Pisa, Teatro Verdi – Giulio Cesare in Egitto
Il 5 luglio 1922 andava in scena a Göttingen la prima esecuzione in tempi moderni di Giulio Cesare in Egitto di Georg Friedrich Händel, dopo secoli di oblio: il libretto era tradotto in tedesco, la partitura riarrangiata e orchestrata, le parti di Cesare, Sesto e Tolomeo erano state trasposte per voci di basso, baritono e tenore. A cento anni da quella ripresa, la prassi esecutiva händeliana ha fatto passi da gigante tra filologia, riscoperte e l’affermazione di una nuova categoria vocale, i controtenori, per eseguire le parti pensate per i castrati. Per buona parte del secolo scorso tuttavia è rimasta in uso la prassi di affidare il ruolo di Cesare a un basso-baritono, finché negli anni ‘80 la rivoluzione filologica vi ha messo fine, dato che le voci per affrontare questo repertorio erano ormai pienamente formate.
Non si capisce dunque per quale motivo concreto si scelga nel 2022 di riportare alla luce in una serie di recite di una nuova produzione questa pratica ormai archiviata. Si tratta forse di una operazione nostalgia, o di un pretesto per far digerire al pubblico meno aduso a questo repertorio le tre ore abbondanti di musica? Qualunque esso sia, il sapore è decisamente anacronistico, e anche in mancanza di controtenori, la scelta di affidare la parte a un mezzosoprano sarebbe stata comunque assai più legittima, anche in virtù del fatto che i ruoli protagonistici maschili nelle opere di Händel contemporanee al Giulio Cesare, non furono mai scritti per bassi, ma tutt’al più per tenori (come Tamerlano) o castrati.
Al netto di tale scelta testuale, Marco Bussi nei panni del protagonista non si può dire che faccia male, disegnando un Giulio Cesare che più romano non si può. La voce non è dirompente, ma la linea è omogenea e il baritono ha tutte le note richieste dalla trasposizione. Non teme neanche le agilità di cui sono disseminate le sue arie, disegnando un personaggio spaccone ma anche prodigo di amore schietto. Al suo fianco troviamo Silvia Dalla Benetta che si dimostra vocalmente a suo agio nel ruolo di Cleopatra. Il timbro è morbido, anche se non freschissimo, e la voce ben si dispiega sia in zona centrale che acuta, muovendosi senza problemi anche nelle agilità. Si avverte tuttavia la mancanza di un’interpretazione più coinvolgente e magnetica, cosa non di secondo piano in un ruolo così iconico, tanto che le sue arie di lamento finiscono per risultare alquanto monotone.
Sonia Prina si cala perfettamente nel ruolo di Tolomeo, solitamente affidato a controtenori, e sfodera tutto il suo bagaglio espressivo maturato in anni di frequentazione di questo repertorio, soprattutto nei personaggi meno limpidi di Händel. Lo strumento si presenta piuttosto disomogeneo e un po’ usurato, ma gli sbalzi di registro vengono efficacemente usati per costruire un personaggio prevedibile ma assai centrato. Dal canto suo, Federico Fiorio dispiega la sua voce da sopranista, chiara, svettante e ben proiettata, per disegnare un Sesto filiale ma allo stesso tempo animato dai sentimenti di vendetta. Le agilità risultano bene a fuoco e le salite all’acuto sono sicure e ben timbrate.
Magdalena Urbanowicz è una Cornelia diafana che manca sia di polpa vocale, anche se le note del ruolo le possiede tutte, che di presenza scenica incisiva. Rocco Lia è quindi un Achilla esuberante ma ben centrato, grazie a una voce di basso di buon volume e bel timbro che gli permettono di ben cesellare i suoi numeri musicali. Ottimi i due ruoli di contorno, anche se privi di pezzi solistici, Patrizio La Placa come Curio e Antonello Dorigo nel ruolo di Nireno.
A guidare la parte musicale troviamo Carlo Ipata a capo dell’Orchestra Auser Musici. Il direttore propende per una lettura di stampo apollineo, che mai si abbandona a eccessivi contrasti o squarci passionali, anche se una maggiore sensualità in arie come “V’adoro, pupille” non guasterebbe. Questo non impedisce di ottenere una tavolozza cangiante e tempi ben mediati, anche adatti a sostenere le voci e a cercare di imprimere un senso vagamente teatrale a quello che si vede sul palco.
A tale riguardo bisogna fare una precisazione. Inizialmente questo titolo prevedeva una regia a firma di Enrico Stinchelli, attuale direttore artistico del teatro pisano. Poche settimane fa, il suo nome è stato sostituito con quello di Matteo Mazzoni, il quale si sarà dovuto probabilmente adattare in parte al disegno già ideato da Stinchelli. L’impianto scenico, firmato da Giacomo Callari, è costituito da una serie di gradinate ed è arricchito da proiezioni, create da Luca Attili, che aiutano a connotare meglio gli ambienti. Attraverso di esse si tenta di ricreare i cambi scena barocchi fatti di telette mobili e scene dipinte, secondo una sensibilità a noi più contemporanea. Tuttavia l’apporto registico non va molto oltre: i cantanti stanno principalmente fermi, o fanno sfilate dalle scale al proscenio per cantare le riprese delle arie, sventolando i loro mantelli; anche quando c’è qualche trovata, come il bagno di Cleopatra durante “V’adoro, pupille”, questa viene ripetuta in continuazione per tutto il pezzo musicale provocando un deciso effetto di noia, come se tutti gli approcci registici al barocco degli ultimi 40 anni non fossero mai esistiti.
Nonostante molte cose dello spettacolo siano simili a un tuffo nel passato, il pubblico apprezza senza troppe defezioni. Non mancano inoltre gli applausi a scena aperta, soprattutto per Cesare, Cleopatra, Tolomeo e Sesto, che risultano anche i più applauditi alle chiamate finali, insieme al direttore. [Rating:3/5]
Teatro Verdi – Stagione 2021/22
GIULIO CESARE IN EGITTO
Opera in tre atti
Libretto di Nicola Francesco Haym da Giacomo Francesco Bussani
Musica di Georg Friedrich Händel
Giulio Cesare Marco Bussi
Cleopatra Silvia Dalla Benetta
Tolomeo Sonia Prina
Cornelia Magdalena Urbanowicz
Sesto Pompeo Federico Fiorio
Achilla Rocco Lia
Curio Patrizio La Placa
Nireno Antonello Dorigo
Orchestra Auser Musici
Direttore Carlo Ipata
Regia Matteo Mazzoni
Coreografie Daniela Maccari
Scene Giacomo Callari
Light designer Michele Della Mea
Video artist Luca Attilii
Nuovo allestimento del Teatro di Pisa
Pisa, 27 febbraio 2022