Come da tradizione, i giorni centrali del Salzburger Festspiele, quelli vicini al 15 agosto, ruotano specialmente attorno a uno degli artisti più acclamati del rinomato festival musicale austriaco, Riccardo Muti. Invitato per la prima volta al Festspiele da Herbert von Karajan nel 1971, quando a soli trent’anni debuttò al Kleines Festspielhaus con Don Pasquale, da allora molteplici sono state le apparizioni salisburghesi del maestro napoletano. Chi scrive ricorda almeno, negli ultimi anni, Moïse et Pharaon nel 2009, Ivan il Terribile di Prokof’ev nel 2010, il Requiem di Verdi nel 2011 e nel 2019, la Messe solennelle di Berlioz nel 2012, Nabucco nel 2013, il concerto del 2015 con la virtuosa Anne-Sophie Mutter, Aida nel 2017.
Per l’edizione del 2023, i tre concerti al Grosses Festspielhaus hanno visto il maestro Muti, alla guida dei Wiener Philharmoniker, impegnato in un programma incentrato su due compositori a lui assai congeniali; qui si riferisce della prima rappresentazione. La matinée si apre nel nome di Giuseppe Verdi e di due dei Quattro pezzi sacri; nella fattispecie, si ascoltano lo Stabat Mater per coro e orchestra, su testo di Jacopone da Todi, e il Te Deum per soprano, doppio coro e orchestra, ambedue risalenti alla fine degli anni Novanta dell’Ottocento. Con gesto energico e incisivo, mai sbracato o volgare, ottenendo dall’impeccabile compagine viennese un suono compatto, pieno e di puro smalto, privo di sbavature, il direttore opta per una lettura solenne, ieratica, spirituale e potentemente drammatica, giocando sapientemente sui contrasti dinamici. Lo Stabat Mater è contraddistinto da un andamento scabro e, al contempo, travolgente e appassionato, venato di volta in volta di tristezza, dolore, terrore, esasperazione, sfociante nel conclusivo “Amen” in pianissimo. Il Te Deum emerge per una religiosità profonda e pregnante, di imponente sapore chiesastico, e per la possanza degli interventi corali, fino a giungere al commovente “In te, Domine, speravi”, per l’occasione affidato alla vocalità luminosa e cristallina del ventitreenne soprano tedesco Serafina Starke. In ambedue i brani fondamentale è l’apporto del valevole Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor, distintosi soprattutto per robustezza, gagliardia e precisione, guidato con mano sicura da Huw Rhys James.
Dopo l’intervallo, sui leggii della Filarmonica di Vienna troviamo lo spartito della Sinfonia n. 7 in mi maggiore di Anton Bruckner; composta tra 1881 e 1883, fu eseguita in prima mondiale nel dicembre 1884 a Lipsia, e venne pubblicata nel 1885 con dedica al re di Baviera, Ludwig II di Wittelsbach. Quello di Muti e dei Wiener Philharmoniker è un Bruckner sfarzoso e rutilante, dallo sviluppo maestoso e dalle sonorità voluminose e solide, senza però risultare eccessivamente muscolare, soverchiante o enfatico. Subito si coglie il forte affiatamento tra il maestro napoletano e gli orchestrali, frutto di una collaborazione di più di un cinquantennio; i musicisti, difatti, seguono con fiducia e intesa la sua gestualità icastica, sposando appieno le sue intenzioni: vengono così sbalzate a tutto tondo tutte le peculiarità della sinfonia, dalla grandeur di gusto wagneriano al sinfonismo di matrice schubertiana, dagli squarci lirici a una solennità quasi liturgica, da abbandoni di intimismo domestico a metafisici aneliti all’infinito. Il primo movimento, Allegro moderato, tiene insieme una rigorosa aura di magniloquente imponenza “alla Wagner” e un tema maggiormente frastagliato e luminoso, in una giustapposizione tra tensioni e distensioni. Segue l’Adagio. Sehr feierlich und sehr langsam, un mesto e pensieroso concentrato di candida serenità e gravida introspezione, il tutto ricoperto da una luttuosa patina di tristezza. Il successivo Scherzo. Sehr schnell è caratterizzato da una ritmica pulsante, da un’agogica maggiormente sostenuta e da dinamiche eroiche e scattanti. Nel conclusivo Finale. Bewegt, doch nicht schnell si dipanano richiami al primo movimento, in un climax di tensione vieppiù irruente e crescente, culminante in un marmoreo, apocalittico tappeto di suono. Muti, tenendo ben salde le redini della prestigiosa compagine viennese, domina con sicurezza, disinvoltura e baldanza la monumentale cattedrale sonora bruckneriana, senza mai scadere nella retorica tronfia fine a sé stessa.
Teatro esaurito con aggiunta anche di posti a sedere supplementari ai lati del palcoscenico; al termine, successo entusiastico, con roboanti ovazioni per Riccardo Muti e per gli orchestrali.
Salzburger Festspiele 2023
CONCERTO RICCARDO MUTI – WIENER PHILHARMONIKER
Musiche di Giuseppe Verdi e Anton Bruckner
Wiener Philharmoniker
Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor
Direttore Riccardo Muti
Maestro del Coro Huw Rhys James
Soprano Serafina Starke
Salisburgo, Grosses Festspielhaus, 13 agosto 2023