Il regista Joan Anton Rechi è tornato ad allestire il Faust di Charles Gounod al Teatro La Fenice. Nel giugno 2021, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, era stata perlopiù utilizzata la platea come luogo dell’azione. Ci si trovava in una sorta di enorme cattedrale con le panche di legno che potevano essere anche quelle che in passato si usavano nelle platee dei teatri. L’ambientazione ottocentesca, con alcuni riferimenti al film Senso di Luchino Visconti, nell’insieme funzionava e la recitazione era vitale ed energica.
Questa volta, tornando invece a un allestimento sul palcoscenico, sono stati scelti richiami filmici felliniani, dall’Intervista a Giulietta degli spiriti. Siamo su un set cinematografico e Mefistofele è il regista che muove i suoi attori. Le visioni, i ricordi, l’idea della contemplazione del passato, alla maniera del regista riminese, rimangono tuttavia piuttosto pretestuosi, non danno vita a un coerente sviluppo drammaturgico. Non mancano le forzature: il rapporto tra i fratelli Marguerite e Valentin diviene morboso, mentre Méfistophélès in tacchi a spillo e calze a rete nella notte di Valpurga, accanto a figure femminili tratte dal repertorio cinematografico, assume tratti grotteschi. Le scene di Sebastian Ellrich e i costumi di Gabriela Salaverri, con i loro colori e i continui riferimenti al cinema, non solo italiano, moltiplicano gli spunti, ma anche le tentazioni digressive.
Gounod scrisse l’opera basata sul Faust di Goethe per il Théâtre Lyrique di Parigi, dove debuttò il 19 marzo 1859 con i dialoghi parlati. L’accoglienza fu tiepida e dopo diverse riprese il capolavoro del compositore francese fu finalmente applaudito all’Opéra di Parigi il 3 marzo 1869, presentato in una nuova versione con l’aggiunta del balletto e dei couplets della serenata di Mefistofele nel quarto atto. Il direttore Frédéric Chaslin si muove nel ritmo narrativo del grand-opéra con adeguata disinvoltura, con sonorità nel complesso pertinenti e calibrate, esaltando la ricchezza melodica della partitura di Gounod.
Ivan Ayon Rivas, tenore peruviano, è un Faust brillante, sicuro nel settore acuto e dall’adeguato colore vocale. Carmela Remigio è una Marguerite nel complesso apprezzabile, ma dal timbro a tratti impoverito. Alex Esposito è vocalmente un incisivo Méphistophélès, spavaldo e satanico; alcune scelte registiche, però, non giovano alla carica seduttiva del personaggio. Ricordiamo ancora Paola Gardina, convincente nei panni maschili di Siébel, Armando Noguera, un Valentin dalla linea di canto non sempre impeccabile, Julie Mellor, efficace Marthe, e il puntuale William Corrò (Wagner). Il coro è adeguatamente preparato da Alfonso Caiani. Caloroso il successo di pubblico.
Teatro La Fenice – Stagione di Lirica e Balletto 2021/22
FAUST
Opéra in cinque atti di Jules Barbier e Michel Carré
Musica di Charles Gounod
Doctor Faust Ivan Ayon Rivas
Méphistophélès Alex Esposito
Valentin Armando Noguera
Marguerite Carmela Remigio
Wagner William Corrò
Siébel Paola Gardina
Marthe Schwertlein Julie Mellor
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Frédéric Chaslin
Maestro del coro Alfonso Caiani
Regia Joan Anton Rechi
Scene Sebastian Ellrich
Costumi Gabriela Salaverri
Light designer Alberto Rodriguez Vega
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
in coproduzione con Teatro Comunale di Bologna
Venezia, 22 aprile 2022