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Como, Teatro Sociale – Die Zauberflöte (Il flauto magico)

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Il cosmo inesplorato e sconosciuto, la scoperta dell’ignoto e il raggiungimento di nuovi orizzonti. Proseguendo lungo il fil rouge della sostenibilità ambientale, dopo l’acqua de “Il canto delle balene” e la terra di “Natura est vita”, il Teatro Sociale di Como sceglie, come tematica della Stagione Notte 2023/2024, l’incognito universo siderale, ben rappresentato dal suggestivo titolo “GLEAM-X. Lo spazio sconosciuto”. Come già nel 2022, anche quest’anno in apertura viene proposta una composizione di Wolfgang Amadeus Mozart. “La definitiva tendenza di questa opera è appunto l’immusicale che contiene, e perciò, malgrado singoli ben compiuti numeri da concerto, singole manifestazioni profondamente commoventi e patetiche, non diventa affatto un’opera classica”, come la definì il filosofo danese Søren Kierkegaard nel suo Don Giovanni. Gli stadi erotici immediati ovvero il musicale erotico: stiamo parlando del celebre Singspiel in due atti Die Zauberflöte, assente dalle tavole lariane dal 2017. Per l’occasione, Il flauto magico viene eseguito integralmente, senza tagli, in lingua originale ma con i dialoghi in traduzione italiana a cura di Stefano Simone Pintor (librettista dell’opera Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse che, nel 2017, inaugurò la stagione lariana): una scelta ibrida che farà storcere il naso ai puristi, a onor del vero poco comprensibile soprattutto in tempi di sovratitoli. Va comunque detto che la traduzione di Pintor risulta puntuale, efficace e armoniosa, indubbiamente apprezzabile specialmente per chi non conosce il tedesco.

Alla guida di una compatta Orchestra I Pomeriggi Musicali, troviamo James Meena. Servendosi di una gestualità energica e precisa, il maestro statunitense opta per una lettura smagliante e vivace, improntata principalmente a sonorità ovattate e tenui. L’agogica è variegata, adottando Meena tempi perlopiù scattanti, eccezion fatta per alcuni momenti (come, per esempio, l’aria del I atto “O zittre nicht, mein lieber Sohn”), dove propende per dinamiche maggiormente ampie e comode. Coeso e scrupoloso il rapporto tra buca e palcoscenico, con un’attenzione particolare a mettere a proprio agio gli artisti.

Il cast, selezionato da AsLiCo, è formato da vincitori e finalisti delle ultime due edizioni del prestigioso Concorso per giovani cantanti lirici. Presenza scenica fresca, disinvolta e signorile, Francesco Lucii è un Tamino dalla vocalità luminosa e calda, emessa con garbo e, nel complesso, di buon peso; si apprezza, altresì, una recitazione accurata e rifinita. L’attesa aria del I atto “Dies Bildnis ist bezaubernd schön” è risolta con grazia ed eleganza, sebbene a tratti sia avara di sfumature. Dopo il successo come Donna Anna nella passata stagione, torna a Como Elisa Verzier nei panni di Pamina. Vocalità sopranile pura come un diamante, tersa e avvolgente, Verzier emerge per un registro acuto svettante, per i legati soffici come seta e per una notevole cura nel fraseggiare. L’aria “Ach ich fühl’s, es ist verschwunden!” è cesellata con politezza, languore e delicatezza.
Fisico statuario e maestoso, il soprano svizzero Nicole Wacker esibisce, come Regina della Notte, uno strumento vocale corposo e lucente, una tecnica ferrea e un’invidiabile naturalezza nell’espugnare i virtuosismi: le agilità delle due arie “O zittre nicht” e “Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen” vengono sciorinate con speditezza e fluidità, risuonando penetranti, argentine e squillanti. Il basso cinese Renzo Ran impersona con rigore e sobrietà un Sarastro solenne, algido e austero; la voce è profonda, tonante e scura, nell’insieme sufficientemente omogenea in tutti i registri. Il Papageno di Pasquale Greco, dalla vocalità baritonale ampia e sonora, robusta e doviziosa di armonici, conquista le simpatie del pubblico per la verve innata e la recitazione scanzonata e sapida. Chiara Fiorani è una Papagena aggraziata e cristallina, mai petulante; Lorenzo Martelli, come Monostatos, mostra uno strumento vigoroso e brillante, ben timbrato e, vivaddio, scevro di fastidiosi cachinni. Ben amalgamate fra di loro e affiatate le Tre dame (Irene Celle, Julia Helena Bernhart e Aoxue Zhu); solidi e icastici Alberto Comes (Oratore/Primo sacerdote/Secondo armigero) e Giacomo Leone (Secondo sacerdote/Primo armigero); perfettibili i Tre Geni. Efficaci gli interventi del Coro di OperaLombardia, guidato con sicurezza da Massimo Fiocchi Malaspina.

Dopo il Barbiere di Siviglia inaugurale del 2021, torna a Como Ivan Stefanutti, che cura regia, scene e costumi con l’aiuto di Filippo Tadolini (assistente alla regia e alle scene) e Stefano Nicolao (assistente ai costumi). Stefanutti immagina un’ambientazione fiabesca, ispirata alle seduzioni de Le mille e una notte, firmando un allestimento semplice, pulito e lineare, nel quale emerge un Oriente magico, onirico e ideale, un esotismo visionario e senza tempo in cui si fondono elementi desunti da varie tradizioni, un po’ come accadeva in certi trattati europei del Settecento: l’Egitto, il mondo arabo, l’India, il Sud-est asiatico, l’Estremo Oriente. Servendosi di pochi elementi scenici, ravvivati dalle belle luci atmosferiche di Emanuele Agliati, e dai meravigliosi ed elaborati costumi (improntati particolarmente alle cromie del blu, verde, argento, rosso, rosa, arancione), Stefanutti confeziona uno spettacolo elegante, evitando di rileggere il titolo in chiave massonica o politica. Nell’economia della performance, non mancano alcune idee interessanti (durante le prove del II atto, il fuoco e l’acqua sono rappresentati da due inquietanti figuranti incappucciati che cercano, inutilmente, di fermare Tamino e Pamina, il primo vestito di rosso e con ali piumose, il secondo abbigliato di azzurro scuro e con in mano una brocca); l’interpretazione dei singoli personaggi è, poi, misurata e mai sopra le righe (nemmeno con Papageno o Monostatos, spumeggianti ma mai sovraccarichi), i movimenti dei solisti e delle masse risultano abbastanza fluenti e disinvolti.
Teatro quasi esaurito e, al termine, caloroso successo per tutti, con punte di maggiore entusiasmo per Lucii, Verzier, Wacker, Greco e Ran.
Lo spettacolo, una coproduzione del circuito di OperaLombardia con il Teatro Verdi di Trieste e l’Opera Carolina di Charlotte, verrà prossimamente proposto a Cremona (6 e 8 ottobre), Brescia (13 e 15 ottobre), Pavia (20 e 22 ottobre) e, con cast e direttore differenti, a Trieste (dal 7 al 17 dicembre).

Teatro Sociale – Stagione 2023/24
DIE ZAUBERFLÖTE
Opera tedesca in due atti, KV 620
Libretto di Emanuel Schikaneder
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Tamino Francesco Lucii
Pamina Elisa Verzier
La Regina della Notte Nicole Wacker
Papageno Pasquale Greco
Papagena Chiara Fiorani
Sarastro Renzo Ran
Monostatos Lorenzo Martelli
Prima dama Irene Celle
Seconda dama Julia Helena Bernhart
Terza dama Aoxue Zhu
Oratore/Primo sacerdote/Secondo armigero Alberto Comes
Secondo sacerdote/Primo armigero Giacomo Leone
Tre Geni Giulia Addamiano, Francesco Beschi,
Teofana Prilipceanu

Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro di OperaLombardia
Coro voci bianche del Teatro Sociale
Direttore James Meena
Maestro del Coro e Coro voci bianche Massimo Fiocchi Malaspina
Regia, scene e costumi Ivan Stefanutti
Luci Emanuele Agliati
Assistente alla regia e alle scene Filippo Tadolini
Assistente ai costumi Stefano Nicolao
Dialoghi in italiano a cura di Stefano Simone Pintor

Nuovo allestimento
Coproduzione Teatri di OperaLombardia,
Fondazione Teatro Verdi di Trieste e Opera Carolina
Como, 30 settembre 2023

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