Ha aperto la stagione lirica 2017/2018 del Teatro del Maggio a Firenze. È l’opera La rondine di Giacomo Puccini – in onda giovedì 18 agosto alle ore 21.15 su Rai5 – nell’allestimento a cura di Denis Krief che firma anche luci, scene e costumi. Direttore Valerio Galli, protagonisti sul palco Ekaterina Bakanova, Matteo Desole, Hasmik Torosyan, Stefano Antonucci, Matteo Mezzaro. La regia tv è di Daniela Vismara. Riproponiamo qui la recensione di Filippo Antichi
Incredibile, ma vero. Nonostante la sua consolidata tradizione pucciniana, Firenze non aveva mai visto La rondine sui suoi palcoscenici. A cent’anni dalla prima rappresentazione, si pone rimedio con una nuova produzione per inaugurare la stagione 2017/2018 al Teatro del Maggio, già anticipata da una rapida scorpacciata di titoli popolari del compositore lucchese. E in virtù di questo si sceglie di eseguire la versione originale di Montecarlo del 1917, con Magda che abbandona Ruggero proprio in una accorata, ma allo stesso tempo leggera, scena finale.
La scommessa può dirsi vinta già a partire dall’allestimento firmato integralmente da Denis Krief. Il regista pensa una Rondine a noi molto vicina. Il primo atto ricorda le commedie sofisticate degli anni novanta: una cena tra amici in un loft collocato in mezzo al palco, in fondo al quale si vedono i tetti di Parigi. La soffitta da ricchi si scompone poi in tre pezzi dispersi per tutta la scena, diventando il Café Bullier, uno spazio articolato che ricorda i cocktail-bar e le discoteche newyorkesi di Sex & The City; ma Parigi rimane in una veduta aerea a ricordare che ci troviamo sempre lì. Viene sostituita nell’ultimo atto dal mare che si infrange sulla spiaggia di Nizza, mentre una casa apribile mostra il nido provvisorio della coppia che non potrà mai essere, e davanti alla quale si svolge tutta l’intima tragedia finale. A rendere le scene molto suggestive collaborano le luci assai ben architettate, con soluzioni adatte a creare immagini di sicura presa. Cosa non scontata, infine, è la curatissima recitazione degli interpreti che agiscono sulla scena in modo assai disinvolto, con movimenti fluidi e ben architettati, senza cadere troppo spesso in pose classiche o manierate. Unici difetti riscontrabili sono una gestione a tratti leggermente impacciata delle masse nel secondo atto, e alcune scenette leggermente macchiettistiche nei personaggi di Prunier e Lisette. Questo però non intacca uno spettacolo fresco, curato e scorrevole, sicuramente fruibile anche da chi conosce poco questo titolo meno frequentato.
La direzione di Valerio Galli si sposa in modo ottimale con la regia, impostando una lettura dal deciso passo teatrale, che trova ottimi ritmi ed effetti conturbanti. Pur con un inizio forse troppo opulento, il direttore arriva poi a un giusto equilibrio con i cantanti, creando anche momenti ipnotici come il duetto tra Prunier e Lisette nel primo atto. Gli svenimenti e gli effetti sdolcinati lasciano il posto a una malinconia da quadro nomelliniano, in cui le voci si mettono al pari della musica in un fervido dialogo tra palco e buca. L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino risponde in modo ottimale alla bacchetta, e il Coro si disimpegna bene nel complesso secondo atto.
La buona riuscita dello spettacolo si deve anche a un cast ben assortito. Ekaterina Bakanova è una Magda sensuale e malinconica al punto giusto. La voce è ben proiettata e dotata di un timbro seducente, anche se si trova più a suo agio nel registro medio-acuto che in quello grave. A fronte di un inizio faticoso, si riprende già con un buon racconto nel primo atto, arrivando a accenti drammatici di sicuro effetto nell’ultima parte, dove cerca di giocare anche con colori e sfumature. Dimostra insomma di aver compreso e assimilato il personaggio sia vocalmente che scenicamente: aiutata anche dalla bella presenza, sulla scena si muove con disinvoltura.
Matteo Desole è un Ruggero un po’ monodirezionale, il fraseggio potrebbe essere più fantasioso, ma che nel complesso funziona. Vocalmente dimostra grande padronanza e sicurezza nel registro medio e acuto, come si può notare nel secondo atto, e se la cava anche in momenti più accorati nel finale. Ottimo risulta il Prunier di Matteo Mezzaro, che mette in luce uno strumento omogeneo e ben emesso. Gioca tutto di fraseggio e colori, riuscendo a imporsi come parte di primo piano, senza caricare troppo.
Hasmik Torosyan ha la giusta tempra per affrontare il ruolo di Lisette, che tuttavia la mette un po’ alla frusta nei passaggi più gravi. Negli altri registri la voce vola sicura e convincente, con i giusti accenti e la giusta sensualità richiesti dalla parte. Stefano Antonucci è un Rambaldo sicuro e preciso, e tenta di conquistarsi il posto che gli spetta tra i personaggi fondamentali dell’opera.
Le parti di contorno si dimostrano all’altezza dei protagonisti, senza mai sbavare, a partire dalla compagnia del primo atto composta da Dario Shikhmiri (Périchaud), Rim Park (Gobin) e Adriano Gramigni (Crébillon) per la parte maschile, e da Francesca Longari (Yvette), Marta Pluda (Bianca) e Giada Frasconi (Suzy) per la parte femminile, che ben si impone nella conversazione. Buono anche il maggiordomo di Giovanni Mazzei.
Un pubblico folto segue partecipe la recita tributando vari applausi a scena aperta e concludendola con numerosi consensi sia ai cantanti, in particolare agli interpreti di Prunier, Lisette, Ruggero, Magda, che al direttore e al regista. La Rondine pucciniana ha finalmente avuto il suo riscatto fiorentino.
Photo: Michele Borzoni /TerraProject – Contrasto