Storia di un libertino. Ivan Alexandre, chiamato a firmare la regia della trilogia di Mozart/Da Ponte in scena quest’anno al Ravenna Festival, distende un filo conduttore lungo i tre capolavori (Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte, in programma uno dietro l’altro). E lo trova in un unico personaggio che si chiama Cherubino nella sua giovinezza, Don Giovanni in età adulta e infine Don Alfonso in età avanzata. “Così – dice il regista – il giovane innamorato dell’Amore diventa un rubacuori che, una volta invecchiato, spingerà i giovani a replicare i suoi vizi di un tempo”. Idea originale e interessante, che trova restituzione plastica in un allestimento semplice ed efficace, affidato per le scene e i costumi a Antoine Fontaine, che firma anche le luci con il regista. “Abbiamo voluto tornare alla spontaneità dei teatri itineranti di un tempo – dice ancora Alexandre -: tavolini da trucco, servimuti e paraventi sono sparsi sul palco. Non ci sono quinte, nulla è appeso per aria, non ci sono botole, solo poche strutture in legno e alcuni bozzetti su tele mobili”. Ecco dunque un semplice palco in legno chiaro, articolato in vari ambienti grazie a tendaggi aperti o chiusi dai protagonisti, che compaiono anche quando magari non dovrebbero essere in scena, sottolineando una volta di più l’idea del teatro come finzione che racconta la verità.
Ne Le nozze di Figaro, primo capitolo della trilogia, la riflessione mozartiana sull’amore nelle sue infinite declinazioni come motore delle umane vicende viene dipanata da un disegno registico vivace e ironico. Certo, Alexandre non si arrovella per cercare inedite prospettive dalle quali guardare a questo superbo capolavoro, ma nel complesso la sua lettura funziona. Merito anche degli interpreti, che si muovono sul palco con disinvoltura, dando l’idea di divertirsi molto tra nascondimenti, ammiccamenti, giravolte e fughe. Quello che forse è mancato è la soffusa magia del giardino notturno dell’ultimo atto, con lo sciogliersi dei nodi della vicenda in uno spazio più metaforico che reale che qui – per la scelta registica e scenografica – non ha potuto che essere accennato e dunque immaginato.
Nel cast, la migliore ci è parsa Arianna Vendittelli nei panni di una Susanna tanto ammiccante quanto volitiva, con quel suo timbro rotondo, omogeneo in tutti i registri, e con quel gusto sempre ineccepibile sia nei recitativi che nel porgere la frase musicale. Clemente Antonio Daliotti è un Conte dalla vocalità scura e morbida e dalla seduttività irruente, mentre Robert Gleadow, Figaro, vanta uno strumento più chiaro e una forte presenza scenica, anche se l’interprete – soprattutto nei recitativi – è talvolta sopra le righe. Molto brava Lea Desandre nei panni di un Cherubino finalmente del tutto credibile scenicamente come adolescente nel pieno della tempesta ormonale; la voce, poi, ha un bel colore mezzosopranile. Meno convincente la Contessa di Ana Maria Labin, alla quale non difetta certo il gusto, ma un tale ruolo, a nostro avviso, richiederebbe una vocalità più di peso. Corretti gli altri: la vivace Barbarina di Manon Lamaison, l’autorevole Bartolo di Norman Patzke (interprete anche di Antonio), Paco Garcia (Don Basilio / Don Curzio), Valentina Coladonato (perfettibile Marcellina).
Sul podio, il giovanissimo varesotto Giovanni Conti, classe 1996, allievo della Riccardo Muti Opera Academy. Un musicista di grandi capacità nel reggere la tensione del discorso narrativo senza sacrificare la valorizzazione della raffinata scrittura mozartiana. Gesto chiaro e incisivo, quello di Conti, che sostiene in modo encomiabile il canto e dedica pari attenzione allo strumentale, di lucente bellezza nel calore dell’impasto timbrico perfettamente calibrato e nel curatissimo fraseggio. Merito anche dei giovani membri dell’orchestra Cherubini, che alla fine festeggiano con entusiasmo il maestro col quale, evidentemente, si è creata una bella intesa.
Vivo successo per tutti, in un teatro gremito, con un pubblico internazionale.
Ravenna Festival – Trilogia d’Autunno 2022
LE NOZZE DI FIGARO
opera comica in quattro atti
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Il Conte di Almaviva Clemente Antonio Daliotti
La Contessa di Almaviva Ana Maria Labin
Figaro Robert Gleadow
Susanna Arianna Vendittelli
Barbarina Manon Lamaison
Cherubino Lea Desandre
Bartolo/Antonio Norman D. Patzke
Marcellina Valentina Coladonato
Don Basilio/Don Curzio Paco Garcia
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Direttore Giovanni Conti
Fortepiano Lars Henrik Johansen
Regia Ivan Alexandre
Scene e costumi Antoine Fontaine
Luci Ivan Alexandre e Antoine Fontaine
Produzione Drottningholms Slottsteater di Stoccolma
in coproduzione con Château de Versailles Spectacles di Parigi
ripresa da Opéra National de Bordeaux, Gran Teatre del Liceu Barcellona
e Château de Versailles Spectacles,
Teatro Alighieri di Ravenna,
Teatro Galli di Rimini e Teatro Verdi di Salerno
Ravenna, Teatro Alighieri, 4 novembre 2022