Grande musica ma niente teatro. Tosca di Giacomo Puccini, in scena in questi giorni al Teatro San Carlo di Napoli viene proposta in un allestimento firmato dal regista Edoardo De Angelis, già recensito in dettaglio da Paola De Simone (qui il link), ripreso da Paolo Vettori. Di fatto, si tratta di uno spettacolo dalla regia latitante, limitandosi i cantanti a pose scontate. Motivo di interesse potrebbero essere le scene firmate da Mimmo Paladino, ma anche qui non siamo di fronte a dei capolavori. Tutt’altro: la scena del primo atto è proprio brutta, con i resti in cemento armato – forse di un’esplosione -, entro i quali Cavaradossi fa body painting su una Maddalena in carne e ossa, di colore (scelta ossequiosa al politically correct imperante?). Nel secondo atto la scrivania di Scarpia sembra essere un omaggio al magnifico San Girolamo nello studio di Antonello da Messina, mentre il grande angelo sgarrupato (e decapitato) dell’ultimo atto ha una sua suggestione.
Molto interessante, viceversa, il fronte musicale, che schiera in locandina “il” tenore per eccellenza di oggi, Jonas Kaufmann. Che dire di lui? La voce non è enorme, suona talvolta ingolata, gli acuti non hanno grande squillo, le mezzevoci sono in realtà falsetti. Ma l’artista è di un carisma unico, il musicista attento a ogni dettaglio, l’attore sempre e comunque magnetico. E il bello è che il tenore non nega nemmeno i momenti di pura esibizione vocale tanto cari a certa tradizione: mi riferisco a un “Vittoria!” nel secondo atto tenuto lunghissimo e baldanzoso, piuttosto che a un “E lucevan le stelle” prodigo di sfumature. Il pubblico della prima gli estorce addirittura il bis, nonostante il divo avesse fatto subito intendere che non aveva intenzione di concederlo. Alla fine – dopo interminabili applausi – cede e canta la romanza in modo diverso da come l’aveva appena interpretata. Chapeau.
Al suo fianco, come nell’edizione scaligera del 2011 (sovrintendente lo stesso Lissner), l’eccellente Tosca di Oksana Dyka: presenza scenica importante, voce ampia, che corre, di bel colore scuro, morbida e cremosa nei centri, un tantino metallica verso l’acuto, ma utilizzata sempre con intelligenza a fini espressivi. Ne sortisce il ritratto di una donna fiera e volitiva, ma pure molto sensuale (anche per il generoso décolleté che alla prima rischia davvero di debordare nella concitata scena con Scarpia nel secondo atto). Il soprano accusa qualche difficoltà nel “Vissi d’arte”, soprattutto per i tempi lunghi staccati dal direttore, ma la sua prestazione è nel complesso di alto livello. Qualche problema di coordinamento con il podio si avverte pure nella prestazione di George Gagnidze. Ciò nonostante, il baritono georgiano, con la sua voce possente e chiara, riesce bene a mantenere un equilibrio tra la volgarità viscida del “bigotto satiro” e la gelida determinazione del capo della polizia pontificia.
Ottimo l’Angelotti di Emanuele Cordaro, così come lo Spoletta di Francesco Pittari, mentre Sergio Vitale è un sagrestano di lusso: al posto degli insopportabili cachinni di un tempo, ci sono una vivace presenza scenica e alcune intuizioni di fraseggio davvero illuminanti. Hanno fatto del loro meglio i due artisti del coro impegnati come Sciarrone (Giacomo Mercaldo) e carceriere (Gianvito Ribba). Eccellente per compattezza di suono e intonazione il coro istruito da José Luis Basso, così come hanno figurato bene i bambini del Coro di voci bianche, diretto da Stefania Rinaldi.
Dal podio, Juraj Valčuha ha offerto una lettura assolutamente singolare della partitura pucciniana, alla quale il direttore sembra accostarsi con un approccio eminentemente sinfonico. Grande rilievo quindi per la ricchezza armonica e timbrica, per la valorizzazione dei particolari di scrittura, delle singole famiglie di strumenti, ma entro un arco narrativo comunque teso. I tempi erano generalmente distesi – e questo forse ha messo un po’ in difficoltà i cantanti – il gusto per il respiro melodico mai fine a se stesso, ma coerente nel quadro di una scrittura musicale restituita in tutta la sua modernissima raffinatezza. Anche in alcune sue asprezze. Un Puccini per certi versi davvero inedito.
Teatro San Carlo – Stagione d’opera e balletto 2021/22
TOSCA
Melodramma in tre atti
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
dal dramma omonimo di Victorien Sardou
Musica di Giacomo Puccini
Floria Tosca Oksana Dyka
Mario Cavaradossi Jonas Kaufmann
Il Barone Scarpia George Gagnidze
Cesare Angelotti Emanuele Cordaro
Il sagrestano Sergio Vitale
Spoletta Francesco Pittari
Sciarrone Giacomo Mercaldo*
Il carceriere Gianvito Ribba*
*Artista del Coro
Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro San Carlo
Direttore Juraj Valčuha
Maestro del Coro José Luis Basso
Maestro del Coro di voci bianche Stefania Rinaldi
Regia Edoardo De Angelis
Regista per la ripresa Paolo Vettori
Scene Mimmo Paladino
Costumi Massimo Cantini Parrini
Luci Cesare Accetta
Video Alessandro Papa
Produzione del Teatro San Carlo
Napoli, 20 aprile 2022