L’ultima recita parmense di Norma si è conclusa fra le calorose acclamazioni del pubblico che ha salutato con grande entusiasmo questa bella edizione del capolavoro belliniano. L’allestimento, firmato da Nicola Berloffa, circolava già da tempo sui palcoscenici europei. Le regole sanitarie imposte dall’emergenza Covid hanno costretto il regista a ripensare in parte lo spettacolo per rispettare le regole del distanziamento, ma a parte il coro costretto a esibirsi con mascherina, le limitazioni imposte non hanno granché nuociuto alla suggestiva regia di Berloffa. Palesemente ispirata alla cinematografia di Luchino Visconti nella scelta dei costumi, nelle scene e nell’uso quasi caravaggesco delle luci, la Norma che ci propone il giovane regista di Cuneo disattende in parte le indicazioni del libretto di Felice Romani, senza per questo stravolgere o equivocare la trama della vicenda. L’azione viene spostata in un ipotetico Ottocento, travagliato da tirannie e ribellioni, con continui scontri fra invasori e oppressori. Norma, sacerdotessa e “rivoluzionaria”, soccomberà al suo sventurato amore per Pollione (capo degli invasori) e verrà giustiziata dal suo stesso popolo che la punirà per il suo tradimento. Una volta accettato lo spostamento cronologico della vicenda, tutto scorre con coerenza e attendibilità. La piena riuscita dello spettacolo è supportata dagli elegantissimi costumi di Valeria Donata Bettella, dall’imponente scenografia a impianto fisso di Andrea Belli e dalle suggestive luci di Marco Giusti.
Ma Norma si identifica soprattutto con la protagonista: nessun allestimento, per quanto riuscito e convincente, può sopperire a un soprano costretto a patteggiare con le richieste, invero severissime, imposte dalla scrittura vocale di Bellini. Miracolosa appare quindi l’esecuzione di Angela Meade, forse oggi la più attendibile Norma presente sui palcoscenici internazionali, capace di passare dalle estasi belcantiste del “Casta diva” ai furori di “Trema per te fellon”, dagli acuti presi in pianissimo del “Sacro vischio io mieto” agli sprofondamenti nel registro contraltile di molti recitativi. In un’esecuzione cosi maiuscola di tutto il ruolo (personalmente è dall’epoca di Montserrat Caballè che non ascolto dal vivo una Norma cosi completa) spiace quasi evidenziare l’unico limite della Meade, ossia un’esecuzione non abbastanza nitida e mordente dei difficilissimi trilli su “Adalgisa fia punita”, ma si tratta del vero pelo nell’uovo poiché nove Norme su dieci non li sanno eseguire.
Al suo fianco grande impressione hanno fatto il Pollione di Stefan Pop e l’Oroveso di Michele Pertusi. Pop trova nel proconsole romano il suo ruolo ideale, il colore della voce è nitido e gradevole, le mezzevoci sono sostenute con valore, l’interprete è pienamente immedesimato. Davvero bellissimo il suo rivolgersi a Norma nel finale con un dolcissimo “Ah! Troppo tardi t’ho conosciuta”. Pertusi è il grande cantante che ben conosciamo capace di commuovere fino alle lacrime con il suo doloroso “Oh! In te ritorna ci rassicura”.
L’edizione parmense ha giustamente scelto di affidare il ruolo di Adalgisa a un soprano, come Bellini voleva e come una stolta tradizione novecentesca ha sempre evitato di fare. Scelta doverosa, dunque, ma in parte inficiata dai limiti vocali, in fatto di timbro e ricchezza di armonici, di Carmela Remigio, una Adalgisa costretta spesso a caricare gli accenti privando di languore ed elegia il ruolo della giovane novizia, davvero troppo nevrotica in questa esecuzione parmense. I due timbri vocali della Meade e della Remigio, inoltre, si fondono con difficoltà nei loro sublimi duetti. All’attivo di Carmela Remigio va però sottolineato il bellissimo attacco di “Mira, o Norma”. Molto brava Mariangela Marini nel ruolo di Clotilde. Gradevole John Matthew Myers in quello di Flavio.
L’ottimo risultato complessivo è certamente dovuto alla partecipe bacchetta di Sesto Quatrini (che ripristina alcuni tagli di tradizione, ma fa eseguire le cabalette senza da capo), già responsabile dell’ottima Anna Bolena di Donizetti a Genova, sempre con Angela Meade. Esecuzione flessibile e amorevole, che alterna febbricitanti accensioni protoromantiche a estenuate oasi di lirismo, ben supportate dall’Orchestra Filarmonica Italiana e, soprattutto, dal coro del Teatro Regio di Parma. La sua sintonia con il soprano statunitense, già evidente nella Bolena, è dunque una certezza che si spera sia foriera di nuovi appaganti risultati.
Teatro Regio – Stagione lirica 2021/22
NORMA
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini
Pollione Stefan Pop
Oroveso Michele Pertusi
Norma Angela Meade
Adalgisa Carmela Remigio
Clotilde Mariangela Marini
Flavio John Matthew Myers
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Sesto Quatrini
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Nicola Berloffa
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Marco Giusti
Coproduzione Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Comunale di Modena – Teatro Regio di Parma
Parma, 27 marzo 2022