La nuova produzione di Rigoletto messa in scena a Padova, nella suggestiva cornice della piazza degli Eremitani, segna il ritorno dell’opera all’aperto nella programmazione culturale della città euganea dopo i due gala operistici del 2020 e 2021. La scelta di una delle piazze più ricche di storia, a due passi dalla Cappella degli Scrovegni e accanto alla chiesa che conserva ciò che resta degli affreschi del Mantegna, è sicuramente di grandissimo fascino ma ha creato purtroppo non pochi problemi all’ascolto: non stiamo parlando di “mali” tipicamente estivi come le cicale o i grilli, per cui poco si può fare, ma anche di un fastidioso concerto parallelo di ambulanze, allarmi e camion della nettezza urbana. Insomma, elementi di disturbo extramusicale, che forse andavano tenuti in considerazione da parte degli organizzatori e che, sfortunatamente, hanno rovinato più volte l’incanto operistico.
La regia di Giuseppe Emiliani non offre certo una visione nuova del dramma verdiano, ma sicuramente ne rispetta ammirevolmente l’azione storica e, di concerto con la direzione di Nicola Simoni, fa toccare con mano l’abilità narrativa del genio verdiano: seppure con qualche trascurabile sbavatura, i movimenti di scena sono plausibili e calibrati e si può notare una costante attenzione alle reazioni dei personaggi e alle loro interazioni. Insomma, una regia che asseconda l’azione e la musica. Da notare la scelta di un’ambientazione d’epoca con costumi piuttosto fedeli e di buon gusto a opera di Stefano Nicolao. Le scene progettate da Federico Cautero offrono alcuni elementi interessanti: il palco presenta una struttura suddivisa in due parti, una inferiore verso il proscenio e, dietro, una superiore rialzata e raggiungibile attraverso una scalinata centrale; al centro una grande porta ad apertura variabile fa da collegamento tra i due ambienti. Sicuramente un’idea semplice, ma adeguata per una drammaturgia che, sia nel primo atto che nel terzo, suddivide la scena tra un “dentro” domestico e un esterno pubblico. Sul fondale vengono proiettate varie immagini nel corso dello spettacolo: molto belli e calzanti, ad esempio, i dettagli pittorici provenienti dalle decorazioni di Giulio Romano presso Palazzo Te a Mantova (come il meraviglioso Satiro visto nel primo atto). Particolarmente suggestiva anche la scena della tempesta del terzo atto, che con una proiezione semplice di nuvole e pioggia accompagna il compimento della tragedia di Gilda. Meno interessante, invece, perché troppo astratta e causa di distrazione dal drammatico dialogo finale tra Gilda e Rigoletto, la proiezione usata nell’ultima scena.
Fra gli interpreti, un plauso va sicuramente a Simone Piazzola, che delinea un Rigoletto credibile e sfaccettato: ne sono prova i monologhi del primo e secondo atto, ben articolati ed espressivi nella cura dei dettagli, ma, soprattutto, nei duetti con Gilda, in cui il cantante dà il meglio di sé, in particolare nello straziante finale dell’ultimo atto. Yulia Merkudinova ci regala una Gilda ben cantata e ben recitata. Oltre all’aria del primo atto e ai duetti con Rigoletto, il soprano pronuncia bene e scandisce il testo nelle scene più drammatiche come quella del temporale, recitata con ammirevole chiarezza. Non del tutto a fuoco, invece, il Duca di Mantova di Marco Ciaponi. Il tenore ha voce cristallina, canta la ballata, l’aria del secondo atto e la canzone del terzo con grazia e finezza, ma il carattere libertino del personaggio, nonostante gli sforzi nella recitazione, risulta un po’ generico.
La coppia Sparafucile (Grigory Shkarupa) e Maddalena (Nadezha Karyazina) si distingue per una teatralità di routine, non convincendo particolarmente nella definizione delle rispettive parti. Le prove vocali sono abbastanza buone, anche se con alcuni difetti nella pronuncia e nella scansione. Sicuramente si fa notare invece l’impegno nella recitazione e nella declamazione da parte di Nicolò Ceriani, che dà risalto al ruolo di Monterone, in apparenza secondario ma fondamentale motore dell’azione. Bene la Giovanna di Alice Marini e gli altri personaggi che popolano la corte del Duca: Marullo, Alex Martini, Matteo Borsa, Carlos Natale, Ceprano, Emil Abdullaiev, e la Contessa, Andreina Drago. Il Coro Lirico Veneto si disimpegna con onore.
Dal podio si fa apprezzare Nicola Simoni, che dirige l’Orchestra di Padova e del Veneto con occhio di riguardo verso la narrazione scenica e uno stacco di tempi decisamente adeguati. Purtroppo, a volte l’orchestra copre a le voci, come nella prima scena del primo atto (la festa presso il palazzo del Duca), complice anche la disposizione spaziale degli interpreti e la dispersione sonora piuttosto accentuata.
Alla fine dello spettacolo, applausi festosi per i cantanti e tutti gli altri artefici della produzione.
Stagione Lirica di Padova 2022
RIGOLETTO
Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Duca di Mantova Marco Ciaponi
Rigoletto Simone Piazzola
Gilda Yulia Merkudinova
Sparafucile Grigory Shkarupa
Maddalena Nadezha Karyazina
Giovanna Alice Marini
Monterone Nicolò Ceriani
Marullo Alex Martini
Matteo Borsa Carlos Natale
Ceprano Emil Abdullaiev
Contessa Andreina Drago
Orchestra di Padova e del Veneto
Direttore Nicola Simoni
Coro Lirico Veneto
Regia Giuseppe Emiliani
Scene Federico Cautero per 4Dodo
Costumi Stefano Nicolao
Nuova produzione Comune di Padova – Stagione Lirica 2022
in coproduzione con Bassano OperaEstate Festival,
Teatro Mario del Monaco di Treviso e Teatro Sociale di Rovigo
Padova, 28 luglio 2022