L’Accademia di Musica Antica di Milano (A.M.A.MI.) ha diversi indirizzi, fra i quali quello di sostenere il legame culturale esistente fra la musica contemporanea e quella cosiddetta antica, ma anche di riscoprire e valorizzare l’immenso patrimonio musicale dei secoli XV-XVII attraverso iniziative concertistiche, convegni e studi musicologici.
La stagione di quest’anno, che ha ripreso a pieno ritmo dopo la lunga e sofferta pausa del Covid, nasce con un titolo stimolante: “Gli italiani nelle corti Europee”, con un programma che prevede diversi appuntamenti, alcuni assai interessanti per far comprendere quanto significativo sia stato il lungo e ininterrotto cammino della musica italiana, operistica e non solo, che fra il Seicento e il Settecento meravigliò l’Europa. Fra i tanti appuntamenti – fra i quali quello di chiusura del 12 dicembre prossimo venturo, con l’Ensemble Le Stagioni e il noto controtenore Carlo Vistoli impegnato in pagine di Händel, Porpora, Vivaldi e Scarlatti – c’è stato quello inaugurale della rassegna, del quale riferiamo.
Il 5 maggio, nella bellissima Sala Barozzi dell’Istituto dei Ciechi di Milano, gremitissima di pubblico, è stata proposta una serata concertistica, intitolata Gloria, Caldara vs Vivaldi, che ha messo a confronto in successione due Gloria, quello assai noto di Antonio Vivaldi (RV 589 in re maggiore, per soli, coro e orchestra) e quello inedito di Antonio Caldara (a 8 voci, per soli, coro e orchestra), quest’ultimo mai fino a oggi eseguito in tempi moderni e ritrovato nella Biblioteca Nazionale di Vienna dal musicologo Luca Della Libera, che ha curato la revisione della partitura, in vista dell’incisione discografica e della presente esecuzione.
Sappiamo che Caldara, dopo anni vissuti al servizio della corte di Carlo Ferdinando Gonzaga a Mantova e a quella di Francesco Maria Ruspoli a Roma, si trasferì a Vienna nel 1716 e lì, al servizio dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, fu fra i primi compositori che intonarono noti libretti di Metastasio, fra cui l’Olimpiade. A Venezia, dove Caldara si trovava nel 1707 al seguito del Duca di Mantova in esilio, questo Gloria fu eseguito con un organico assai imponente, con un doppio coro e un’orchestra con due trombe, due oboi, violini e viole. Ciò che stupisce, nell’ascolto ravvicinato delle due composizioni, è il discorso contrappuntistico assai più elaborato da Caldara rispetto a come fatto in seguito da Vivaldi (quello del “Prete Rosso”, anche se non si conosce la data esatta della composizione, è certo successivo a quello del rivale), che prevede un coro solo a quattro parti, mentre Caldara ne prevede due, con appunto solenni panelli contrappuntistici che donano alla sua composizione una articolazione più elaborata anche se musicalmente meno attrattiva sul versante del puro valore musicale. Questo si percepisce fin dal “Gloria in excelsis Deo” introduttivo. Eppure, a ben osservare, i legami fra le due composizioni conducono a osservazioni interessanti sul modo con cui i due geni veneziani trattano la medesima materia musicale sacra, con similitudini se non sorprendenti almeno oggetto di significativa riflessione per l’ascoltatore più attento, oltre che per lo studioso.
Anche l’esecuzione è stata all’altezza di questo evento. Mirko Guadagnini, tenore che in ambito repertoriale barocco (ma non solo: basti ricordare la sua interpretazione della Winterreise schubertiana) ha scritto pagine esecutive di notevole interesse, si dedica oggi, con dedizione e amore, oltre che all’insegnamento del canto, alla direzione del suo ensemble vocale di barocchisti Intende Voci Ensemble (con voci di qualità tale da essere impegnate, anche fuori dalle fila del coro, come solisti) e dirige anche, in questa occasione, una compagine orchestrale giovane ma già affermata, l’Orchestra da Camera Canova, fondata da Enrico Saverio Pagano nel 2014. Guadagnini conferma così di essere un musicista completo e versatile. È proprio al suo gesto preciso, lineare, pulito, stilisticamente ineccepibile e tecnicamente sorvegliatissimo che si deve il merito di una esecuzione dalle volute espressive raffinate, all’occorrenza anche pompose ma senza ombra di eccessi nel dare il giusto risalto all’elaborata struttura del Gloria di Caldara, dove la compagine corale trova modo di esprimersi con quel rigore e quella morbidezza sonora che hanno costituito il valore aggiunto di una esecuzione che, nelle parti solistiche, impegnate in entrambi i Gloria, ha visto svettare le prove di tre solisti che fanno parte dell’Intende Voci Ensemble: la delicatezza del soprano Cristina Fanelli, il timbro malioso del contralto Ilaria Molinari (entrambe bravissime nell’unire le loro voci nel “Laudamus Te” di Vivaldi) e l’agile e timbrato basso Alessandro Ravasio. Fuori ensemble, sempre impegnato come solista per entrambi i Gloria, si è apprezzata l’espressività del controtenore Leo Zappitelli.
Al termine di questa finissima serata di musica e cultura musicologica, dopo applausi incessanti, bis dei primi movimenti dei due Gloria. All’ascoltatore o allo studioso lasciamo il compito di decidere, in questo confronto diretto, quale sia il migliore, fra Vivaldi e Caldara, nel musicare la stessa materia. Forse ci si accorgerà con sorpresa che la palma della vittoria andrà equamente divisa in due.
Accademia di Musica Antica di Milano (A.M.A.MI.)
Sala Barozzi, Istituto dei Ciechi di Milano
GLORIA
Caldara vs Vivaldi
Cristina Fanelli, soprano
Ilaria Molinari, mezzosoprano
Leo Zappitelli, alto
Alessandro Ravasio, basso
Intende Voci Ensemble
Orchestra da Camera Canova
Direttore Mirko Guadagnini
Milano, 5 maggio 2023