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Atene, Opera Nazionale Greca – Medea (con Anna Pirozzi)

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Indissolubilmente legato alla memoria di Maria Callas il ruolo di Medea è, fra quelli interpretati dal grande soprano greco, forse il più problematico. L’opera di Cherubini conobbe contraddittorie fortune nel corso dei secoli. Nata in francese come opéra-comique nel 1797, fu solo nella sua versione con i recitativi musicati da Franz Lachner parecchi anni dopo (1855) che conobbe una certa fortuna sui palcoscenici europei, per poi sparire quasi del tutto dalla scene. Immenso merito della Callas e di Vittorio Gui fu la sua rinascita, nel 1953 al Teatro Comunale di Firenze, nella versione italiana e con i recitativi di Lachner. Esecuzione poi ripresa quello stesso anno al Teatro alla Scala nelle mitiche recite dirette da Leonard Bernstein. Maria Callas mantenne l’opera in repertorio fin quasi alla fine della sua carriera. Dopo di lei i pochi tentativi di riproporre l’opera, in italiano o nella ben più filologica versione opèra-comique, fallirono quasi sempre per l’impossibilità di trovare un’interprete in grado di reggere l’anfibia tessitura della protagonista e il terribile confronto con il ricordo delle storiche esecuzioni callasiane.

La Greek National Opera di Atene ci ha riprovato in questi giorni producendo, insieme al Metropolitan di New York, alla Canadian Opera e alla Lyric opera di Chicago, un nuovo e fastoso allestimento del capolavoro di Cherubini, nella sua versione italiana. Il confronto diretto e nella sua patria con Maria Callas era dunque inevitabile. Il trionfo che ha salutato queste recite (tutte esaurite in una nazione ove l’opera lirica non è particolarmente tenuta in considerazione) è stato superiore alle migliori speranze. Merito indiscutibile della direzione artistica ateniese è stato quello di affidare il ruolo di Medea ad Anna Pirozzi. La cantante italiana ha infatti profuso tutte le sue arti canore e recitative nell’esecuzione del terribile personaggio. Perfettamente a suo agio nel registro medio e grave, dove si gioca gran parte del ruolo di Medea, la Pirozzi ha tratteggiato una protagonista feroce e insieme molto femminile; una sorta di Anna Magnani calata nel mito greco. Meno “dea” della Callas, è stata ugualmente terribile negli scatti d’ira a cui alternava pianissimi di grande fascino e suggestione (splendido il suo “Giasone ascolta! Senti! Senti ancor”).

La sua interpretazione è stata senz’altro enfatizzata dalla bellissima regia di David McVicar, che ha trasformato la tragedia di Euripide in una favola nera dai tratti orrorifici. La povera Glauce che, riflessa nel gigantesco specchio in fondo al palcoscenico, si trascinava coperta di sangue e simile a un rettile schifoso dopo aver indossato il diadema e il peplo avvelenati donati da Medea la ricorderemo per lungo tempo. McVicar ha spostato l’azione all’epoca di Cherubini, non lesinando riferimenti alla pittura di David e di Ingres. I costumi di Doey Luthi erano formidabili e arricchivano l’allestimento di suggestioni “neoclassiche” di grande impatto. Il regista di Glasgow ha curato con grande efficacia la gestualità di ogni interprete e della massa corale, sottolineando con sagacia l’esplosiva miscela di amore-odio che Medea prova nei confronti di Giasone, un Giasone magnificamente interpretato dal tenore Giorgio Berrugi, squillante e dal largo fraseggio declamatorio.

A reggere le fila musicali della complessa partitura, in bilico fra Classicismo e Romanticismo (soprattutto nella sua versione italiana) è stato chiamato Philippe Auguin, attento a dosare le sonorità per non coprire i cantanti nei momenti più parossistici, ma capace di far deflagrare l’orchestra nel furibondo temporale che apre il terzo atto. Gli altri interpreti di questa Medea erano tutti di origine greca: dal sonoro e autorevole Creonte di Yanni Yannissis, alla dolcissima e patetica Neris di Nefeli Kosteli, amatissima dal pubblico ateniese. A guastare leggermente la festa, purtroppo, era la stridula e dall’accento incomprensibile Glauce di Vassiliki Karayanni e il poco più che amatoriale coro della Greek National Opera. Ottima, invece, l’orchestra ateniese. Del trionfo finale per la Pirozzi e dell’entusiasmo per tutti gli interpreti abbiamo già detto. La recensione si riferisce alla recita del 30 aprile.

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