Verona, Arena Opera Festival 2022 – Domingo in Verdi Opera Night
Qualcuno pensa che il pubblico abbia sempre ragione. “Domingo in Verdi Opera Night”, la serata evento promossa dall’Arena di Verona in onore di Plácido Domingo, ha visto l’anfiteatro scaligero praticamente pieno, con il pubblico alla fine in piedi a tributare un vivo successo al protagonista e agli altri artisti coinvolti. Tutto bene, dunque? Non proprio. Il “fenomeno Domingo” è da tempo sotto i riflettori di pubblico e critica e appare quasi pleonastico sottolineare alcune cose: siamo di fronte a uno dei più grandi cantanti della seconda metà del Novecento, che ha segnato in modo indelebile la storia dell’interpretazione. Musicista a tutto tondo, è passato dalla corda tenorile a quella baritonale, salendo sovente anche sul podio nelle vesti di direttore. Ufficialmente ha 82 anni, ma c’è chi dice che in realtà le primavere siano di più.
In Arena era annunciato come protagonista di tre diversi ruoli verdiani (baritonali) in Aida, Don Carlo e Macbeth, con la direzione sicura e a tratti veemente di Jordi Bernàcer. “Un calo di voce” – così l’annuncio diffuso dagli altoparlanti – ha costretto Domingo a rinunciare a cantare nella scena conclusiva del gala, quella del brindisi da Macbeth, dove è stato sostituito dal valido Roman Burdenko. In effetti, il tenore/ baritono non è parso in ottima forma sin dal suo affacciarsi sul palco nella seconda scena del secondo atto di Aida, dove ha cantato nel ruolo di Amonasro. La prima cosa da sottolineare è che la voce – dal colore comunque tenorile – “corre” e conserva una sonorità di ampiezza più che discreta. Tuttavia, nonostante la presenza di due schermi e del suggeritore (peraltro piuttosto udibile), non sono mancate le amnesie (che in Aida hanno contagiato anche il tenore Fabio Sartori nei panni di Radamès). La linea vocale, poi, non era pulita e sostenuta in modo adeguato, soprattutto nelle frasi più lunghe, dove di fatto mancava il fiato, costringendo il cantante a troncare prima le parole. Certo, restano il carisma scenico (invero appannato) e, soprattutto, la consapevolezza di trovarsi di fronte a un interprete che ha dato davvero tanto alla storia del melodramma. Ma, purtroppo, non molto di più. Quando chiesero a Giulietta Simionato, ritiratasi dalle scene ancora in buone condizioni vocali, il motivo della sua scelta, pare abbia risposto: “Meglio farsi rimpiangere che farsi compiangere”.
Al fianco di Domingo, alcune voci di primo livello del panorama contemporaneo. A partire da Fabio Sartori, vibrante Radamès (a parte la lieve amnesia di cui sopra), Don Carlo tormentato e incisivo Macduff. Singolare pensare che almeno due di questi ruoli – Radamès e, soprattutto, Don Carlo – abbiano visto Domingo quale eccellente interprete. Maria Josè Siri presta la sua vocalità ampia, luminosa e sicura ad Aida – che peraltro canterà integralmente in Arena il 28 agosto al fianco di Jonas Kaufmann – ma si segnala soprattutto quale Elisabetta nella stupenda aria “Tu, che le vanità”, cantata con partecipazione e pregevole controllo vocale. Molto brava anche nelle vesti di una Lady Macbeth tanto insinuante quanto volitiva. Straordinaria la prova di Ildar Abdrazakov in “Ella giammai m’amò” e nel successivo duetto con un Domingo / Posa piuttosto distratto. La voce del basso russo è ampia, morbida, utilizzata con una nobiltà e fierezza d’accento perfette per il dettato musicale verdiano. Lo stesso dicasi per l’aria di Banco, restituita con ampiezza di cavata e varietà di colori. Completavano il cast Yulia Matochkina (Amneris), Simon Lim (il Re in Aida), Sofia Koberidze (Dama in Macbeth) e Gabriele Sagona (sicario in Macbeth).
L’agile allestimento scenico, firmato da Ezio Antonelli, si è ben adattato a incorniciare gli interpreti nei tre titoli, con l’apprezzabile contributo di Paolo Mazzon alle luci e le belle coreografie di Luc Bondy in Aida. Stefano Trespidi alla regia ha mosso con sapienza le masse in Aida (riutilizzando qualche elemento scenico e i costumi della sontuosa versione zeffirelliana), si è limitato a pochi movimenti in Don Carlo (del quale non è stato eseguito un atto, ma una carrellata di arie e un duetto), mentre ha trovato soluzioni intriganti nel Macbeth, ambientato negli anni Venti del Novecento. Pregevole la prova del coro istruito da Ulisse Trabacchin. [Rating:3/5]
Arena Opera Festival 2022
DOMINGO IN VERDI OPERA NIGHT
Aida di Giuseppe Verdi
Atto II – scena II (Gran finale secondo)
Amonasro Plácido Domingo ∙ Aida Maria José Siri ∙ Amneris Yulia Matochkina ∙
Radamès Fabio Sartori ∙ Ramfis Ildar Abdrazakov ∙ Il Re Simon Lim
Don Carlo di Giuseppe Verdi
Atto II – Preludio ∙ Atto I – Io l’ho perduta!… Io la vidi e il suo sorriso ∙ Atto III – Ella giammai m’amò ∙
Atto IV – Tu che le vanità ∙ Atto I – Restate!… O signor, di Fiandra arrivo
Rodrigo Plácido Domingo ∙ Elisabetta Maria José Siri ∙
Don Carlo Fabio Sartori ∙ Filippo II Ildar Abdrazakov
Macbeth di Giuseppe Verdi
Preludio ∙ Atto II
Macbeth Plácido Domingo / Roman Burdenko ∙ Lady Macbeth Maria José Siri ∙
Dama Sofia Koberidze ∙ Macduff Fabio Sartori ∙ Sicario Gabriele Sagona ∙ Banco Ildar Abdrazakov
Orchestra, coro e corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona
Direttore Jordi Bernàcer
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia Stefano Trespidi
Scene Ezio Antonelli
Luci Paolo Mazzon
Coreografie Luc Bondy
Verona, 25 agosto 2022