Un appuntamento attesissimo e con un pubblico molto attento (anche se le autorità latitavano), in un giorno infrasettimanale tra le due ultime recite di Antony and Cleopatra di Adams, senza praticamente tempo per le prove. Ma con le due mostre già aperte (al Palau Robert e al Palau Güell in centro città), più il concerto all’Università tenuto il giorno stesso dei cent’anni della nascita (1° novembre), il Gala per il centenario di Victoria de los Ángeles al Gran Teatre del Liceu era, fra tutti, forse l’evento più atteso.
Il risultato è stato buono, tutto considerato a tratti molto buono, anche se una delle artiste invitate, Anne Schwanewilms, ha dovuto rinunciare a esibirsi per una indisposizione: sono venuti meno così i suoi interventi (le arie di Elsa dal Lohengrin e della protagonista di Ariadne auf Naxos) che avrebbero coperto il versante “tedesco”’ del concerto. In questo modo, dieci voci femminili, un pianoforte, una chitarra e l’orchestra sinfonica del Teatro si sono dati appuntamento per ricordare le tappe principali di carriera e vita di Victoria de los Ángeles dai primi anni fino all’ultima esibizione al Liceu dopo un quarto di secolo di assenza (tra il 1967 e il 1992). Abbiamo ascoltato così il Lied tedesco, la canzone spagnola, la canzone catalana, quella galiziano-portoghese, la latinoamericana e le arie d’opera, tutti brani che appartenevano al repertorio del grande soprano: la concezione dello “spettacolo” non meno che del concerto era di Marc Busquets, direttore artistico della Fondazione intitolata alla cantante, che ha collaborato al successo della serata.
In più, sul palcoscenico, erano appesi tanti vestiti dell’interprete, tra i quali si muovevano le cantanti (su proposta di Clémence Pernoud e con le luci di Conchita Pons) in uno spazio dove si proiettavano spezzoni di filmati e video di diverse epoche (i meno noti e più emozionanti, anche se in qualche caso precari, erano quelli dei primi tempi, il più bello quello dei giorni trascorsi a Bayreuth), realizzati dalla stessa interprete o da persone a lei vicine.
Il momento più toccante è stato l’inizio della seconda parte (il “dietro le quinte” con allusione alla non facile vita personale), dove tre delle cantanti (Joyce DiDonato, Juliana Grigoryan e Dame Sarah Connolly) si raccontavano i momenti difficili attraverso tre arie d’opera (“Laisse couler mes larme” dal Werther, “Senza mamma” da Suor Angelica e il lamento finale della protagonista di Dido and Aeneas) per poi scomparire. Alla fine, fuori programma, un frammento della Bachianas Brasileira n. 5 di Héctor Villalobos (registrata da de Los Ángeles sotto la direzione dello stesso compositore) con la voce solista di Grigoryan e il “coro” di tutte le altre che, alla fine, si voltavano a guardare i vestiti come omaggio finale. Personalmente mi è mancata una foto o proiezione del volto dell’artista catalana, ma forse è vero che a lei non sarebbe piaciuto, come mi è stato detto. (Eppure, non si trattava per niente di una sensazione personale, ma molto condivisa).
Naturalmente, nel caso di un omaggio come questo, critiche troppo specifiche non avrebbero senso, dato che tutti hanno dato il loro meglio. Certo si possono esprimere delle preferenze e di sicuro ci sono stati problemi oggettivi nella direzione di Lucas Macías Navarro e perfino dell’orchestra, penso dovuti all’assenza di prove (l’unico momento affidato all’orchestra sola, l’ouverture del Tannhäuser, è stato il meno interessante). Ciò premesso, credo che la cosa migliore sia un breve resoconto del programma in ordine alfabetico.
Louise Adler si è esibita in “Porgi amor” da Le nozze di Figaro e in due Lieder (“Die Forelle” e “Auf Flügeln des Gesanges”) di Schubert e Mendelssohn con voce luminosa, mentre Maria Agresta ha cantato l’aria del Mimì dal quadro primo della Bohème e la grande scena di Desdemona dall’Otello verdiano con grande classe e la sua bella voce di soprano lirico. Sarah Connolly aveva aperto il programma con “An die Musik” di Schubert per poi continuare con “When I am laid in Earth” dalla Dido di Purcell e “Vergebliches Ständchen” di Brahms.
Joyce DiDonato ha quindi cantato in un castigliano perfetto “Del cabello más sutil” di Obradors, l’aria dal Werther e, in ricordo del celebre concerto degli addii di Gerald Moore a Londra nel 1968, il duetto buffo dei gatti insieme a Marina Viotti. Dal punto di vista del repertorio, e della varietà di lingue e stili, è stata forse lei a rievocare il ritratto più completo dell’artista ricordata.
Juliana Grigoryan, la più giovane di tutte e recente vincitrice dei concorsi SOI Cedolins e Operalia, ha interpretato, oltre al frammento citato della Bachiana, “Un bel dì vedremo” e “Senza mamma” e questo secondo Puccini la trovava al meglio della forma. Se non erro, calcava per la prima volta il palcoscenico del Liceu
Sabina Puértolas è volata dalle Canarie, dove stava provando la Manon di Massenet, per cantare la canzone di Mompou “Damunt de tu només les flors” che de los Ángeles propose al Palau de la Música al suo debutto ufficiale assoluto come cantante nel 1944 e, per finire in bellezza la prima parte, la scena prima dell’atto terzo della Manon (che aveva già cantato in ricordo del soprano a Oviedo qualche mese fa).
Helena Ressurreiçao si è presentata al Liceu con il “Fado” di Ernesto Halffter, molto bene accompagnata alla chitarra da Bernardo Rambeaud. Fatma Said ha cantato un’aria di Salud da La vida breve di De Falla, opera molto cara a Victoria, che la registrò due volte in forma ufficiale, più qualche incisione dal vivo, e poi “Widmung” di Schumann. Iréne Theorin ha dato quindi il suo contributo con l’aria di sortita di Elisabeth nel Tannhäuser avvolta nel manto che de los Ángeles aveva indossato nelle recite del 1961 e 1962.
Marina Viotti, infine, ha confermato la sua versatilità, oltre che nel citato duetto, anche con uno spiritual molto amato (e cantato) dal soprano catalano, “Sometimes I feel like a motherless Child”, la cavatina “Una voce poco fa” dal Barbiere (l’unico momento in cui una delle cantanti entrava dalla sala e cantava prendendo di mira il pubblico e il direttore) e l’ultimo pezzo in programma, il bis più cantato da Victoria nei suoi concerti, la Séguidille dalla Carmen di Bizet.
Da registrare lo straordinario dominio del pianoforte di Julius Drake in tutti i brani eseguiti, e la bella atmosfera di gruppo dove non c’è stato spazio per alcun divismo. Tanti applausi e tanta emozione.
Barcellona, 7 novembre 2023