Si intitola Amate Stelle l’album di debutto discografico da solista del giovane soprano svizzero Marie Lys, in uscita per Glossa il 3 febbraio in formato fisico e già disponibile sulle principali piattaforme digitali dal 20 gennaio. La registrazione è dedicata a “La Stradina”, ovvero Anna Maria Strada (1703 -1775), primadonna dell’epoca barocca, legata da un lungo sodalizio con Händel, ma le cui capacità vocali furono da inspirazione anche per alcuni compositori del barocco italiano. La registrazione, che vanta ben nove prime incisioni mondiali, comprende una selezione di arie di Vivaldi, Sarro, Händel, Vinci, Leo, Galuppi, Ristori e Porpora. Lys è accompagnata da Andrea Buccarella, alla guida di Abchordis Ensemble.
Probabilmente ancora poco conosciuta dalla maggior parte del pubblico italiano, Marie Lys è proprio in questi giorni reduce da una serie di recite in Tamerlano di Vivaldi a Ravenna dove ha cantato il ruolo di Irene, che riprenderà al Teatro Valli di Reggio Emilia il 27 e 29 gennaio. L’occasione che però l’ha portata alla ribalta dei riflettori e della stampa internazionale è stata quando lo scorso ottobre, al Maggio Musicale Fiorentino, a Lys è stato chiesto di sostituire con pochissimo preavviso Cecilia Bartoli nel ruolo del titolo in Alcina. La cantante si è difesa alla grande ottenendo un buon successo di pubblico e critica (chi scrive era in sala a una delle due recite dove ha cantato e può confermare una performance di tutto rispetto e di grande professionalità). Al di là delle apparizioni italiane, va detto che Lys, sulla scia della vittoria di importanti concorsi (primo premio alla Cesti Competition di Innsbruck nel 2018 e al Concorso Internazionale di Belcanto Vincenzo Bellini nel 2017, premio del pubblico alla London Handel Singing Competition), ha già avuto modo di collaborare con i più noti direttori del Barocco tra cui Diego Fasolis, Fabio Biondi, Alessandro de Marchi, Christophe Rousset, Ottavio Dantone, Emmanuelle Haïm e Leonardo García Alarcón. Nel suo repertorio tanto Händel, ma anche alcune parti in titoli di Massenet, Bellini, Donizetti, J. Strauss e Gluck. A livello discografico, Lys ha partecipato finora ad alcune registrazioni integrali, tra cui Argippo di Antonio Vivaldi per Naïve (qui la nostra recensione, dove ne avevamo già parlato come “piacevole scoperta”) e Leonora di Ferdinando Paër. Nel 2011 ha co-fondato Abchordis Ensemble, il cui scopo è portare alla luce capolavori dimenticati del barocco italiano e con cui ha preso parte a due registrazioni (Stabat Mater e Dies irae, per Sony).
Ora che abbiamo introdotto la protagonista di questa incisione, vale la pena ricordare chi sia stata Anna Maria Strada e ripercorrere brevemente le principali tappe della sua carriera. Il primo grande compositore a scritturare la Stradina è Antonio Vivaldi nella sua Verità in cimento per la stagione 1720/21 del Teatro Sant’Angelo. La partenza del Prete Rosso da Venezia a causa della polemica scatenata contro la scuola bolognese del canto di bravura dal pamphlet satirico Il teatro alla moda (1720) di Benedetto Marcello costringe Strada a lasciare la città lagunare. La cantante lavorerà per alcuni teatri minori in Toscana come Lucca e Livorno, salvo poi approdare a Napoli nel 1724, dove canterà a fianco di Farinelli e per compositori come Domenico Sarro, Leonardo Vinci e Leonardo Leo.
Nel 1729 Händel ingaggia Strada come prima donna nella compagnia della seconda Academy of Music londinese, per rimpiazzare il vuoto lasciato dalle due rival queens Faustina Bordoni e Francesca Cuzzoni. Strada diventerà la primadonna händeliana per antonomasia, protagonista di opere, pasticci operistici e anche oratori in lingua inglese. Sarà anche la più fedele al Caro Sassone, non abbandonandolo neanche per l’Opera of the Nobility del rivale Porpora nel 1733. Grazie alla versatilità dello strumento della Stradina Händel avrà modo di sperimentare con la scrittura vocale, nel canto lirico, drammatico e di bravura, dove Strada poteva competere con i castrati, tra gorgheggi, salti e trilli (dove Strada eccelleva). Come notò lo storico della musica Charles Burney, Strada “era una cantante formata proprio da lui e plasmata dalle sue melodie”. Il librettista Paolo Rolli la descrisse come dotata di una voce penetrante e affermò che Händel stesso ritenesse che la Strada cantasse meglio di Bordoni e Cuzzoni. Strada poteva infatti ben rendere l’espressione lirica di Cuzzoni e al contempo la caratura drammatica e le agilità di Bordoni, ma con un’estensione ancora maggiore, una migliore intonazione e un canto pieno di petto fino agli acuti precursore del soprano sfogato ottocentesco.
Non potendo eccepire nulla sul suo canto, la critica inglese sembrò inizialmente attaccarla per l’aspetto e il portamento. Sempre Charles Burney notò: “aveva così poco di una Venere nel suo aspetto che abitualmente era chiamata the Pig (il maiale)”, ma poi osservò anche che “gradualmente vinse tutti i loro pregiudizi, e cantando conquistò successo e simpatia”.
Nel 1737 dopo il collasso delle compagnie di Handel e Porpora, Strada, rimasta senza lavoro, ritorna in Italia, dove canterà al San Carlo di Napoli, al Teatro Regio di Torino e a Vicenza, fino al ritiro dalle scene nel 1741. Morirà settanduenne a Napoli nel 1773.
Ora è chiaro che registrazioni dedicate a cantanti del passato devono rimanere sul piano dell’omaggio sentito e sincero e non ambire alla smania di un paragone, visto anche che quello che sappiamo della Strada è legato a testimonianze scritte dell’epoca. In questo senso sembra non vi sia alcuna pretesa, ma piuttosto l’intenzione di fornire un ritratto organico della primadonna Strada. All’ascolto, sulla base di quello che abbiamo riportato sopra, è possibile comunque tracciare alcuni paralleli e distinzioni. Va detto che la voce di Marie Lys è innanzitutto all’altezza nell’eseguire le difficoltà tecniche di questo repertorio grazie a uno strumento molto agile, versatile ed esteso; sa trillare e ha gusto nelle ornamentazioni, è precisa, intonata e il suo registro acuto brilla per naturale luminosità, senza mai diventare inaridito o stridulo. Perfettibile a tratti la dizione, specialmente nell’articolazione delle consonanti. Si tratta comunque di una voce che, pur con buona proiezione e penetrazione degli acuti, è ragionevole considerare come meno sonora di quella della Strada, il cui suono pieno su tutta la gamma era il risultato di un registro di petto fino agli acuti, una prassi evidentemente caduta in disuso dopo l’800. Come fisicità e presenza scenica Lys avrebbe invece trovato il favore del pubblico inglese, al contrario della corpulenta e sgraziata Strada, criticata anche per le sue “boccacce terrificanti” e resa poi più raffinata col tempo da Händel.
Ripercorriamo ora le tracce del CD in ordine cronologico al fine di dare un’idea dell’evoluzione della vocalità della Strada; nel disco si è optato per mischiare le arie del periodo händeliano con quelle di altri compositori, al fine di una maggior varietà espressiva e di carattere. La registrazione si apre con l’aria “Con più diletto il mio Cupido” da La verità in cimento di Vivaldi (Venezia, 1720), dove Lys sgrana fluidamente e senza meccanicità un canto di bravura fatto di passaggi di coloratura spesso in progressione ascendente. Si cambia decisamente carattere con l’aria “Se veglia, se dorme l’amante suo core” dal Tito Sempronio Gracco di Domenico Sarro (Napoli, 1725) dai toni languidi e dal canto spianato innestato su ampie arcate in legato, rese con eleganza e cura dei fiati. Sempre dei primi anni napoletani (prima del trasferimento a Londra) vengono proposte “Il ruscelletto amante dell’erbe” da Eraclea (Napoli, 1724) di Leonardo Vinci e “Quando irato il ciel s’oscura” da Zenobia in Palmira (Napoli, 1725) di Leonardo Leo: nella prima Lys dialoga dolcemente ma anche con sensualità con il flauto dolce sopranino tra ornamentazioni eleganti e acuti accentati sul finire; nella seconda, Lys è forte in un canto di bravura e nel cantar di sbalzo, muovendosi con facilità su tutta la gamma.
Si giunge quindi agli anni londinesi, di cui possiamo ascoltare prima di tutto la celebre “Scherza in mar la navicella”, aria di Adelaide da Lotario di Händel che segnò il debutto di Strada a Londra nel 1729: Lys con vivace musicalità rende gli sbalzi ascendenti e discendenti della “procella” che “va perduta a naufragar” su un lungo passaggio vocalizzato. Non poteva mancar “Ah! Mio cor” da Alcina (Londra, 1735), capolavoro barocco dove il sodalizio Strada-Händel raggiunse il culmine della maturità artistica di entrambi. Lys è efficace nella corda patetica e dolente, pur dovendo forse ancora maturare a pieno nell’interpretazione; la sezione B è forse troppo pulita e poco agitata, mentre il da capo prende progressivamente peso drammatico; il suono rimane poi sempre ben curato senza effetti veristi. Va detto che quest’aria è stata registrata nel 2019 e a Firenze, lo scorso ottobre, Lys era apparsa più immedesimata con il personaggio della maga ferita, sintomo quindi di una crescita già in atto. Completa la relativamente breve rassegna händeliana l’aria “Scaglian amore e sangue” da Arminio (Londra, 1737), un’aria di furore dove Lys proietta attacchi in acuto, presi di forza e ben accentuando la parola chiave “sangue”.
Il viaggio attraverso la carriera della Stradina si conclude con gli ultimi anni italiani (1737-1741), spesso trascurati in quanto il nome di Strada è ormai indissolubilmente legato a quello di Händel. Vengono proposte “Oh Dio, mancar mi sento” da Adriano in Siria (Napoli, 1739) di Giovanni Alberto Ristori, dal carattere lirico e spianato e “Infelice in van mi lagno” da Adriano in Siria (Torino, 1740) di Baldassare Galuppi, aria dallo stile galante dal sentore pre-classico con rapide volatine di coloratura, fluidamente sciorinate dalla cantante con un’apprezzabile varietà dinamico-espressiva. Possiamo poi ascoltare due estratti dell’Achille in Sciro (Torino, 1740) di Leonardo Leo: “Non vedi tiranno ch’io moro d’affanno”, dal carattere fieramente appassionato e “No, ingrato, amor non senti”, dove Lys cura la linea di canto con grande espressività e la ornamenta con classe. Chiude la registrazione l’aria “Vi conosco, amate stelle” (a cui è ispirato il titolo dell’album) da Tiridate (Napoli, 1740), di Nicola Porpora: Lys abbellisce con gusto e delicatezza una linea di canto dal carattere piacevolmente melismatico che muta in intimo lamento nella sezione B e in un da capo elegantemente variato.
Andrea Buccarella dirige Abchordis Ensemble plasmando un suono sempre pulito, compatto e ricco, denso di espressività e di colore. L’accentazione o il supporto del continuo rimangono in generale nei confini del buon gusto senza sfociare in eccessi da “barock”, pur con una componente ritmica e una spiccata vivacità di carattere, laddove richiesta. Da segnalare il contributo del flauto dolce sopranino e dei flauti traversi, ma anche la versatilità degli archi nell’adattarsi a stili differenti, tra giochi imitativi, passaggi più lirici, dolenti o di furia.
In conclusione, si tratta di una registrazione sicuramente di pregio. Non è la prima incisione dedicata alla Strada, si veda ad esempio Prima Donna per ATMA Classique con Karina Gauvin (2012) e Anna Maria Strada: la favorita di Händel con Maria Espada per Musiepoca (2015). Se queste due precedenti incisioni si concentravano principalmente su Händel, quella recensita in questo scritto ha il pregio di non focalizzarsi esclusivamente sugli anni londinesi, ma di fornire un ritratto più ampio con un occhio anche alla produzione veneziana, torinese e napoletana, inclusi gli ultimi anni dopo il ritiro da Londra. La registrazione spicca quindi per qualità e varietà nella selezione delle tracce e nella cura delle note al CD (firmate da Judit Zsovár, musicologa autrice del libro Anna Maria Strada, Prima Donna of G.F. Handel, edito da Peter Lang nel 2020).
L’ascolto quindi è vivamente consigliato, non solo per conoscere una voce giovane in rapida ascesa, ma anche per farsi un’idea di un’epoca di vere primedonne dove si scriveva per le voci e in base alle loro possibilità. L’ascolto ha poi il merito indiretto di mettere in luce, come se ce ne fosse ancora bisogno, la bellezza di alcune perle ancora poco valorizzate del barocco italiano.
AMATE STELLE – ARIAS FOR ANNA MARIA STRADA
Musiche di Vivaldi, Sarro, Händel, Vinci, Leo, Galuppi, Ristori e Porpora
Marie Lys soprano
Andrea Buccarella direttore e clavicembalista
Abchordis Ensemble
Etichetta: Glossa
Formato: CD
Registrazione effettuata tra il 18 e il 22 ottobre 2019
presso Paroisse catholique du Sacré-Coeur di Basilea