Nonostante la crisi finanziaria della fondazione e il cambio di parte della programmazione annunciato solo un mese fa, l’inaugurazione dell’85° Festival del Maggio Musicale Fiorentino con il previsto Don Giovanni avviene a sala quasi piena, in una atmosfera piuttosto popolare e poco glamour. Merito forse del titolo mozartiano in programma, arcinoto ma che a Firenze non si vede così spesso in stagione: l’ultima volta risale infatti a dieci anni fa, quando andò in scena al vecchio Teatro Comunale in un allestimento di Lorenzo Mariani.
Accantonata la nuova produzione che doveva portare la firma di David Pountney, si importa dal Festival dei Due Mondi di Spoleto uno spettacolo con la regia di Giorgio Ferrara del 2017, qui ripresa da Stefania Grazioli. Ferrara ambienta la vicenda in un cimitero monumentale come potrebbero essere quelli di Staglieno a Genova o della Certosa a Bologna. Le scene di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, ravvivate dalle belle luci di Fiammetta Baldiserri, risultano quasi claustrofobiche nel profluvio di marmi squadrati e statue, e quando si aprono all’esterno mostrano le cime appuntite dei cipressi e una grande cappella cimiteriale, come se non ci fosse scampo dalla morte. I protagonisti sono dunque fantasmi fin dall’inizio, quando sulle note di chiusura dell’ouverture appaiono coperti da un tulle bianco che viene tolto da un personaggio esterno agghindato in foggia ottocentesca: si tratta verosimilmente di Søren Kierkegaard, il filosofo danese che ha scritto pagine famose sul Don Giovanni delle quali alcuni stralci vengono proiettati poco prima su un sipario, in una grafica assai discutibile e poco accattivante, come se gli spettatori avessero bisogno di una guida per ascoltare questo brano musicale. Il filosofo scompare tra l’altro fino al sestetto finale, quando i personaggi si velano nuovamente, mentre il protagonista si trova seduto su una tomba pronto a brindare. L’introduzione della figura di Kierkegaard e l’ambientazione cimiteriale risultano tuttavia una mera idea non sviluppata. Durante tutta l’opera vediamo i protagonisti agire come in tutti i Don Giovanni di tradizione, in una recitazione curata ma estremamente prevedibile dalla prima all’ultima scena. L’unica scusante al proporre in apertura di Festival un tale allestimento che sembra nato vecchio già al suo battesimo è quella della situazione emergenziale in cui si trova il teatro.
Non che le cose sul podio migliorino. La presente edizione di Don Giovanni è la quarta che si vede a Firenze dal 1990 a oggi ed è anche la quarta a essere diretta da Zubin Mehta. Ovviamente non si può parlare di una brutta direzione, visto il suono edonisticamente bello proveniente da una Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino compatta e in ottima forma. Tuttavia è un Mozart che sembra svuotato di teatro per cercarne un’idea liturgica di afflato romantico, che si sposa bene con l’ambientazione cimiteriale di Ferrara ma che manca totalmente di vita, tra tempi solenni e rincorse fatte senza prendere fiato. Qualche momento azzeccato c’è, ma nel complesso siamo di fronte a una direzione che sembra un relitto di un passato che abbiamo ormai messo nel cassetto.
Per quanto il cast sia ben scelto e con buone punte al suo interno, risulta poco affiatato e un po’ azzoppato dalla direzione. Nei panni del protagonista troviamo Luca Micheletti, la cui vocalità sembra perfetta per questo ruolo. La strumento ben si espande in sala e possiede una tinta affascinante; non si fa mettere alla corda dal Brindisi, affrontato invero con spavalderia, e si piega a tutte le sfumature possibili in “Deh vieni alla finestra”. Dal punto di vista attoriale ovviamente Micheletti può qui dispiegare tutto il suo istrionismo maturato dalla prosa, ma talvolta l’eccessiva sicurezza rischia di sfociare nel manierismo del ruolo stesso. Markus Werba affronta per la prima volta il ruolo di Leporello, ma sembra che lo abbia sempre sostenuto. Nonostante la voce possa risultare un po’ chiara per la parte, Werba sa destreggiarsi con abilità nella tessitura, grazie anche a una spiccata musicalità e a un notevole senso del ritmo.
Ruzil Gatin disegna un Don Ottavio piuttosto tradizionale ma mette in mostra una linea di canto omogenea e un’emissione morbida che gli permettono di cesellare con nobiltà i suoi momenti solistici. Eduardo Martinez è un Masetto dal timbro chiaro che offre una esecuzione in crescendo, mentre Adriano Gramigni risulta un Commendatore efficace, anche se un po’ cavernoso.
Sul fronte femminile, troviamo in primis la Donna Anna di Jessica Pratt, la quale si dimostra vocalmente in ottima forma, dispiegando appena possibile il saldo e luminoso registro acuto, che ben si piega anche a mezze voci e smorzature, come in “Non mi dir, bell’idol mio”. Pur non disponendo di doti interpretative da grande tragica, l’esibizione di Pratt si apprezza appunto per l’aspetto musicale, vista anche l’attenzione riservata al fraseggio e alla dizione. Anastasia Bartoli non sembra totalmente a suo agio nel ruolo di Donna Elvira, soprattutto per una questione di tipologia del materiale vocale: il suo strumento infatti, ampio, tagliente e metallico, sembra adattarsi con difficoltà alle morbidezze mozartiane, laddove brilla in altro repertorio come la recente Gloria di Cilea eseguita a Cagliari. Tuttavia Bartoli sa ben dominare la tessitura, agilità comprese, e dare al personaggio di Elvira una azzeccata vena tragica. A chiudere il terzetto di donne troviamo Benedetta Torre quale spigliata Zerlina, che si fa sempre apprezzare per il suo personale timbro e la padronanza della linea vocale. Da segnalare la bella prestazione del Coro preparato da Lorenzo Fratini, che sa valorizzare con bel suono e i giusti accenti i suoi pochi interventi nell’opera.
Al termine della recita, dopo numerosi applausi a scena aperta, si riscontra un caloroso successo per tutti, con punte di entusiasmo per Micheletti, Werba, Pratt e Bartoli, e la ormai quasi scontata standing ovation per il maestro Mehta.
85° Festival del Maggio Musicale Fiorentino
DON GIOVANNI
Dramma giocoso in due atti KV 527
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Don Giovanni Luca Micheletti
Il Commendatore Adriano Gramigni
Donna Anna Jessica Pratt
Don Ottavio Ruzil Gatin
Donna Elvira Anastasia Bartoli
Leporello Markus Werba
Masetto Eduardo Martinez
Zerlina Benedetta Torre
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Regia Giorgio Ferrara
ripresa da Stefania Grazioli
Scene Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo
Costumi Maurizio Galante
Luci Fiammetta Baldiserri
Allestimento del Festival dei Due Mondi di Spoleto
Firenze, Teatro del Maggio, 30 aprile 2023