Dopo aver pubblicato una registrazione de Il proscritto di Mercadante lo scorso mese, Opera Rara continua il suo preziosissimo lavoro di riscoperta del patrimonio operistico che dura ormai da più 50 anni. Lo fa con un’esecuzione in forma di concerto de L’esule di Roma di Gaetano Donizetti, svoltasi lo scorso 11 maggio alla Cadogan Hall di Londra, proprio dopo aver completato un’incisione che verrà pubblicata a primavera del 2024. Si tratta del 27° revival di rarità donizettiane voluto da Opera Rara, sotto la consulenza musicologica di Roger Parker, che firma anche una nota al programma di sala, e la direzione artistica di Carlo Rizzi. Il direttore Italiano ha guidato sapientemente la Britten Sinfonia, l’Opera Rara Chorus e un cast di solisti tra cui spiccavano i nomi di Nicola Alaimo, Sergey Romanovsky e Albina Shagimuratova. Alla fine, una sala gremita da fan del belcanto ma non solo, ha sancito il trionfo di quest’ultimo progetto di Opera Rara, meritato riconoscimento della qualità del lavoro svolto dall’équipe artistica ma anche della bellezza della musica ascoltata in sala. Anche se non si trattava di una prima riscoperta assoluta, grazie a un gruppo di interpreti di valore è stata data nuova linfa e una visione organica d’insieme a una rarità di fatto assente dal repertorio di oggi, forse ingiustamente.
Opera seria di ambientazione neoclassica rappresentata per la prima volta con grande successo il primo gennaio 1828 al Teatro San Carlo, L’esule di Roma è il quarto titolo composto per Napoli, subito dopo Le convenienze ed inconvenienze teatrali e a tre mesi di distanza dal trionfo scaligero del Pirata. Per la rappresentazione napoletana vennero scelti tre grandi cantanti a disposizione del San Carlo come Luigi Lablache (senatore Murena), Adelaide Tosi (Argelia, figlia di Murena e innamorata di Settimio) e Berardo Winter (Settimio, l’esule). Dopo l’affermazione al San Carlo L’esule di Roma godrà per qualche decennio di notevole popolarità anche internazionale, con rappresentazioni in 30 città italiane oltre a Londra, Madrid e Vienna. L’opera viene subito ripresa alla Scala di Milano nel 1828: per l’occasione Donizetti aggiunge la scena del carcere al ruolo di Settimio (ascoltata durante il concerto londinese di cui riferiamo). Trascurata, insieme ad altri titoli degli anni venti del maestro bergamasco, dalla Donizetti Renaissance del secolo scorso, L’esule di Roma verrà ripresa per la prima volta in tempi moderni nel 1982 proprio a Londra alla Queen Elizabeth Hall dalla Donizetti Society con un’esecuzione in forma di concerto con Katia Ricciarelli, Bruce Weber e John-Paul Bogart. In Italia invece verrà rappresentata nel 1986 al Teatro Chiabrera di Savona: i tre ruoli principali erano interpretati da Cecilia Gasdia, Ernesto Palacio e Simone Alaimo. Di entrambe le esecuzioni rimangono delle incisioni, a cui si aggiungerà come detto quella di Opera Rara.
L’intreccio del libretto di Domenico Gilardoni è basato sul dramma storico di Luigi Marchionni (Il proscritto romano) del dramma francese Androclès, ou le Lion reconnaissant di Charles Caignez. L’azione si svolge a Roma durante il regno di Tiberio. Il generale Publio è tornato, in trionfo, dalla Sarmazia. Il senatore Murena che lo accoglie è decisamente inquieto e il motivo si scoprirà successivamente: egli ha infatti partecipato a una congiura che ha portato alla calunnia e all’esilio di Settimio. Quest’ultimo è tornato segretamente a Roma per vedere l’amata Argelia, figlia di Murena e nel frattempo promessa sposa a Publio. Settimio consegna ad Argelia, ignara della colpa del padre, una lettera che compromette Murena. Settimio viene subito arrestato dagli ufficiali romani. Murena in preda al senso di colpa si lascia andare a una grande scena di delirio. Sembrerebbero ci siano tutte le premesse per un finale tragico e invece si giunge a un lieto fine, alquanto improbabile. Settimio, condannato al supplizio delle belve nel circo, viene riconosciuto dal leone al quale aveva estratto una spina in Africa. La vita di Settimio viene quindi risparmiata e arriva così la grazia imperiale.
L’opera di Donizetti presenta alcuni elementi più convenzionali e altri decisamente più innovativi. Tra le particolarità di rottura con la tradizione la scelta di optare per un terzetto come finale primo, invece di un concertato per soli e coro. Fu proprio questo trio (“Ei stesso…La mia vittima”) ad attirare i favori del pubblico, ispirando, quattro anni più tardi, anche Bellini e Romani con Norma. L’aria del secondo atto di Murena anticipa le grandi scene di pazzia del Donizetti degli anni ’30, ma in fondo segue l’esempio della grande scena di follia di Assur in Semiramide. Altre scelte più convenzionali riguardano invece i personaggi di Argelia, a cui spetta il compito di terminare l’opera con un virtuosistico rondò finale (“Ogni tormento, qual nebbia al vento”), con una scrittura di stampo rossiniano. Influenze rossiniane anche per la prima aria di Settimio e per il duetto di Settimio-Argelia del primo atto. Manca invece l’aria di sortita della primadonna nel primo atto.
Il personaggio di Murena è centrale nella sperimentazione donizettiana di questo titolo. Vocalmente spetta a Nicola Alaimo di dare forza drammatica al personaggio del senatore nel suo percorso dalla colpa al pentimento, attraverso l’angoscia e il tormento. Il baritono italiano si dedica con estrema generosità nel rendere credibile il ruolo, con un’intensità espressiva e un dispiego di mezzi vocali veramente notevoli per un’esecuzione in forma di concerto. L’emissione è morbida, il canto musicale, la dizione curata, il volume ottimo. Già nell’aria del primo atto (“Per lui..nel mentre..avea..”), Alaimo appare oppresso dal rimorso e nel delirio del secondo atto (“Entra nel circo”) appare veramente allucinato, sottolineando con enfasi le frasi declamate e sfociando poi in una cabaletta dove crea un efficace climax drammatico con delle agilità che rendono in musica il vorticoso tormento dell’anima. Al termine il pubblico è esploso in un vero e proprio boato. L’espressione inglese “bring the roof down” (far crollare il tetto) descrive benissimo questa reazione.
Sergey Romanovsky ha cantato con gran classe il ruolo di Settimio, prestando attenzione alle sfumature e rimanendo stilisticamente pertinente. Dà il suo meglio nella scena di carcere con aria doppia dove sfoggia un’ottima cantabilità in “S’io finor, bell’idol mio”, ed è vocalmente saldo negli attacchi in acuto e determinato nel fraseggio di “Si scenda alla tomba”.
Albina Shagimuratova, definita nel 2021 da The Times come una nuova regina del belcanto, ha sicuramente dimostrato alcune qualità da belcantista, come saper smorzare e rafforzare acuti e sovracuti, legare bene le frasi e sgranare con facilità le agilità di grazia del rondò finale (“Ogni tormento”), anche se la dizione durante i passaggi virtuosistici non è sempre chiara.
Lluís Calvet canta il ruolo di Publio con una buona omogeneità e con una discreta autorevolezza nell’uso dell’accento. È apparso sicuro e disinvolto in “Se della patria”. Sconta forse il confronto con Alaimo in termini di peso della vocalità. Apprezzabili anche i contributi nelle parti ruoli minori di Kezia Bienek come Leontina e André Henriques nel doppio ruolo di Lucio/Fulvio.
Carlo Rizzi è colui che ha reso musicalmente interessante, oltre che possibile, questa ripresa, a quarant’anni di distanza dai primi revival in tempi moderni come citato sopra. Ha mantenuto un suono pulito, compatto, evocativo e mai fracassone; momenti trionfali e cori (un plauso alla sezione maschile dell’Opera Rara Chorus) sono stati resi con eleganza; l’azione narrativa e il dramma sono stati sottolineati in modo appropriato e i cantanti sono stati messi nelle condizioni di dare il meglio a livello espressivo e di fraseggio.
In chiusura rinnoviamo parole di ammirazione per il lavoro di riscoperta svolto da Opera Rara. L’esule di Roma non sarà forse tra i più grandi capolavori di Donizetti, ma è pur sempre una piccola gemma che meriterebbe di ritornare in repertorio, insomma un titolo che non merita certo l’oblio. Anche a un primo ascolto, la bellezza della musica colpisce davvero. La reazione entusiasta del pubblico londinese ne è la prova. Non resta ora che aspettare l’incisione l’anno venturo.
Cadogan Hall – Stagione 2022/23
L’ESULE DI ROMA, ossia il proscritto
Melodramma eroico in due atti
Libretto di Domenico Gilardoni
Musica di Gaetano Donizetti
Murena Nicola Alaimo
Argelia Albina Shagimuratova
Settimio Sergey Romanovsky
Publio Lluís Calvet
Leontina Kezia Bienek
Lucio/Fulvio André Henriques
Direttore Carlo Rizzi
Britten Sinfonia
Opera Rara Chorus
Londra, 11 maggio 2023