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Alessandria, Festival “Scatola Sonora” – Il piccolo spazzacamino

L’anno passato, per i primi venticinque anni di attività, Scatola Sonora, Festival internazionale di opera e teatro musicale di piccole dimensioni, nato in seno al Conservatorio Vivaldi di Alessandria, propose – secondo la consuetudine consolidata di occuparsi di teatro musicale barocco – una pregevole edizione de L’Orfeo di Monteverdi.
Eppure Luca Valentino, che fin dagli anni della fondazione è guida artistica del Festival, ha sempre mostrato attenzione anche per il teatro del Novecento e contemporaneo, tanto che in passato inserì nei cartelloni, oltre ad autentiche chicche, come I due timidi di Nino Rota, Houdini the great di Andy Pape ed Euridice, o I burattini di Caronte di Joan Albert Amargós, prime esecuzioni assolute, come avverrà quest’anno con la creazione dell’opera di Antonio Giacometti, Cronache del bambino anatra, prevista il prossimo luglio da Scatola Sonora a Montepulciano in collaborazione col 48° Cantiere Internazionale d’Arte della splendida cittadina del senese.

Altro piccolo capolavoro del teatro musicale novecentesco, tanto importante per le riflessioni che suscita oltre che per le preziose possibilità didattiche che offre la sua messa in scena, è Il piccolo spazzacamino (The Little Sweep) di Benjamin Britten, non a caso, per questa specifica valenza, già messo in scena da Luca Valentino nelle passate edizioni del Festival e oggi allestito nel Cortile Palazzo Cuttica ad Alessandria. L’opera, oltre alle finalità didattico-educative specificamente musicali che la caratterizza, lancia un messaggio di condanna, ma insieme di speranza, denunciando un fenomeno purtroppo dilagante nell’Ottocento, quello dello sfruttamento del lavoro minorile, quando non erano certo isolati i casi di bambini venduti, nell’età dell’innocenza, per lavorare in ambiti difficili come quello degli spazzacamini. I loro corpicini erano ideali per incunearsi nelle cappe dei camini, talvolta rimanendone incastrati come capita al protagonista di quest’opera su libretto di Eric Crozier (tradotto per le versione italiana qui proposta da Franca Alfei e Piero Santi), il piccolo Sem, liberato dallo sfruttamento grazie alla collaborazione di altri bambini e beneficiario di tanti regali preparati appositamente da scolaresche che, nello specifico di questo allestimento, hanno “tifato” per lui preparandogli pensieri e simboli di solidarietà, colmandolo di messaggi colmi di comprensione e dolcezza: nella sostanza disegni coloratissimi appiccicati su una coperta che gli viene srotolata dinanzi agli occhi verso la fine dell’opera.

Certo l’opera di Britten ci parla del passato, ma il presente non è così differente. Ci ricorda infatti la condizione di migliaia di bambini extracomunitari che oggi vivono nell’ombra, fuggiti per miseria dai loro Paesi, talvolta neanche accompagnati o, peggio, venduti prima di partire dai loro genitori, costretti a barcamenarsi come possono appena approdati sui nostri litorali, poi sfruttati da organizzazioni malavitose per lavori iniqui e illegali. Temi, quindi, non lontani dal nostro quotidiano, che dovrebbero farci riflettere. Così ha pensato di fare lo stesso Luca Valentino, che a margine della presentazione del libro di Alfonso Cipolla Orchi, antropofagi e macellai. Storie varie per bambini succulenti ha organizzato un incontro intitolato “Piccoli e invisibili; spazzacamini di ieri e oggi” con l’illuminante intervento dell’avvocato Carlo Infuso, il quale ha fornito un quadro non incoraggiante del lavoro minorile in Italia, ovviamente proibito per legge, ma non certo assente nell’ombra dell’illegalità. In quell’Ottocento in cui Britten pensò di ambientare la sua opera, invece, i piccini che si arrampicavano su per le cappe dei camini per ripulirle dalla fuliggine erano diffusissimi, anzi un modo che famiglie indigenti avevano per poter racimolare qualche soldo sulle spalle dei propri figlioli. Sem è uno di questi. Eppure l’opera di Britten non è triste, perché l’allegria, la compassione per chi soffre scatena una catena di solidarietà che approda al lieto fine, con la liberazione del piccolo grazie all’impegno di giovani più fortunati di lui.

Luca Valentino, profondo estimatore e conoscitore del teatro di Britten, riesce con questo ennesimo spettacolo dedicato al Piccolo spazzacamino (il terzo da quando esiste il Festival alessandrino da lui stesso fondato) ad andare al cuore pulsante drammaturgico dell’opera, toccando la corda della commozione. E il bello sta nel fatto che lo fa con pochi mezzi, anzi direi con nulla: niente altro che qualche cuscino, corde, un telo che serve per simulare la cappa del camino, nascondere Sem, o ancora coprire come fosse un lenzuolo i bambini che vanno a dormire e un lungo nastro di tessuto con su impresse impronte di piedi per la scena in cui i bambini falsificano la via di fuga di Sem facendo credere che sia fuggito dalla finestra e invece lo nascondono nella loro stanza per poi dargli da mangiare e fargli un bagno. Eppure, con poco, sa far teatro, sa trovare il nodo della matassa giusto per intessere un ricamo registico sul doppio filo dell’allegria e del patetismo, consapevole che l’innocente buonumore e la speranza dei bambini non debbano mai soggiacere alla cattiveria e insensibilità del mondo dei grandi. La sua regia è vincente perché costruisce autentici personaggi, cogliendone nei più meditati tratti scenici l’autentico sentire. E poco importa se la Signorina Bracco (Ruiyu Liu) canti in un italiano poco comprensibile, o che altri cantanti orientali impegnati in questa produzione, come Yulin Wang e Ziqian Hao, rispettivamente Nerone e Clementino, e come Jiay Wang e Dongchen Duan, rispettivamente come Tommaso e Alfredo, abbiano pure loro una pronuncia italiana perfettibile; sono limiti che passano in secondo piano perché attorialmente funzionano a meraviglia: la prima si mostra impettita e inflessibile; gli altri due burberi spazzacamini, violenti e scontrosi come deve essere nel far entrare in scena l’intimidito e intristito Sem, strapazzandolo e irridendolo prima di costringerlo a salire sulla cappa del camino dove rimarrà incastrato, e gli ultimi due anche divertenti nel vestire i panni del cocchiere e del giardiniere.

Si ammira il lavoro fatto su Maddalena Boeris, che non solo canta bene (bravissima nell’arioso “Fuggi, fuggi sii veloce”), ma incarna anche una compassionevole e toccante Rosa, colpita dalla misera condizione in cui si trova Sem e disposta, quindi, a far di tutto per aiutarlo. Ottimi gli interpreti che vestono i panni dei bambini che si stringono attorno al povero Sem per dargli man forte, a partire dalla brava Michela Giordano (Giulietta) fino a Xinyuan Wu (Gaia), Ruijue Liang (Sofia), Teodora Siberiani (Gianna), Beibei Wang (Gina), Rouhan Fang (Tina): un gruppo affiatatissimo, solidale e pronto a far squadra per soccorrere Sem in ogni modo, lavarlo (qui dietro un telo, con bolle di sapone sparate da una pistola che simula il bagno del piccolo Sem annerito dal carbone che gli sporca il volto), offrigli un po’ di colazione e infine liberarlo facendolo fuggire in un baule in tessuto destinato a essere portato via su una carrozza; e qui si sorride vedendolo partire al suono di un galoppo ma su una moderna automobile.

Per il protagonista si è attuata una scelta forte, ma vincente. Da subito si è colpiti dall’intima e toccante delicatezza con cui il giovane controtenore cileno Gustavo Argandoña veste i panni di Sem, quindi non affidato a una voce bianca, come in genere avviene, bensì a un falsettista, per di più dal timbro morbido e felpato, venato di soffice mestizia; empatica è anche l’umanissima amabilità che scenicamente regala alla parte, con quelle tenere espressioni di tristezza che lo affliggono eppure non gli impediscono un sorriso di riconoscenza rivolto a chi si organizza per aiutarlo a ritrovare la libertà. Un percorso registico che è frutto di un lavoro ben meditato da Luca Valentino, fatto di movimenti accorti e ben studiate espressioni del viso, funzionali a quel bagaglio di amorevolezza che questo spettacolo, con il contribuito del protagonista e di tutti gli altri interpreti, realizza come messaggio: per ricordare al pubblico quanto la cattiveria di chi sfrutta i più deboli nulla può dinanzi alla predisposizione al bene che c’è nella natura umana dei più piccoli; tutto con un briciolo di malinconia, oltre che di allegria.
Al risultato dell’operazione registica contribuisce il lavoro puntiglioso e paziente fatto dal maestro del coro, Roberto Berzero, alla guida del Coro di voci bianche del Conservatorio Vivaldi e anche impegnato nell’istruire le scolaresche che hanno attivamente partecipato a tre delle quattro recite in programma (l’ultima destinata al pubblico) dedicate alle scuole. Altrettanto significativa la direzione mirabile di Giovanni Battista Bergamo, con un ensemble da camera formato da musicisti del Conservatorio alessandrino, la cui bacchetta si è posta in bell’equilibrio fra trasparenza, incisività e scoppiettante buon umore.
Entusiastico successo finale. [Rating:4/5]

Scatola Sonora
Festival internazionale di opera e teatro musicale di piccole dimensioni
IL PICCOLO SPAZZACAMINO
Opera di Benjamin Britten
Libretto di Eric Crozier
Versione italiana di Franca Alfei e Piero Santi

Nerone Yulin Wang
Clementino Ziqian Hao
Tommaso Jiay Wang
Alfredo Dongchen Duan
Sem Gustavo Argandoña
La Sig.ra Bracco Ruiyu Liu
Rosa Maddalena Boeris
Giulietta Michela Giordano
Gaia Xinyuan Wu
Sofia Ruijue Liang
Gianna Teodora Siberiani
Gina Beibei Wang
Tina Rouhan Fang

Direttore Giovanni Battista Bergamo
Regia Luca Valentino
Costumi e trucco Scuola di Scenografia
dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino

Michele Ruggieri e Margherita Fratini (violini)
Enrico Lucchetti (viola)
Giulia Roveta (violoncello)
Leonardo Magri e Giovanni Manerba (pianoforte)
Matteo Montaldi (percussioni)
Leonardo Magri (Maestro collaboratore)

Coro delle voci bianche del Conservatorio Vivaldi

Alessandria, 20 maggio 2023