Sguardi sornioni, smorfie ammiccanti, pose curiose e un intero catalogo di gesti canori. Il tutto, in capriola fra la corda basso-baritonale e i giochi ipnotico-fonetici del comico in musica. In una battuta, è questa la ricetta del buffo che dà lezioni di qualità. A dimostrarlo i quarant’anni di fila messi a segno tra successi, carriera e gli impegni a tutt’oggi costanti dal baritono Bruno de Simone, interprete da sempre irresistibile quanto di riferimento in0ssidabile per voce e cifra attoriale nei principali ruoli comici “caricati” del dramma giocoso e semiserio (settantatré i personaggi da lui fin qui affrontati) tra Sette e Ottocento italiano, napoletano in primis. E, a confermarlo a partire dalla sua città, è stata la bella serata in recital “de Simone40” organizzata al Teatro Sannazaro di Napoli grazie al progetto culturale WunderKammer Orchestra in tandem con l’Associazione Alessandro Scarlatti, rispettivamente presiedute e nell’occasione rappresentate da Stefano Gottin e da Oreste de Divitiis, insieme in apertura per introdurre debitamente il festeggiato.
Sul palco, con il cantante e l’evocativo golfo da cartolina alle spalle su fondale dipinto, anche tre giovani promesse di differente registro – soprano, mezzosoprano e tenore leggero, allievi suoi e della moglie Alessandra Rossi – al fianco di un pianista accompagnatore di eccellenza, l’irlandese James Vaughan, primo maestro di sala alla Scala e figura d’artista da tempo in prima linea con i maggiori interpreti su alcuni dei principali palcoscenici mondiali. In ascolto, un volo di sintesi entro e oltre quel mondo del sorriso compreso fra Mozart, Cimarosa, Rossini, Donizetti e il Verdi non comico.
Posillipino per nascita e dunque partenopeo purosangue (con un avo speciale in famiglia ramo paterno quale, nientedimeno, Salvatore Di Giacomo), allievo di Marika Rizzi e del grande Sesto Bruscantini per il perfezionamento, Bruno de Simone brucia le tappe in fretta negli ultimi anni del Novecento, esordendo nel 1982 al Teatro San Carlo poco più che ventenne, entro la scia di quella che fu l’ultima stagione del mitico Paolo Montarsolo e della sua Cenerentola rossiniana, interpretando la parte del campanaro nelle Sette canzoni di Malipiero. A seguire (nel 1990, con replica l’anno dopo) dà infatti forma peculiarissima sempre al Lirico napoletano ai ruoli di Don Bucefalo nelle Cantatrici villane di Fioravanti accanto – udite, udite – alle parimenti giovani Cecilia Gasdia nei panni di Rosa e Cecilia Bartoli in quelli di Giannetta; nel 1992 è Malatesta nel Don Pasquale di Donizetti firmato da Roberto De Simone con la coppia di protagonisti Praticò-Norberg Schulz mentre, in dicembre, al Teatrino di Corte è Tuberone nel fondamentale Paisiello, per chi ricorda la storia e l’opera in era borbonica, dell’Idolo cinese. E ancora, fra il 1994 e il 2003 è Buonafede nell’Haydn teatrale del Mondo della luna, Pulcinella nel raro Convitato di pietra di Giacomo Tritto diretto dall’allora vertice artistico Salvatore Accardo, Geronimo nel Matrimonio segreto di Cimarosa, Procolo nel Donizetti delle esilaranti Convenienze e inconvenienze teatrali con uno strepitoso Bruno Praticò in Mamma Agata sempre nel solco delle magnifiche regie desimoniane. Infine, canta Prosdocimo nel Turco in Italia di Rossini e, siamo ormai oltre la soglia del duemila, Corbolone nel Marito disperato cimarosiano. Fra gli impegni memorabili è d’obbligo ricordarne anche la presenza alla Scala (Lo frate ‘nnamorato di Pergolesi, regia parimenti di De Simone e direzione di Riccardo Muti, nel 1990) e sui principali palcoscenici del vecchio e nuovo mondo, anche oltre il buffo, con Puccini, Mascagni e Cilea. Fra gli impegni recenti, contiamo un Don Magnifico a Liegi, Gianni Schicchi al Maggio Fiorentino, Sharpless al Festival di Torre del Lago, Dulcamara a Trieste e Don Bartolo alla Staatsoper Unter del Linden di Berlino. Mentre, a breve, sarà Don Geronio all’Opera de Vallonie.
Il percorso in ascolto si apriva in tal senso come uno sguardo prospettico sui puntelli dei suoi primi quarant’anni di vita artistica, con una sorta di doppio tributo diviso fra un’aria da camera di Mozart, “Un bacio di mano” K. 541, e l’aria di Gianpaolo “Le figliole che so’ de vent’anni” da Le astuzie femminili di Cimarosa. Con un pizzico di iniziale emozione, ma con forza d’impatto immutata nel tempo, ha subito restituito al suo pubblico un intero spettro di accenti e affondi, di inflessioni vernacolari, falsetti, staccati mirabili, connotazioni a denti stretti. Naturalmente, facendo forza e leva su un canto sempre assai mordente, che è gesto, parola, colore, velocità e ritmo al contempo. Svetta parimenti in soluzione “a solo” e sempre con Mozart per il Figaro dell’aria “Tutto è disposto”, quindi nel doppio Rossini del recitativo e aria di Don Magnifico accanto alle figlie Clorinda e Tisbe, per poi virare con alta temperatura espressiva sull’infrequente Matilde di Shabran con la sapida cavatina in dialetto di Isidoro.
Poi, come a passare il testimone alle nuove generazioni, si è alternato o unito in soluzione variabile al soprano Greta Doveri, pronta a sfoderare da par suo un significativo volume e una vocazione più drammatica che lirica d’agilità (nel Verdi del Corsaro e, con buona tenuta complessiva, anche per il Donizetti del duetto di Adina con Dulcamara), all’assai interessante mezzosoprano rossiniano Mara Gaudenzi (Isabella nel duetto con Taddeo dall’Italiana in Algeri, Angelina dall’afflato dolente e assai virtuoso nell’aria “Nacqui all’affanno” dalla Cenerentola) e a Patrick Kabongo, tenore di grazia che, unitamente al bel timbro chiaro, ha mostrato pari attenzione all’eleganza nella linea del dire come del cantare, sia nel divertente duetto di Ernesto con Don Pasquale, sia nello spiccato portamento a fuoco infilando inoltre a dovere i nove do (presi per tre quarti di testa e infine di petto) nella aria di Tonio da La fille du régiment di Donizetti. A complemento, il quartetto dal Rigoletto e, a sigillo nonché ad affettuoso richiamo delle carezzevoli atmosfere di Partenope, l’incantevole terzettino “Soave sia il vento”, dal Così fan tutte di Mozart.
Tanti e per tutti gli applausi di festa al termine.
Teatro Sannazaro
WunderKammer Orchestra – Associazione Alessandro Scarlatti
DE SIMONE40
Concerto per i 40 anni di carriera del baritono Bruno de Simone
Bruno de Simone baritono
Greta Doveri soprano
Mara Gaudenzi mezzosoprano
Patrick Kabongo tenore
James Vaughan pianoforte
Estratti dalle opere di Wolfgang Amadeus Mozart, Domenico Cimarosa,
Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi
Napoli, 10 giugno 2022