È appena incominciato l’autunno, ma venerdì sera, sul palco della Royal Opera House, splendeva ancora il sole dell’estate. L’occasione era la ripresa del contagioso allestimento di Laurent Pelly de L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti ambientato nella campagna italiana degli anni ‘50. Ormai tra le produzioni di repertorio più di successo del teatro londinese, lo spettacolo funziona ancora alla grande a ogni sua ripresa. Un trionfo di consensi anche questa volta, grazie alla concertazione attenta di Sesto Quatrini, al suo debutto al Covent Garden, un coro in gran forma e una compagnia di canto ben affiatata in cui ha brillato la stella internazionale di Nadine Sierra, anche lei al suo debutto alla ROH.
Il direttore italiano di origini romane dirigeva quindi per la prima volta dalla buca del teatro londinese, dove però sembrava fosse di casa, non solo per la sicurezza con cui ha gestito il suo debutto ma anche per la rifinitura nei dettagli del prodotto musicale che ci ha proposto. Quatrini predilige la continuità drammaturgica e l’equilibrio tra gli elementi contrastanti della partitura: c’è la componente ritmica della commedia che non viene mai meno, l’effervescenza del virtuosismo, l’incalzare delle strette, ma soprattutto c’è l’attenzione alle esigenze del canto, con un gesto sempre chiaro negli attacchi, ma anche rassicurante e attento ad assecondare respiri e fraseggio dei cantanti nelle oasi liriche. Il suono dell’orchestra rimane coeso, morbidamente leggero e mutevole. Ben gestite poi le scene d’insieme e ben bilanciati i concertati. Parole di apprezzamento vanno spese anche per il coro diretto da William Spaulding, così efficace nel partecipare all’azione collettiva. Particolarmente irresistibile il coro delle comari nel pezzo sillabico che informa della morte dello zio milionario di Nemorino.
Nel cast spicca Nadine Sierra, un’Adina bella, sorridente e capricciosa, sicuramente conscia del suo potere seduttivo. Vocalmente estesa e dall’emissione morbida, Sierra sembra cantare tutto con facilità, puntature e colorature comprese. Ottimo il gusto per la melodia di “Prendi, per me sei libero” e la brillantezza della successiva “Il mio rigor dimentica”. Si apprezza poi in tutti i momenti di insieme. Se la regia non avesse ecceduto con le risatine e le mossettine, ne sarebbe uscita un’Adina ancora più di spessore.
Liparit Avetisyan è un Nemorino semplicione e credulone ma autentico nella pulsione (e sofferenza) amorosa. Vocalmente ha uno strumento leggero dalle tinte calde che sa essere morbido nei sospiri e nel dolente lirismo. Scenicamente è genuinamente partecipe, con una naturale propensione alla commedia. Inizia in sordina con qualche acuto ancora non a fuoco, ma poi la prestazione è in crescendo e la sua resa nostalgica e dal fraseggio elegante di “Una furtiva lagrima” viene accolta da grandi applausi. Non sempre immacolata invece la dizione. Bryn Terfel torna al ruolo del ciarlatano Dulcamara che aveva cantato nell’allestimento di Pelly al Covent Garden già nel 2014. Pur con qualche difficoltà nel comprimere la sua grossa voce nei veloci sillabati e rapidi parlanti donizettiani, Terfel fa emergere il carisma del grande artista in grado di caratterizzare i personaggi e si apprezza anche la cura della dizione italiana. In particolare “Io sono ricco e tu sei bella” e “Ei corregge ogni difetto” conquistano il pubblico senza distinguo. Boris Pinkhasovich è un Belcore con una voce baritonale scura e piena, dall’ottima proiezione e dal bel legato messo a servizio della cavatina d’ingresso “Come Paride vezzoso”. Non troppo fluidi i passaggi di agilità. Sarah Dufresne come Giannetta è una villanella frivola dalla vocalità luminosa, il suo è più che un cameo.
La produzione di Laurent Pelly con le scene di Chantal Thomas che debuttò a Parigi nel 2006 per poi arrivare a Londra nel 2007, viene ripresa per la quinta volta sotto la supervisione di Paul Higgins, mantenendo intatta l’impronta inconfondibile del regista francese. Nel primo atto Adina prende il sole, con tanto di ombrellone, su un materasso sistemato al centro di un catasto di balle di fieno, sul quale si arrampica Nemorino e discende anche Belcore in uniforme. La marcetta militare con Belcore e due sergenti al seguito fa davvero ridere. Arriva poi il ciarlatano Dulcamara con il suo camion apribile e illuminabile come quelli che popolano le sagre di paese. Transitano poi bei giovanotti su biciclette e vespe, Adina esce di scena su un motorino, Nemorino scende da un trattore ubriaco di vino rosso che crede elisir e a un certo punto il pubblico si ritrova un cagnolino vero e proprio correre da un lato all’altro del palcoscenico. Nel secondo atto il matrimonio Adina-Belcore si consuma su una pedana sistemata sempre su delle balle di fieno, in un’atmosfera da Pane, amore e fantasia. L’umorismo continua anche nei cambi scena con un sipario stampato che riprende in chiave ironica le pubblicità anni ’50 con la loro grafica accattivante: il soggetto è, neanche a dirlo, l’elisir Dulcamara. Panacea di tutti i mali, Dulcamara è capace di far perdere peso, curare reumatismi, costipazione e impotenza, e persino di far sviluppare i seni in soli 12 giorni! Per gli italiani in sala, inutile a dirlo, una grande fonte di ilarità; mai cambio di scena fu più simpatico. Tanto colore e qualche stereotipo per i costumi firmati sempre da Laurent Pelly, mentre le luci di Joël Adam ricreano i colori caldi dell’estate; la discesa di lampadine dall’alto su fondale blu ricrea poi l’effetto di un cielo stellato. Laddove si eccede in termini registici è invece nella risatina, nelle mossette a tempo di musica, nelle mini gag. A ogni modo lo spettacolo è godibilissimo, rimane fresco e ben leggibile.
Al termine un pubblico divertito ed entusiasta ha tributato grandi applausi a tutto il cast e al direttore Sesto Quatrini. Una serata molto piacevole a teatro e un intrattenimento perfetto per un venerdì sera. Siamo tutti usciti di buon umore.
Royal Opera House – Stagione 2023/24
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani
da Le philtre di Eugène Scribe
Musica di Gaetano Donizetti
Adina Nadine Sierra
Nemorino Liparit Avetisyan
Dulcamara Bryn Terfel
Belcore Boris Pinkhasovich
Giannetta Sarah Dufresne
Orchestra e Coro della ROH
Direttore Sesto Quatrini
Maestro del coro William Spaulding
Regia Laurent Pelly ripresa da Paul Higgins
Costumi Laurent Pelly
Scene Chantal Thomas
Luci Joël Adam
Allestimento di repertorio della ROH,
in co-produzione con l’Opera di Parigi
Londra, 22 settembre 2023