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Parma, Festival Verdi 2022 – La forza del destino

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Tanto tuonò che… non piovve. La prima de La forza del destino al Regio di Parma, inaugurazione del Festival Verdi 2022, ha visto la protesta di una (piccola) parte del pubblico per le note vicende legate al coinvolgimento nel cartellone degli artisti del Teatro Comunale di Bologna. Tuttavia, contrariamente a quanto alcuni temevano, non si è trattato di una manifestazione di dissenso che ha impedito il normale svolgimento dello spettacolo. I fischi e le urla si sono levate all’ingresso sul podio del direttore Roberto Abbado, che è anche direttore musicale del Festival, evidentemente considerato corresponsabile di una gestione che non valorizza adeguatamente le maestranze locali. Alla fine dell’opera, poi, dal loggione sono stati lanciati dei volantini con frasi in dialetto e in un italiano perfettibile, che accusavano Abbado (“tornatene a Bologna!”) e chiedevano appunto di “togliere le mani dal Regio” (scritta anche riportata su uno striscione appeso all’esterno e poi all’interno del teatro).

Sul fronte musicale, Abbado è parso ricevere una sorta di iniezione di adrenalina dalle proteste: la sua lettura è stata infatti improntata a una costante tensione, con tempi generalmente spediti, sonorità vigorose e un passo teatrale ovunque incalzante. Forse troppo, per poter apprezzare adeguatamente le pagine di più intensa ispirazione lirica, che pure non mancano in questo capolavoro sì diseguale, drammaturgicamente discontinuo, ma così ricco di bella musica. Un dramma a fosche tinte, inesorabilmente sospinto verso la tragica conclusione e pur illuminato da un raggio della luce divina: quella della manzoniana Provvidenza, che l’uomo Verdi forse non vedeva nella sua esistenza, ma che l’artista accettò di inserire nella revisione che fece del suo lavoro, per stemperare almeno in parte il cupo pessimismo di cui è intriso.

Riluce, quel raggio, soprattutto nella figura del Padre Guardiano, che sembra davvero provenire dalle pagine dei Promessi sposi, e che a Parma ha trovato austera ed efficace raffigurazione in Marko Mimica, artista ancora giovane ma capace di un’interpretazione convincente per pathos e colore vocale. Straordinario il ritratto di Melitone offerto da un Roberto De Candia empatico e scenicamente disinvolto, ma mai sopra le righe, così come ha brillato per l’ambrato nitore timbrico e la vivacità d’interprete la Preziosilla di Annalisa Stroppa, zingara tanto seducente quanto volitiva e determinata. Amartuvshin Enkhbat è un don Carlo di Vargas di lusso per la morbida e avvolgente bellezza di una pasta vocale unica; l’accento è curato e protervo, la presenza scenica apprezzabile. La donna Leonora di Liudmyla Monastyrska esibisce una voce ampia, di pregevole colore, messa a servizio di un personaggio tormentato, anche se non indimenticabile sotto il profilo della varietà di accenti. Il momento migliore ci è parsa l’esecuzione di quella che Verdi in partitura definisce significativamente “melodia”, ovvero “Pace, mio Dio”, caratterizzata da una notevole intensità espressiva. In crescendo la prestazione di Gregory Kunde, tenore dalla storia invero singolare per essere passato dal repertorio rossiniano al Verdi più “spinto” di titoli come questo o Otello. La voce è chiara, morbida e duttile, ben proiettata in acuto. Nei gravi manca però di consistenza – e questo si fa sentire -, mentre l’interprete non è mai davvero pienamente convincente, arrestandosi sulla soglia di una generica concitazione. Completavano il cast il tonante Marchese di Calatrava di Marco Spotti, l’ottimo Trabuco di Andrea Giovannini, il bravo Andrea Pellegrini quale chirurgo; non indimenticabili Natalia Gavrilan (Curra) e Jacobo Ochoa (un alcade).

Yannis Kokkos, che firma regia, scene e costumi, racconta Forza come un romanzo d’appendice, senza preoccuparsi troppo di cercare un sottotesto o risvolti inediti. Al contrario, la sua lettura appare molto semplice e, in definitiva, datata: le scene dipinte e proiettate disegnano uno spazio astratto ed evocativo in chiave simbolica della duplice dimensione della vicenda, militare e religiosa; una scelta che, se non manca di una qualche suggestione, grazie anche alle luci di Giuseppe Di Iorio, fa da sfondo a movimenti registici piuttosto convenzionali. Una qualche originalità la si coglie nella scena al campo del secondo atto, quando il ballo è risolto con l’agitazione scomposta dei mimi (a cura di Marta Bevilacqua), guidati come marionette da Preziosilla, e mascherati come teschi: la danza di morte della guerra, bella solo nel canto esaltato della zingara. I costumi, ottocenteschi per i protagonisti ma vicini alla contemporaneità per il coro, ci ricordano il respiro universale di quanto raccontato da Verdi e la tragica, perenne attualità della guerra. Di notevole pregio per intonazione e precisione esecutiva la prestazione del coro del Teatro Comunale di Bologna, istruito da Gea Garatti Ansini. Al netto delle proteste, vivo successo per tutti.

Festival Verdi 2022
LA FORZA DEL DESTINO
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma Don Álvaro o La fuerza del sino di Ángel Perez de Saavedra
Musica di Giuseppe Verdi
Edizione critica a cura di Philipp Gossett e William Holmes,
the University of Chicago Press, Chicago e Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano

Donna Leonora Liudmyla Monastyrska
Don Alvaro Gregory Kunde
Don Carlo di Vargas Amartuvshin Enkhbat
Padre guardiano Marko Mimica
Fra’ Melitone Roberto de Candia
Preziosilla Annalisa Stroppa
Mastro Trabuco Andrea Giovannini
Il Marchese di Calatrava Marco Spotti
Curra Natalia Gavrilan
Un alcade Jacobo Ochoa
Un chirurgo Andrea Pellegrini

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Roberto Abbado
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Regia, scene e costumi Yannis Kokkos
Drammaturgia Anne Blancard
Luci Giuseppe Di Iorio
Movimenti coreografici Marta Bevilacqua
Projection Designer Sergio Metalli
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
In coproduzione con Teatro Comunale di Bologna,
il Teatro Massimo di Palermo, Opéra Orchestre National Montpellier Occitaine

Parma, Teatro Regio, 22 settembre 2022

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