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Londra, Wigmore Hall – Donizetti & Friends: recital di Lawrence Brownlee

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Alla Wigmore Hall di Londra, in apertura di stagione, si è tenuto un recital di canto e pianoforte dal titolo Donizetti & Friends che ha visto protagonista il tenore americano Lawrence Brownlee, accompagnato al pianoforte dal direttore italiano Carlo Rizzi. Il concerto, incentrato sulle canzoni di Donizetti, comparate a simili composizioni vocali da camera dei suoi contemporanei (Schubert, Bellini, Verdi, Rossini), è servito allo scopo di lanciare un progetto pluriennale portato avanti da Opera Rara, di cui Rizzi è direttore artistico. Il progetto, dal titolo “Donizetti Song Project” si prefigge l’ambizioso obiettivo di registrare, negli anni a venire, tutto il corpus di 200 canzoni e composizioni da camera di Donizetti, molte delle quali mai ascoltate in epoca moderna. Si è già partiti con un primo CD, registrato proprio nella settimana antecedente al concerto, che comprenderà 28 brani interpretati dal tenore americano. Questa nuova incisione di Opera Rara verrà pubblicata nel 2024 e bisognerà aspettare ancora un po’ per ascoltare tutto il prodotto. Il recital di canto è stato infatti solo un piccolo assaggio delle rarità che verranno proposte in disco, accostate in questa occasione ad altre composizioni, alcune ben più note. Il programma, al netto di qualche riscoperta, sembrava anche parzialmente ispirato all’album di debutto discografico del 2005 per EMI/Warner Classic dove Brownlee affrontava le canzoni e composizioni da camera italiane per tenore. Insomma un interprete certamente non nuovo a questo repertorio e neanche a Opera Rara, con cui aveva inciso nel 2009 alcuni canzoni rossiniane.

Ma come si è arrivati all’idea di affidare al disco tutta la produzione di canzoni donizettiane? È risaputo che Donizetti era un compositore estremamente prolifico in grado di comporre molto celermente. Se è ben noto che Donizetti scrisse in vita una settantina di opere, è forse meno noto ai più che lo stesso compose in vita circa duecento canzoni, canzonette e liriche da camera. Nonostante l’esistenza di cataloghi specializzati, non si era ancora messo mano a tutta la produzione, dal momento che questa era sperduta in giro per l’Europa, anche perché Donizetti era solito regalare queste brevi composizioni agli amici. Si era quindi convinti che molti di questi brani fossero andati perduti. Ad aprile di quest’anno è arrivata invece la notizia della riscoperta da parte del musicologo britannico Roger Parker, professore al King’s College e consulente musicologico di Opera Rara, di ben 90 composizioni, dopo due anni di intensa ricerca tra archivi e collezioni private di Italia, Francia, Austria, Regno unito, Svezia e Australia. Uno dei maggiori ritrovamenti è relativo a una collezione di canzonette rinvenuta in un monastero austriaco vicino a Linz che comprende una quindicina di brani del tutto sconosciuti.

Veniamo al resoconto del concerto. Lawrence Brownlee ha cantato splendidamente nonostante un piccolo raffreddore e l’affaticamento derivante da una settimana intera di registrazione, forse accentuato verso la fine da un programma, che non prevedeva nessun intervallo e nessuna pausa strumentale, mentre Londra era stretta dalla morsa di un’ultima ondata di caldo. Se non fosse stato un colpetto di tosse e per una precisazione da parte dell’interprete, forse non ce ne saremmo neanche accorti, visto che l’emissione è rimasta sicura, il suono sempre bello, centrato caldo e espressivo, sia nei momenti di morbidezza che in quelli di potenza, senza suoni nasali. Lo strumento sa essere agile, i suoni vengono rinforzati all’occorrenza, la respirazione mai affannosa. Carlo Rizzi ha accompagnato supportando e guidando il canto con sapienza e discrezione, ma anche con verve e guizzo musicale, quando richiesto.

Il concerto si è aperto con quattro brani risalenti ai primi anni della carriera di Donizetti, ancora non giunto alla fama internazionale. In Lungi ne vai, brano dato perduto e ritrovato nella biblioteca del conservatorio di Napoli, Brownlee sfoggia già tutta la sua cantabilità da belcantista. Non v’è più barbaro, mai eseguito in epoca moderna e tornato alla luce dopo la ricoperta di Linz, è una breve scena drammatica su testo di Metastasio dove il tormento per la perdita dell’ amato ben, viene reso con un ritmo che, sul finire, si fa incalzante. Sono stati poi proposti tre brani che erano stati già pubblicati nello scorso secolo, ma che erano rimasti poco noti e poco eseguiti: Malvina, la bella che tocca il cuore con il suo canto dolente all’arpa, Non giova il sospirar dal carattere più giocoso e Sovra il remo, dove la disperazione di un marinaio in amore per la bella caduta in mare in un giorno di tempesta viene colto con delle belle dinamiche in crescendo. Conclude questo primo ciclo O anime affannate, di cui sopravvive un manoscritto autografo incompleto alla Bibliothèque Nationale di Parigi su testo di Dante, tratto dal canto V dell’Inferno, quello dedicato a Paolo Malatesta e Francesca da Rimini; Brownlee mostra ancora una volta uno spiccato gusto per la melodia.

Ci si discosta temporaneamente da Donizetti per proporre le Vier Canzonen D.688 di Schubert, quelle in italiano su testo di Pietro Metastasio, il più prestigioso dei librettisti del’700 che ancora nel primo ‘800 esercitava la sua influenza sui compositori di liriche da camera. Rispetto a Donizetti queste pagine sono meno dense armonicamente e più sobrie, come è evidente già da Non t’accostar all’urna. Guarda che bianca luna viene cantata dal tenore americano con apprezzabile morbidezza e con un suono ben curato. Da quel sembiante viene attaccata abbastanza rapidamente ed eseguita correttamente, anche se l’interprete potrebbe giocare di più con le sfumature e il fraseggio rimane un po’ generico. Mio ben ricordati è invece più riuscita nelle intenzioni delle porgere le frasi, ma anche per musicalità e uso dei rubati.

Si ritorna a Donizetti con tre pagine, poco note, ma comunque provenienti da manoscritti autografi conservati al Museo Teatrale della Scala e alla collezione Nydahl di Stoccolma. Ella riposa, su libretto di Felice Romani e dedicata al tenore Jósef Michal Poniatowski, è operistica nel carattere con la melodia centrale che fa spazio a una conclusione incalzante, dove l’accompagnamento di Rizzi si fa virtuosistico mentre Brownlee sfoga senza problemi in acuto. Lamento ha carattere tormentato, mentre V’era un di è più essenziale nello stile musicale. È poi la volta della ben nota canzonetta napoletana per canto e pianoforte Me voglio fa ‘na casa, ben caratterizzata e all’insegna del gioioso entusiasmo. Brownlee si trova assolutamente a suo agio quando deve tirare fuori un po’ di ironia e carattere.

È seguita poi una breve parentesi dedicata a Rossini, Bellini e Donizetti. Di Rossini viene proposta La lontananza, dai Péchés de vieillesse Volume I, composti ben dopo la morte di Donizetti. La dizione è curata, l’interprete coinvolto e musicale nel rendere il saluto di un innamorato lontano dalla sua sposa. Dopo Rossini è il turno di Bellini con La ricordanza, aria da camera del 1834 per tenore, su testo di Carlo Pepoli, la cui melodia verrà poi riutilizzata per l’aria di Elvira “Qui la voce sua soave” da I Puritani. La linea di canto viene ben curata rendendo con il fraseggio, le sfumature e i rinforzi, passione ma anche amarezza e dolcezza. Di Giuseppe Verdi vengono cantate due romanze del 1845. In Lo spazzacamino Brownlee è divertente e scanzonato, ma con gusto; altro momento di divertimento quando Rizzi accenna il Brindisi della Traviata prima di intonare le note della romanza omonima, tutta all’insegna della gioiosa convivialità.
Per finire un ciclo finale di pagine donizettiane. L’ora del ritrovo, gentilmente abbellita, e Il sospiro, così raffinata, sono entrambe tratte dalla collezione Inspirations viennoises (1842) mentre Corri destrier deriva da Soirées d’automne (1838), quest’ultima dove l’agilità vocale ben rende la corsa del destriero. Tu porgesti è invece una deliziosa rarità ritrovata in un’unica copia di un periodico italiano dell’800: qui Brownlee si abbandona a un apprezzabile lirismo.

Al termine applausi entusiasti per Brownlee e Rizzi. I due interpreti hanno concesso un bis, che non poteva essere di nessun’altro compositore, se non di Donizetti. Il pezzo è stato introdotto in maniera esaustiva dal maestro italiano. Rizzi ha spiegato che della pagina in questione non esistevano copie autografate, bensì solo un frammento riprodotto in una stampa del 1957 sul Corriere della sera divulgata da Franco Abbiati dopo averla ricevuta da un collezionista. Il brano è composto su alcuni versi di un canto di Leopardi (Il sogno). Rizzi allude poi a una sorpresa nel finale del brano, ma senza svelarla; gli ascoltatori che masticano il repertorio avranno probabilmente riconosciuto l’inserimento donizettiano della celebre aria di Edgardo nella Lucia di “Tu che a Dio spiegasti l’ali” da Lucia di Lammermoor. Finale d’effetto che assicura applausi al cardiopalma.
Se queste sono le premesse, è lecito assumere che anche il lancio ufficiale del CD e quello dei CD che seguiranno verranno accolti calorosamente. Il lavoro svolto da Opera Rara, che ormai va avanti da cinquant’anni, si conferma preziosissimo per valore musicologico, ma soprattutto nel stimolare la curiosità in un pubblico non solo di fedelissimi soliti seguire ogni appuntamento di Opera Rara, ma anche di ascoltatori amanti della riscoperta e della valorizzazione del patrimonio musicale.

Wigmore Hall– Stagione 2023/2024
RECITAL DI CANTO – DONIZETTI & FRIENDS

Lawrence Brownlee tenore
Carlo Rizzi pianoforte
Pagine di Donizetti, Schubert, Rossini, Bellini, Verdi

Londra, 8 settembre 2023

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