Nonostante metta in scena situazioni comuni alle famiglie di mezzo mondo, nessuna opera racconta l’animo vero toscano meglio di Gianni Schicchi. Non importa calcare le aspirazioni delle consonanti intervocaliche; già i versi e la musica vanno a sottolineare certe caratteristiche linguistiche del fiorentino. D’altronde Giovacchino Forzano era di Borgo San Lorenzo e Giacomo Puccini di Lucca, una città proverbialmente ricca e con abitanti piuttosto devoti al dio denaro; inutile quindi dire che entrambi nel corso della propria vita avranno vissuto o sentito parlare di situazioni simili a quelle narrate nel libretto. A questo punto poco importa l’ambientazione medievale: lo Schicchi rimane un perfetto ritratto dei toscani con il loro cinismo, la loro mentalità un po’ elitaria, e la continua esaltazione di sé stessi e della propria terra d’origine.
Così, vedere quest’opera a Lucca, una città che conserva un centro storico praticamente intatto e sicuramente molto simile a quello che deve aver visto lo stesso Puccini durante tutta la sua vita, è una vera e propria immersione nell’ispirazione del compositore. Non è un caso che in questa occasione, legata alle appena iniziate celebrazioni per il centenario della morte del maestro, si chiami una delle maggiori orchestre europee, la Budapest Festival Orchestra con il suo direttore Ivan Fischer, e si esegua una versione semiscenica di Gianni Schicchi preceduta da alcune pagine della carriera giovanile del compositore, in una sorta di fil rouge che lega gli anni della formazione ancora legati in qualche modo alla città toscana, alla messa in musica di un soggetto legato alla terra d’origine.
Si parte dunque con l’Adagetto in fa maggiore per orchestra piccola e lo Scherzo per archi (che contiene in nuce elementi della Manon Lescaut), composizioni scritte tra 1881 e 1883 quando Puccini era allievo al Conservatorio di Milano, e il Preludio a Orchestra che risale addirittura all’adolescenza del compositore. Fischer e la sua orchestra rendono alla perfezione queste pagine, innervandole di un afflato romantico, a tratti wagneriano, quasi inedito. Concludono questa prima parte “Amici fiori”, aria espunta da Suor Angelica, qui interpretata con giusti accenti e vocalità tornita dal soprano Afag Abbassova, e la romanza “Ad una morta”, cantata da Nicola Alaimo, che quasi si riscalda prima del pezzo forte.
Proprio Alaimo interpreta infatti il ruolo eponimo di Gianni Schicchi e lo fa con la consapevolezza del protagonista che riesce a non strafare in una parte che si presterebbe a molti sbracamenti fuori luogo. La voce, in una sala piccola come quella del Teatro del Giglio, è quasi esplosiva per volume e l’interprete sa comunque fraseggiare con intelligenza, calibrando a dovere anche i tempi comici. In questo si dimostra ben affiatato col resto del cast, composto da nomi noti e cantanti in ascesa.
Perfetto contraltare di Alaimo è la Zita di Anna Maria Chiuri che piega la sua voce a un fraseggio cesellato e attento, che unito alla disinvoltura scenica la rendono il perfetto elemento catalizzatore della famiglia. Ottimo da par suo anche il Simone di lusso di Giacomo Prestia, che colpisce per il bel timbro di basso e l’aderenza al personaggio. Tra i parenti vanno poi segnalate le altre due donne, la limpida Nella di Anna Maria Sarra e la ben tornita Ciesca di Donatella De Luca, le cui voci ben si fondono con quella della Chiuri nel terzetto della vestizione. Completano la famiglia Lorenzo Martelli, un Gherardo un po’ troppo esuberante, Nicola Farnesi, appropriato nel ruolo di Marco, e Antonino Giacobbe, quale Betto di Signa. Andrea Porta invece viene indotto dalla regia a calcare troppo gli accenti nei due ruoli di Mastro Spinelloccio e di Ser Amantio.
Una parola in più invece meritano gli amanti. Benedetta Torre è una Lauretta pressoché perfetta per vocalità, con un timbro giovanile e sensuale allo stesso tempo, dotata di una tecnica salda ben utilizzata nell’aria “O mio babbino caro” che non risulta troppo sdolcinata, ma un pizzico ruffiana. Wang Chuan è un Rinuccio dalla voce non potentissima ma piuttosto salda anche se si nota una tendenza a spingere quando la scrittura insiste a lungo sul registro acuto; il tenore ne esce dignitosamente, offrendo un personaggio credibile anche se la dizione meriterebbe qualche accortezza in più.
A tenere le fila musicali di tutta l’operazione troviamo, come già detto, Ivan Fischer, il quale con la sua Budapest Festival Orchestra tratteggia un Puccini perfettamente calato nel contesto mitteleuropeo. Così si sentono impasti timbrici quasi alla Wagner, uno dei cavalli di battaglia dell’orchestra, fraseggi che sembrano usciti da Debussy e idee musicali che rassomigliano a Sibelius, ma il tutto viene fuso in una sintesi musicale di ampio respiro. Fischer dimostra di saper giocare abilmente con la macchina teatrale comica dello Schicchi, alternando perfettamente tra accenti cinici e oasi liriche ben distillate: non si perde in intellettualismi fine a sé stessi, ma fa marciare orchestra e solisti in un grande divertimento musicale. Ovvio che la Budapest Festival Orchestra lo segua alla perfezione ed emetta un suono pastoso e seducente da orchestra romantica.
Per quanto riguarda la messa in scena, ovviamente ridotta in quanto l’orchestra suona sul palco insieme agli interpreti, si configura in modo molto semplice con pochi elementi scenici: un letto, una scrivania antica e delle sedie. Grischa Asagaroff firma una regia molto semplice e lineare, che esagera un po’ troppo solo nelle già citate caratterizzazioni di Spinelloccio e Messer Amantio, ma che invece ben tratteggia tutti gli altri personaggi e i loro rapporti.
Inutile dire che il pubblico numeroso accoglie con entusiasmo lo spettacolo, tributando applausi a tutti.
Teatro del Giglio – Celebrazioni Pucciniane
GIANNI SCHICCHI
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi Nicola Alaimo
Lauretta Benedetta Torre
Rinuccio Wang Chuan
Zita Anna Maria Chiuri
Simone Giacomo Prestia
Gherardo Lorenzo Martelli
Nella Anna Maria Sarra
Betto di Signa Antonino Giacobbe
Marco Nicola Farnesi
La Ciesca Donatella De Luca
Maestro Spinelloccio/Ser Amantio di Nicolao Andrea Porta
Pinellino Han Xing
Guccio Alan Freiles Magnatta
Budapest Festival Orchestra
Direttore Iván Fischer
Regia Grischa Asagaroff
Lucca, 12 novembre 2023