Appena qualche giorno dopo il concerto della Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin guidata da Jurowski, giunge a Verona un’altra compagine nota a livello internazionale. Si tratta dell’Academy of St Martin in the Fields che gode di grandi riconoscimenti fin dalla sua costituzione, voluta da Sir Neville Marriner, nel 1958. Lo spirito dell’ensemble, nato come orchestra da camera, conserva l’iniziale volontà di scoperta e approfondimento dei più disparati repertori. Questa caratteristica distintiva viene valorizzata dall’attuale direttore musicale Joshua Bell. Il violinista, attivo ormai da quarant’anni e sempre celebrato come uno dei più interessanti virtuosi dello strumento, guida l’orchestra inglese anche nella tappa veronese.
È una fortuna per il pubblico scaligero poter partecipare a una serata di simile valore che fin dall’apertura, con l’Ouverture Egmont di Beethoven, evidenzia i molti punti di forza. Ma è in particolare con il Concerto per violino e orchestra in re maggiore Op. 35 di Pëtr Il’ič Čajkovskij che l’entusiasmante intesa tra solista e orchestra si fa pienamente tangibile. Il concerto è tra i più avvincenti del panorama musicale ottocentesco, con rimandi ai grandi esempi del passato, in particolare Beethoven e Mendelssohn, ma allo stesso tempo tanto innovativo da suscitare disappunto durante le prime esecuzioni, e richiede tecnica solida, musicalità spiccata e fraseggio calibrato, il tutto sapientemente bilanciato per dare risaldo alla cantabilità čajkovskijana. Bell non teme il confronto e anzi ha modo di esibire tutte le proprie abilità performative: egli dà prova soprattutto dell’eccellente capacità di introiettare la partitura facendola propria e offrendone una lettura personale interessata soprattutto a rilevare la spiccata espressività e l’aspetto umano. La sua performance rapisce letteralmente il pubblico che segue assorto l’esecuzione mentre l’Academy of St Martin in the Fields dimostra una tale duttilità da fondersi perfettamente con il proprio direttore musicale. La compattezza del suono e l’assoluta precisione sono solo alcune delle caratteristiche immediatamente udibili dalla prestazione dell’ensemble che si muove del tutto a proprio agio nel repertorio ottocentesco. Le accoglienze particolarmente calorose e prolungate inducono il solista a rivolgersi al pubblico con un breve discorso in inglese in cui ringrazia gli astanti e, in presenza di un’orchestra inglese, ricorda la regina Elisabetta II dedicandole, come bis, il tema principale, composto da Nigel Hess, del film Ladies in Lavender. Un momento particolarmente toccante, grazie anche ad alcuni aneddoti raccontati dallo stesso Bell, primo interprete della colonna sonora del film.
Una breve pausa suddivide il concerto e prelude alla vibrante esecuzione di un altro capolavoro, la Sinfonia n. 7 in la maggiore Op. 92 di Beethoven. Composta tra la fine del 1811 e la prima metà del 1812, la partitura ottiene da subito un grande riconoscimento di pubblico destando curiosità per l’aspetto estroso e il carattere danzante. Seduto al fianco degli orchestrali, Bell è musicista tra musicisti, guida insostituibile per eclettismo, energia impareggiabile ed estro interpretativo. Il suo Beethoven è memore della lezione del grande solista e gioca, con disinvoltura, garbo e naturalezza, con dinamiche e agogiche, potendosi avvalere del suono cesellato e smagliante dell’Academy. Per gli astanti è un’esperienza di forte impatto emotivo per l’assoluta bellezza e riuscita della serata che viene premiata da consensi unanimi, calorosi e prolungati.
Il Settembre dell’Accademia
XXXI Festival interazionale di musica 2022
Ludwig van Beethoven, Egmont Ouverture Op. 84
Pëtr Il’ič Čajkovskij, Concerto per violino e orchestra in re maggiore Op. 35
Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 7 in la maggiore Op. 92
Academy of St. Martin in the Fields
Direttore e violino solista Joshua Bell
Verona, Teatro Filarmonico