Verona, Teatro Filarmonico – La bohème

Mimì e Rodolfo sulle barricate del Sessantotto francese. Stefano Trespidi, regista del nuovo allestimento de La bohème di Puccini in scena al Teatro Filarmonico di Verona, decide di lasciarsi ispirare dal cinema di The dreamers e Les amantes régulières, due pellicole sulle contestazioni, le utopie e le disillusioni di quella mitica stagione. Siamo così in una Parigi grigia e fredda – un po’ come l’umida giornata della prima veronese – dove un gruppo di amici condivide la passione politica e, dietro l’attività di una stamperia d’arte, nasconde la produzione di volantini e manifesti che inneggiano alla libertà e contestano il potere. Nel secondo quadro, chèz Momus, siamo nel pieno di una manifestazione arginata con metodi spicci dalla polizia, mentre nel terzo, la barriera d’enfer è una sede universitaria occupata dagli studenti. Il coup de théâtre arriva però nell’ultimo quadro: non siamo più nella soffitta/ tipografia dell’inizio, ma in un elegante appartamento con vista Tour Eiffel. Marcello e Rodolfo si sollazzano con una escort, salvo poi congedarla quando rimembrano l’uno Musetta e l’altro Mimì. Trespidi vuole forse anticipare la sorte di tanti che allora erano nelle strade a protestare e che poi si sono perfettamente inseriti in quella (alta) borghesia che contestavano? Chissà… Fatto sta che, se fino al terzo quadro la scelta registica funziona, nell’ultimo cozza vistosamente con le prescrizioni del libretto: non si capisce perché Mimì muoia al freddo in una stanza munita di tutti i comfort. Ciò detto, il regista muove con intelligenza sia i singoli che le masse, creando uno spettacolo vivace e gradevole, anche se non c’è un affondo nella ricerca psicologica sui protagonisti.
“La rivoluzione del ’68 ha avuto un risultato estetico, non politico” ha scritto il regista e critico cinematografico Olivier Assayas. Lui si riferiva anzitutto ai film che hanno raccontato quella mitica stagione, tuttavia queste parole, a Verona, hanno trovato perfetta restituzione plastica nelle scene di Juan Guillermo Nova e nei costumi di Silvia Bonetti, mentre le luci di Paolo Mazzon contribuiscono con efficacia alla resa complessiva dell’insieme.

Sul podio c’è la direttrice russa Alevtina Ioffe, capace di trovare la giusta misura tra la valorizzazione della scrittura pucciniana e un adeguato sostegno al canto. Non sono mancati alcuni piccoli problemi di messa a fuoco tra buca e palcoscenico (specie nel secondo quadro) ma nell’insieme la narrazione è coerente, l’incedere spedito, l’abbandono lirico sempre dotato di slancio, l’atmosfera sufficientemente evocativa.

Karen Gardeazabal è una Mimì che fa soprattutto leva sulla cremosa tornitura di un timbro oggettivamente bello, specie nei centri, forte di un fraseggio espressivo, con diverse sfumature e una apprezzabile presenza scenica. Al suo fianco il Rodolfo del tenore messicano americano Galeano Salas, giocato sulla sincerità d’accento, per una voce scura e omogenea, morbida nell’emissione, ben proiettata, con acuti sicuri e un più che discreto gioco di colori. Timbro chiaro e rotondo, eloquenza d’accento e sicura presenza scenica fanno di Alessandro Luongo un ottimo Marcello, estroverso e comunicativo, così come Giuliana Gianfaldoni, sebbene indisposta, disegna una Musetta da ricordare per la nitida eleganza di un canto musicalissimo, vezzoso sì ma mai sopra le righe. Tutti scenicamente esuberanti gli altri interpreti, peraltro molto giovani: Jan Antem, vivace Schaunard di pregevole vocalità, e Francesco Leone (Colline) che canta “Vecchia zimarra” con commossa semplicità (cosa che gli vale l’applauso del pubblico). Bene hanno fatto anche Nicolò Ceriani, misurato nei panni di Benoit e Alcindoro, Antonio Garés Parpignol, Jacopo Bianchini, sergente dei doganieri, Francesco Azzolini, doganiere.
Vivo successo per tutti gli interpreti. [Rating:3.5/5]

Teatro Filarmonico – Stagione lirica 2022
LA BOHÈME
Opera in quattro quadri
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini

Mimì Karen Gardeazabal
Musetta Giuliana Gianfaldoni
Rodolfo Galeano Salas
Marcello Alessandro Luongo
Schaunard Jan Antem
Colline Francesco Leone
Benoit/ Alcindoro Nicolò Ceriani
Sergente dei doganieri Jacopo Bianchini
Doganiere Francesco Azzolini
Un venditore Giovanni Gregnanin

Orchestra, coro e tecnici della Fondazione Arena di Verona
Direttore Alevtina Ioffe
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Coro di voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Regia Stefano Trespidi
Scene Juan Guillermo Nova
Costumi Silvia Bonetti
Luci Paolo Mazzon

Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
Verona, 11 dicembre 2022