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Bolzano, il russo Arsenii Mun vince la Finalissima del 64° Concorso pianistico Busoni

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Trattare della Finalissima e più in generale del 64° Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni non è impresa da poco in considerazione della storia, delle giurie e dei premiati, tutti elementi di livello altissimo. Istituito nel 1949 con cadenza annuale, dal 2002 si svolge ogni due anni. L’attuale edizione è iniziata lo scorso anno con le prime fasi: a maggio sono pervenute le oltre seicento candidature, a luglio si sono svolte le preselezioni, sulla base dei video e dei curricula artistici ricevuti, con l’ammissione di una rosa di centodieci candidati, a novembre con il Glocal Piano Project i giovani selezionati sono stati invitati a esibirsi davanti a un pubblico dal vivo, mentre l’esecuzione è stata ripresa, quindi pubblicata su internet e valutata.

Al termine di questa fase la Giuria del Glocal Piano Project ha individuato ventisei finalisti, in aggiunta ad altri nove selezionati rispettivamente con il voto del pubblico, in quanto vincitori di altri concorsi appartenenti alla WFIMC (World Federation of International Music Competition), e come ammessi dall’edizione 2020/2021 (si erano avvalsi della possibilità di rinviare la loro partecipazione per il periodo pandemico). Durante quest’estate invece ha avuto luogo la parte conclusiva della competizione: dal 23 al 25 agosto le semifinali solistiche (presenti 33 dei 35 candidati), il 26 e 27 le finali solistiche con tredici pianisti dei quali, in seguito alle valutazioni, sono rimasti sei giovani aspiranti impegnati quindi, dal 29 al 31 agosto, in una delle prove più complicate di tutta la competizione, la finale musica da camera assieme al newyorchese Isidor String Quartet.

Rimasti in tre, in seguito all’ulteriore rigida selezione, è la volta della finalissima il 3 settembre alle ore 10 del mattino, orario indubbiamente insolito per il pubblico ma azzeccato per i giovani talenti. Il programma prevede tre partiture monumentali che delineano l’evoluzione del dialogo fra pianoforte e orchestra nel periodo di passaggio tra Otto e Novecento. Ad aprire la finale è lo statunitense Anthony Ratinov, classe 1997, istruito fin dalla più tenera età dalla nonna Edit Ratinova, docente di lunga data alla Gnessin Music School di Mosca. Il giovane propone un Everest tastieristico del XX secolo, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do maggiore, op. 26 di Sergej Prokof’ev. La partitura, composta in un arco temporale particolarmente esteso, dal 1911 al 1921, venne presentata proprio nel 1921, a Chicago, con l’autore al pianoforte. L’opera è caratterizzata dai tratti peculiari del linguaggio maturo dell’autore russo, dall’accentuato aspetto percussivo e ritmico, all’utilizzo di tipici temi e colorazioni di sapore russo. I canonici tre movimenti consentono a Ratinov di esibire la perizia tecnica di cui è dotato, la grande musicalità e l’estremo rigore votato a un’esecuzione qualitativamente accurata.

Segue quasi immediatamente la prova del secondo candidato Arsenii Mun, nato nel 1999 a San Pietroburgo, città in cui si è diplomato al Conservatorio per poi trasferirsi a New York, dove tuttora risiede e frequenta la Julliard School of Music. Anche a lui spetta un cimento decisamente complesso e insidioso, si tratta della celebre Rapsodia su un tema di Paganini, op. 43 di Sergej Rachmaninov. Spesso rimproverato per la facilità delle sue creazioni musicali, caratterizzate da un’accentuata espressività, proprio con questo brano ottiene uno dei suoi successi più importanti, con apprezzamenti unanimi. Le ventiquattro variazioni, in cui sono combinate con abilità la cifra virtuosistica e la sapienza formale, rielaborano con incredibile estro il Capriccio n. 24 in la minore di Niccolò Paganini, già utilizzato come tema per rielaborazioni e fantasie da innumerevoli autori, tra i quali non manca Franz Liszt che Rachmaninov guarda con rispetto. Mun ne offre un’interpretazione brillante, di cui si apprezza la quasi incauta estrosità giovanile capace di ammaliare il pubblico trascinandolo con sé nel vortice dell’esplosiva e suadente inventiva del compositore.

Dopo una breve pausa è la volta del terzo e ultimo candidato, il giapponese Ryota Yamazaki, nato a Fukushima nel 1998. Tocca a lui chiudere la competizione con una partitura monstre quale l’imponente Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore, op. 23 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, scritto tra 1874 e 1875 ma rielaborato fino al 1889, anno dell’ultima e definitiva versione. La sua cifra romantica è risaltata dalla felice vena melodica e da una comunicativa immediata, di forte impatto emotivo, capace di rapire il pubblico nell’incanto di un’ispirazione che pare scaturire con grande facilità. Il pianismo čajkovskijano richiede qui grande personalità e ottima preparazione tecnica: soprattutto quest’ultima caratteristica è ben presente nella prestazione del giovane esecutore. L’Orchestra Haydn, con l’attenta e solerte guida di Arvo Volmer, che ben conosce la compagine per la sua lunga direzione principale, accompagna i giovani cercando di non sovrastarli nella loro delicata prova.

Dopo una breve attesa e in seguito agli interventi di rito, al termine dell’intensa mattinata, sono annunciati tutti i premi stabiliti dalla giuria internazionale presieduta da Ingrid Fliter: si aggiudica il terzo posto Ryota Yamazaki mentre Anthony Ratinov ottiene la seconda posizione. Vince la sessantaquattresima edizione del concorso Arsenii Mun che fa incetta di riconoscimenti, portando a casa anche il premio del pubblico e l’ambito Premio Michelangeli, assegnato solo in caso di verdetto unanime della giuria, e, proprio per questo, assente da oltre un decennio dalla competizione bolzanina.

Bolzano Festival Bozen 2023
64° CONCORSO PIANISTICO INTERNAZIONALE
FERRUCCIO BUSONI

Finalissima

Sergej Prokof’ev
Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do maggiore, op. 26
Anthony Ratinov, pianoforte

Sergej Rachmaninov
Rapsodia su un tema di Paganini, op. 43
Arsenii Mun, pianoforte

Pëtr Il’ič Čajkovskij
Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore, op. 23
Ryota Yamazaki, pianoforte

Orchestra Haydn
Arvo Volmer, direttore

Bolzano, Teatro Comunale, 3 settembre 2023

Photo: Anna Cerrato

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