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Torino, Teatro Regio – Il diario di Anna Frank

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Una serata torinese umida e fredda, avvolta dalla nebbia e con le strade del centro semivuote quella che accoglie, al Teatro Regio, in omaggio alla Giornata della Memoria, l’opera monologo in due parti intitolata Il diario di Anna Frank. A comporla nel 1969 fu il russo Grigorij Frid, che la propose solo tre anni dopo con accompagnamento al pianoforte nella Casa del Compositore di Mosca. Ma il vero successo, per questo monodramma per soprano e orchestra da camera, si ebbe quando l’opera cominciò a circolare in Europa nella traduzione inglese e tedesca, fino al successo internazionale che nel 2012 la sancì come l’opera di un autore vivente più eseguita al mondo, anno stesso in cui Frid morì alla veneranda età di novantasette anni. La prima esecuzione italiana risale al 2015, a Pordenone e, dopo una rappresentazione a Parma nel 2020, approda oggi a Torino nella efficace traduzione italiana curata da Rino Alessi e nell’adattamento musicale di Eddi De Nadai.

Vi approda in una serata particolare per il teatro d’opera torinese, che non solo rende omaggio al ricordo delle vittime della Shoah e, per la nuova messa in scena, si avvale del patrocinio della Comunità Ebraica di Torino e della collaborazione con la Città di Torino e il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, ma riapre anche, in questa occasione, la sala del Mollino al pubblico a conclusione della prima e più importante fase di lavori che hanno portato al necessario rinnovamento e messa a norma del palcoscenico. Il Teatro è colmo di pubblico, soprattutto di giovani delle scuole.

L’opera dura poco meno di un’ora e strutturalmente è suddivisa in quattro scene e diciannove sezioni, oltre a un preludio e un interludio strumentali. Le note di Frid accompagnano la vicenda narrata da Annelies Marie Frank nel suo celeberrimo diario seguendo in maniera descrittiva gli stati d’animo della protagonista, la quale canta su un declamato emozionale vestito da un tessuto orchestrale che fra ritmicità e squarci lirici trasmette il sentire della sventurata ragazzina in un alloggio segreto che tuttavia non le valse, come è noto, la salvezza dalle persecuzioni naziste. Visse nascosta a lungo insieme agli altri sette clandestini ma fu poi scoperta e deportata con i genitori e la sorella. La musica prende nota delle emozioni, delle speranze, dei primi richiami all’amore (per Peter van Pels), dell’inguaribile ottimismo di questa ragazzina amante della bellezza della vita, che ravvisa anche solo in una giornata di sole, mentre chiusa nella sua stanza assiste al consumarsi degli orrori della guerra narrati dalla radio prima di essere scoperta.

Lo spettacolo coglie tutto questo con toni cupi e minacciosi, affidandosi all’accurata regia di Anna Maria Bruzzese e all’impianto scenico firmato da Claudia Boasso (i costumi sono di Laura Viglione) che racchiude tutto nella piccola stanza rifugio attorniata da una grande quinta che la incornicia, dove vengono riportate alcune frasi tratte dal diario. Una porta, una piccola finestra, una libreria (Anna Frank lesse molto negli anni in cui visse nascosta nella casa di Amsterdam), un letto, un tavolo e una sedia sono gli unici arredi di questa stanza dove sulla parete di fondo prendono vita, in un suggestivo gioco onirico fatto di ombre (splendidamente realizzate da Controluce Teatro d’Ombre con le sagome originali di Cora De Maria), le emozioni della protagonista. Esse si materializzano sul fondale, attraverso i simboli di una sensibilità che il ventinovenne soprano israeliano Shira Patchornik (Anna Frank), segnalatasi anche come eccellente barocchista vincendo il concorso Cesti Competition di Innsbruck nel 2021, realizza con voce fresca, all’occorrenza anche tagliente, in un percorso emotivo che musica e voce costruiscono trasmettendo il senso di angoscia, di snervante attesa, ma anche di positività costantemente sentita ma mortificata dalla realtà dei fatti che rendono quest’opera in equilibrio sognante fra luci ed ombre, anche se l’interiorità di Anna vira verso quella trasfigurazione che la vede vincere il suo tragico destino, destinandola all’immortalità della memoria, quale esempio e simbolo di orrori che non devono ripetersi.

La messa in scena, complice la direzione di Giulio Laguzzi alla testa dell’Orchestra del Teatro Regio, lucida e incisiva, oltre che trasparente nell’illuminare paure, incertezze e speranze di Anna con enigmatica tensione interiore, presenta quadro dopo quadro questo percorso della sofferenza (sentita ma talvolta negata) e dell’anima racchiudendolo quasi in un sogno/incubo della psiche. La forza dello spettacolo è immediata, così come lo è l’impatto che si ha ascoltando questa musica che ha colpito lo stesso senatore a vita Liliana Segre, che conosce l’opera e che, per l’occasione, ha voluto inviare un messaggio letto prima dell’inizio dello spettacolo, trasmesso anche in diretta su Rai Radio3 e accolto al termine da lunghi applausi.
Prossimo appuntamento, ancora nel riaperto Teatro Regio, a febbraio, con l’allestimento de La bohème che l’anno scorso si vide solo in streaming.

Teatro Regio Torino – Stagione 2022
IL DIARIO DI ANNA FRANK
Opera monologo in due parti
Musica e libretto di Grigorij Frid
dall’omonimo diario di Anna Frank
Traduzione italiana di Rino Alessi
Adattamento musicale di Eddi De Nadai
Prima esecuzione a Torino

Anna Frank Shira Patchornik

Direttore Giulio Laguzzi
Regia Anna Maria Bruzzese
Scene Claudia Boasso
Costumi Laura Viglione
Ombre e messinscena di teatro d’ombra Controluce Teatro d’Ombre
Sagome originali Cora De Maria
Luci Lorenzo Maletto
Direttore dell’allestimento Antonio Stallone
Orchestra Teatro Regio Torino
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino
In occasione del Giorno della Memoria
Con il patrocinio di Comunità Ebraica di Torino
Nell’ambito delle iniziative realizzate in collaborazione con la
Città di Torino e il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione,
della Guerra, dei Diritti e della Libertà

Torino, 27 gennaio 2022

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