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Piacenza, Teatro Municipale – La favorita

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Un teatro anatomico per fare l’autopsia dei sentimenti e delle passioni che agitano i personaggi. Questa l’idea intorno alla quale ruota la regia della nuova produzione de La favorita di Gaetano Donizetti andata in scena al Teatro Municipale di Piacenza. E accolta da vive contestazioni, alla fine della recita, all’indirizzo del regista Andrea Cigni e del suo team. Spiace dirlo, ma le contestazioni hanno fondamento: lo spettacolo non solo non è bello, ma, almeno alla prima, si avvertiva una certa tensione tra gli interpreti che non ha giovato alla resa complessiva, anche musicale.

Cigni è uomo di teatro che ha una profonda conoscenza della musica e ha ampiamente dimostrato di saper costruire spettacoli intelligenti e anche innovativi. In questo caso, come scritto in apertura, parte da un assunto di per sé condivisibile ma – va pur detto – non originalissimo e applicabile a molte altre opere teatrali o liriche: Favorita è storia di ruoli e personaggi, che ne costituiscono il centro drammaturgico, e poco importano il contesto storico o geografico della vicenda. La verità di ciascuno di essi è mascherata dal ruolo che devono rivestire, qui rappresentato dai costumi che alcuni mimi fanno loro indossare o tolgono, a seconda del fatto che siano o meno se stessi. Il tutto si svolge nello spazio asettico e freddo di un grigio teatro anatomico dove i protagonisti giungono coricati su un tavolo, vestiti di una bianca divisa: è il luogo dell’analisi di quelle che Cigni definisce “le viscere affettive dei personaggi, del loro essere veri, sotto una pelle (rappresentata dal costume) che solo quando viene tolta li lascia sinceramente esprimere ciò che sentono”. Il coro, spettatore e giudice, annota su dei fogli parole che restituiscono la tensione del momento e le mostra al pubblico o le getta addosso ai cantanti. La vicenda si svolge nel corso dei quattro atti in coerenza con questa impostazione, con la scena fissa delle gradinate del teatro anatomico – creata da Dario Gessati – che ruota su se stessa per divenire all’occorrenza un fondale neutro. I sei solisti, poi, non si discostano da una recitazione nel complesso convenzionale e il coro appare talvolta abbandonato a se stesso, con conseguenti imprecisioni anche sul fronte musicale. Belle le luci di Fiammetta Baldiserri e apprezzabili i costumi di Tommaso Lagattolla, con un colore vivo caratterizzante ciascuno dei protagonisti, in evidente contrasto con l’asetticità del contesto.

Dal podio, Matteo Beltrami (che opera i tagli di tradizione) propone una lettura scattante, dal forte impulso ritmico, che conferisce un passo teatrale incalzante alla narrazione. I contrasti dinamici sono sbalzati, valorizzati gli impasti cromatici e gli interventi dei singoli strumenti (bravi i professori dell’Orchestra Filarmonica Italiana), l’attenzione al canto è costante. La dimensione elegiaca di molte pagine viene così a essere meno valorizzata rispetto a quella squisitamente romantica e passionale, ma l’insieme convince.

Anna Maria Chiuri, peraltro molto festeggiata dal pubblico della sua città, non è propriamente una belcantista ma è una protagonista dalla vocalità importante, con una apprezzabile varietà di accenti che fa leva soprattutto sul morbido velluto vocale dei centri. Delude invece Celso Albelo, non in ottima forma (avevamo molto apprezzato il suo Fernand nella versione francese del capolavoro di Donizetti messo in scena nel 2018 a Firenze): gli acuti ci sono e vengono applauditi dal pubblico ma l’interprete è monocorde, il fraseggio poco fantasioso, la voce nasaleggiante. Simone Piazzola, dal canto suo, sfoggia uno strumento molto bello per impasto timbrico, ampiezza e morbidezza, ma l’interprete, per quanto nobile, in questa occasione non va al di là di una certa genericità. Ottimo per contro il Baldassarre di Simon Lim, voce solida e ben utilizzata per un personaggio di singolare austerità e durezza. Non più che corretti Andrea Galli (Don Gasparo) e Renata Campanella (Ines). Del coro, istruito da Corrado Casati, abbiamo già accennato la prova non memorabile.
Lo spettacolo andrà in scena il 25 e 27 febbraio al Teatro Regio di Parma

Teatro Municipale di Piacenza – Stagione 2022
LA FAVORITA
Dramma in quattro atti di Alphonse Royer e Gustave Vaëz
Versione ritmica italiana di Francesco Jannetti
Musica di Gaetano Donizetti

Alfonso XI Simone Piazzola
Leonora di Gusman Anna Maria Chiuri
Fernando Celso Albelo
Baldassarre Simon Lim
Don Gasparo Andrea Galli
Ines Renata Campanella

Orchestra Filarmonica Italiana
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del coro Corrado Casati
Regia Andrea Cigni
Scene Dario Gessati
Costumi Tommaso Lagattolla
Luci Fiammetta Baldiserri
Nuovo allestimento
Coproduzione Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Regio di Parma

Piacenza, 18 febbraio 2022

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