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Arena Opera Festival 2023 – Madama Butterfly (con Asmik Grigorian)

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Il primo, seppur timido applauso, scatta alla lettura del suo nome da parte della voce che annuncia il cast. Segno di un trionfo annunciato per il soprano Asmik Grigorian, protagonista di Madama Butterfly di Giacomo Puccini, al debutto in Arena di Verona. Una serata attesa sia dal pubblico (l’anfiteatro è praticamente pieno), che dalla critica. E ben a ragione, vista la prova maiuscola offerta dal soprano lituano che, sulla carta, non sarebbe ideale per un ruolo come quello di Cio Cio San: eccellente straussiana, straordinaria in Čajkovskij, ha recentemente trionfato nella verdiana Lady Macbeth a Salisburgo. Tuttavia, Grigorian porta in dote anche alla fragile Butterfly il carisma di una presenza scenica magnetica e di una vocalità sicura. “Butterfly è forza e speranza” aveva detto in una intervista rilasciata al Corriere della sera qualche settimana fa. Proprio queste due caratteristiche sono emerse dalla sua interpretazione: la voce è davvero areniana per volume e ampiezza, omogenea in tutti i registri, ma pure capace di assottigliarsi per galleggiare su eterei pianissimi che giungono perfettamente udibili nel pur enorme spazio dell’anfiteatro. Grigorian domina ogni singola nota con (apparente) facilità, esibendo uno stupendo legato e una impeccabile musicalità. Il colore della voce, così particolare e non certo “bello” nel senso edonistico del termine, risulta tuttavia perfetto perché piegato esso stesso a finalità espressive da un fraseggio sempre vario, preciso nell’articolazione della lingua italiana, aderente al sentimento e all’emozione del momento. Ci sono, nell’interpretazione di Grigorian, la memoria della lezione di una Callas e di una Scotto nell’attenzione minuziosa a un fraseggio che non scade mai nella leziosità (e sappiamo quanto Butterfly si presti a questo rischio), con un gioco calibratissimo di peso sonoro e un ragguardevole ventaglio di colori. Una visione molto moderna, insomma. Particolarmente emozionanti risultano così le pagine solistiche: “Un bel dì vedremo” su tutte, con quell’attacco in pianissimo che sembra davvero disegnare un “fil di fumo all’orizzonte” e vira poi verso una verità di accento che si imprime nella testa e nel cuore di chi ascolta. L’emozione, anche quando scivola pericolosamente verso il dramma, è sempre accompagnata da una dignità che è cifra costituiva di un personaggio che si presenta sì giovanissima (i famosi 15 anni “netti netti”) nel primo atto ma che poi, nel terzo, assume statura da eroina tragica greca. Come tale ce la consegna l’intelligenza interpretativa di Grigorian, soprattutto nel finale, laddove “Tu piccolo Iddio” è scandito nel segno di una impressionante asciuttezza espressiva.

Al suo fianco, il Pinkerton di Piero Pretti ci è parso meno incisivo che in altre occasioni, soprattutto nel primo atto. Non che il personaggio si offra a chissà quali introspezioni, ma la voce suona talvolta opaca e l’interprete si assesta su un taglio generico. Lo stesso dicasi per la Suzuki di Sofia Koberidze, corretta e apprezzabile, ma nulla di più. Gevorg Hakobyan, Sharpless, offre all’ascolto una voce di pregevole colore e ampiezza, utilizzata con proprietà e compostezza, in particolare nel duetto con Butterfly del secondo atto. Molto bene hanno fatto i comprimari: il Goro querulo ma sonoro di Matteo Mezzaro, la Kate Pinkerton di bel timbro di Marta Pluda, l’ottimo Yamadori di Italo Proferisce, il tonante zio Bonzo di Gabriele Sagona. Gianfranco Montresor (il Commissario imperiale), Stefano Rinaldi Miliani (l’ufficiale del registro), Federica Spatola (la madre di Cio Cio San) e Valeria Saladino (la cugina) completavano degnamente il cast.

Daniel Oren, sul podio dei complessi areniani, sceglie una via mediana tra la visione di Madama Butterfly quale delicato pastello orchestrale e quella più ardita di partitura già espressionista. Complice forse la presenza di una siffatta protagonista, anche le accensioni orchestrali, sbalzate al calor bianco dal maestro israeliano, presentano una durezza che fa da controcanto a momenti di estenuata dolcezza, in una sorta di nevrosi musicale che è specchio di quella di Cio Cio San. Il rischio che si corre – e nel quale ci è parso inciampare talvolta Oren – intraprendendo una simile strada è quello di una tensione teatrale non sempre puntuale. Molto bene per omogeneità e intonazione ha fatto il coro istruito da Roberto Gabbiani, sia nel primo atto che nel commovente coro muto a fine secondo, premiato da un entusiastico applauso del pubblico.
In merito alla regia di Franco Zeffirelli, che ci pare accusare lo scorrere del tempo, rimandiamo a quanto già scritto su Connessi all’Opera da Roberto Mori (qui il link).

Arena di Verona – 100° Opera Festival 2023
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in tre atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini

Cio-Cio-San Asmik Grigorian
Suzuki Sofia Koberidze
Kate Pinkerton Marta Pluda
F.B. Pinkerton Piero Pretti
Sharpless Gevorg Hakobyan
Goro Matteo Mezzaro
Il Principe Yamadori Italo Proferisce
Lo zio Bonzo Gabriele Sagona
Il Commissario imperiale Gianfranco Montresor
L’Ufficiale del registro Stefano Rinaldi Miliani
La madre di Cio-Cio-San Federica Spatola
La cugina di Cio-Cio-San Valeria Saladino

Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Daniel Oren
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Emi Wada
Coordinatore del Corpo di ballo Gaetano Petrosino
Allestimento Fondazione Arena di Verona

Verona, 2 settembre 2023

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