Venezia, Teatro La Fenice – Concerto di Capodanno 2023
La recensione si riferisce alla recita del 30 dicembre 2022. Il concerto sarò replicato il 1° gennaio 2023 e la seconda parte trasmessa in diretta su Rai1 alle ore 12.20
Per quanto si confermi discutibile il taglio impresso negli anni al Concerto di Capodanno al Teatro La Fenice, con il suo programma frammentario, costituito da un miscuglio di brani spesso accostati secondo criteri poco comprensibili, pur tuttavia l’evento festeggia il non trascurabile traguardo delle venti edizioni. La tradizione è stata inaugurata con il Capodanno 2003-2004, in occasione della riapertura del teatro veneziano, riedificato in seguito al disastroso incendio del 1996. L’iniziativa è entrata stabilmente nella programmazione della Fenice e ha saputo attrarre crescenti attenzioni, soprattutto in virtù della diretta televisiva del primo gennaio.
Se da un lato questo interesse giova al concerto, per gli ovvi benefici economici e d’immagine, d’altro canto è proprio la teletrasmissione a comprometterne in parte l’essenza, dettando le proprie tempistiche, tutt’altro che musicali, e imponendo scelte artistiche effimere. Perlomeno, dopo tante edizioni, in quest’occasione si ascolta, nella prima parte, un lavoro che è ricollegabile all’Italia e a quanto tale terra ha da sempre ispirato sul piano artistico-musicale. Per anni sono state proposte partiture di Dvořák, Beethoven, Čajkovskij, con scelte oltretutto non molto fantasiose e spesso reiterate. Finalmente si è timidamente affacciata una ventata di novità con la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90, “Italiana” di Felix Mendelssohn Bartholdy. La sinfonia, che assieme alla terza “Scozzese” è tra i lavori più noti dell’autore, venne elaborata, con varie pause, a ridosso, durante e dopo il viaggio in Italia del compositore, nel biennio 1830-31. Nonostante il successo subitaneo, mai venuto meno, l’opera venne abbondantemente rimaneggiata dal musicista, negli anni immediatamente successivi alla prima esecuzione. I canonici quattro movimenti sono un omaggio sincero al nostro Paese le cui intense suggestioni sono vivificate da una realizzazione musicale spumeggiante, attenta alla luminosità, elargita in gran copia, alla comunicativa, alla cantabilità e ai ritmi incalzanti.
Tocca a Daniel Harding, per la quarta volta alla testa dell’Orchestra del Teatro La Fenice in occasione del concerto di Capodanno, dirigere compiutamente una partitura tanto esigente in termini di espressività e di interpretazione. Vi riesce in virtù della sua risaputa preparazione tecnica che gli consente di plasmare una lettura sempre solerte, attenta alle dinamiche e soprattutto molto musicale. La compagine del massimo teatro veneziano fa del proprio meglio per assecondare la lettura smagliante di Harding e, pur esibendo qualche disomogeneità, specie durante il primo movimento, assicura un’esecuzione coinvolgente al punto giusto. Ma, come appare scontato, è la seconda parte della serata ad attrarre tutte le attenzioni del pubblico che è smanioso di ascoltare il florilegio operistico imbastito da mamma Rai.
Fortunatamente quest’edizione porta sul palcoscenico lagunare due giovani e pregevoli solisti, raramente presenti nella programmazione italiana. La possibilità di ascoltarli offre uno spaccato interessante sulla nuova generazione di artisti che si sta affacciando alla ribalta negli ultimi anni. I due nomi in questione sono quelli di Federica Lombardi e di Freddie De Tommaso. Il soprano, impostosi ormai a livello internazionale, sfoggia uno strumento particolarmente voluminoso, brunito e fascinoso che si addice a certo repertorio classico e romantico. Il timbro vellutato è pregevole nella celeberrima “Casta diva” da Norma, dove l’artista compendia una serie di doti tecniche invero ragguardevoli. Le abilità interpretative emergono evidenti nella maliziosa “Quando m’en vo’” da La bohème: Lombardi delinea una Musetta dalla voce corposa, impressionando ancor più per la capacità di gestione dello strumento al cospetto di un brano che richiede ottima padronanza dell’emissione. Immancabile il brindisi da La traviata nel quale il soprano, sempre apprezzabile, condivide la scena con De Tommaso, altro solista la cui carriera si preannuncia sempre più interessante e rilevante a livello globale. E non è difficile comprenderne i motivi: il tenore italo-inglese ha infatti delle potenzialità significative per volume, timbro e musicalità. All’ascolto dal vivo, il suo canto ricorda molto da vicino un periodo ormai perduto in cui le voci avevano una certa caratura e si imponevano per doti espressive e interpretative. In “La fleur que tu m’avais jetée” da Carmen, De Tommaso esibisce una serie di raffinatezze rese ancor più evidenti dalla corposità del materiale, piegato a proprio piacimento in emissioni ben calibrate e sorvegliate. Altrettanto efficace l’esecuzione del pur abusato “Nessun dorma” da Turandot che, in questa occasione, ha un sapore nuovo, grazie all’ottima pronuncia e al fraseggio scolpito. È stata un’occasione preziosa per ascoltare due solisti da tenere in considerazione nel breve e lungo termine per le scelte e per l’auspicabile coerente maturazione artistica, apprezzabile fin d’ora.
Tra le arie menzionate, il concerto di Capodanno interpola brani ormai tipici della sua tradizione, dal “Va’, pensiero” al finale dell’Ouverture da Guglielmo Tell, all’Intermezzo da Cavalleria rusticana, al coro conclusivo “Padre augusto” da Turandot. Insolita invece la programmazione di “Che del ciel, che degli dèi” da La clemenza di Tito, mentre risulta più comune la presenza dell’Ouverture da Le nozze di Figaro e del breve, nostalgico e suadente “Panorama” da La bella addormentata di Čajkovskij. Nella seconda parte l’orchestra è decisamente più disinvolta, al cospetto del repertorio comunemente eseguito, mentre il Coro del Teatro La Fenice preparato da Alfonso Caiani si disimpegna con efficacia soprattutto nella prova verdiana. Ancora una volta Daniel Harding esibisce la propria solidità musicale: accompagna cantanti e coro, dandone il giusto risalto, senza trascurare, d’altro canto, la correttezza nell’esecuzione orchestrale e, soprattutto, la cifra espressiva.
Nella recita del 30 dicembre 2022 il Teatro La Fenice, illuminato e decorato a festa, ha accolto un nutrito pubblico che si è dimostrato entusiasta per tutte le proposte, in uno spirito festante degno dell’occasione. [Rating:4/5]
Teatro La Fenice
CONCERTO DI CAPODANNO 2022-2023
Felix Mendelssohn Bartholdy
Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 Italiana
Wolfgang Amadeus Mozart
Le nozze di Figaro ouverture
Pëtr Il’ič Čajkovskij
La bella addormentata Panorama
Vincenzo Bellini
Norma «Casta diva»
Georges Bizet
Carmen «La fleur que tu m’avais jetée»
Wolfgang Amadeus Mozart
La clemenza di Tito «Che del ciel che degli dei»
Pietro Mascagni
Cavalleria rusticana Intermezzo
Giacomo Puccini
La bohème «Quando m’en vo’»
Turandot «Nessun dorma»
Gioachino Rossini
Guglielmo Tell Allegro vivace dall’ouverture
Giuseppe Verdi
Nabucco «Va, pensiero, sull’ali dorate»
Giacomo Puccini
Turandot «Padre augusto»
Giuseppe Verdi
La traviata «Libiam ne’ lieti calici»
Bis: G. Verdi La traviata «Libiam ne’ lieti calici»
Soprano Federica Lombardi
Tenore Freddie De Tommaso
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Daniel Harding
Maestro del coro Alfonso Caiani
Venezia, 30 dicembre 2022