopero dei tecnici: i musicisti si sono, infatti, esibiti con alle spalle solamente il sipario tagliafuoco rosso.

Teatro alla Scala – Stagione Filarmonica della Scala 2023
CONCERTO INAUGURALE
Musiche di Sergej Rachmaninov e Ludwig van Beethoven

Filarmonica della Scala
Direttore Lahav Shani
Pianoforte Beatrice Rana

Milano, 23 gennaio 2023

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