Chiudi

Mozart: Lucio Silla – Fagioli, Pudova, Liberatore, Equilbey (Erato CD)

Condivisioni

L’etichetta Erato ha appena pubblicato una nuova registrazione di Lucio Silla, opera seria giovanile di Wolfgang Amadeus Mozart. Laurence Equilbey, alla guida della sua formazione di strumenti d’epoca Insula Orchestra, dirige un cast di cantanti ben assortito capitanato dal controtenore Franco Fagioli.

Composta da un Mozart appena sedicenne e rappresentata per la prima volta il 26 dicembre 1772 al Teatro Regio Ducale di Milano, Lucio Silla è la terza e ultima opera della sua produzione milanese dopo Mitridate re di Ponto (1770) e Ascanio in Alba (1771). Un dramma in musica su libretto di Giovanni de Gamerra, rivisto da Metastasio, liberamente ispirato alla vicenda del console-dittatore della tarda età Repubblicana romana Lucius Cornelius Sulla Felix. Nel libretto di Gamerra vi è in realtà poca azione o effettiva adesione ai fatti storici, mentre si lascia spazio ai risvolti psicologici dei personaggi, amplificati in musica dal giovane compositore prodigio di Salisburgo.
Nel cast originario figurava il famoso castrato Venanzio Rauzzini, per cui Mozart compose poco dopo il mottetto Exsultate, jubilate KV 165, e il soprano Anna De Amicis nel ruolo di Giunia. Nonostante 26 rappresentazioni durante la stagione di carnevale, l’opera cade completamente nel dimenticatoio, almeno fino al 1929, anno a cui risale la prima rappresentazione in tempi moderni (in tedesco) a Praga. Pur essendo rientrato in repertorio, il titolo viene ancora rappresentato relativamente di rado, anche per l’evidente difficoltà di trovare cantanti idonei ad interpretare i ruoli di Cecilio e Giunia.

La registrazione per Erato segue di qualche anno un tour in forma semi-scenica che nel 2016 ha toccato Parigi, Vienna, Aix-en-Provence e Versailles. La produzione è stata poi riproposta a giugno del 2021 al Festival Mozart Maximum nell’ambito de La Seine Musicale (la regia era di Rita Cosentino). È proprio in questa circostanza che si è deciso di registrare l’opera, dal vivo. Era dai tempi della registrazione di Harnoncourt nel 1989 con Peter Schreier, Edita Gruberova, Dawn Upshaw, Yvonne Kenny e Cecilia Bartoli che non si incideva il lavoro mozartiano su strumenti d’epoca. Proprio come nell’incisione di Harnoncourt, Equilbey ha optato per tagliare la parte di Aufidio, condensare il numero di recitativi e tagliare qualche aria. Vengono mantenute 14 arie (su 18), il duetto al termine del primo atto, il terzetto al termine del secondo il finale col coro al termine del terzo atto, oltre a 6 recitativi accompagnati. Ne esce una versione estremamente snella di 2 ore e 6 minuti, contro le 3 ore e mezza circa della versione integrale (incisa nel 1975 e disponibile per Philips, con Arleen Auger, Julia Varady, Edith Mathis e Peter Schreirer).

A rinverdire i fasti del castrato Rauzzini troviamo il controtenore Franco Fagioli, alle prese con il difficilissimo ruolo del senatore Cecilio, tutto impervio di agilità e gravitante su una tessitura acuta. Il ruolo di solito viene affidato a mezzosoprani, mentre in questo caso si è scelto di ricorrere a un controtenore vicino al repertorio dei castrati. Alcuni storceranno il naso, ma se c’è un controtenore che può affrontare la parte è proprio Fagioli. Il cantante argentino si è costruito una tecnica che a fronte di un’emissione non pienamente ortodossa è comunque il frutto di uno studio meticolosissimo che gli ha permesso di raggiungere vette di virtuosismo prodigioso da vero fuoriclasse. È intonato, la voce è estesa e ben timbrata, mai sbiancata o fissa (come alcuni dei nuovi sopranisti in circolazione), piena di colori languidi, ambigui e sensuali. Certo non è per tutti i gusti e all’ascolto si possono alternare meraviglia e perplessità. Di certo la padronanza tecnica emerge con prepotenza in “Il tenero momento” o in “Quest’ improvviso tremito”: Fagioli sciorina colorature ardite, gestisce salti dal registro di petto a quello di testa, controlla i fiati al millesimo e trilla con precisione. Al di là dell’esuberanza istrionica del virtuosismo, Fagioli è efficace anche nelle arie dal canto spianato ed espressivo: è questo il caso di “Pupille amate”, dove il controtenore coglie il pathos di un addio che precede la morte, poi evitata grazie al perdono di Silla.
Alessandro Liberatore nel ruolo del titolo gode di una buona presenza vocale ed è complessivamente credibile nel cogliere la furia, il senso di offesa e lo sdegno che agitano il tiranno poi spinto alla clemenza. “Il desio di vendetta” e “D’ogni pietà mi spoglio” sono ben eseguite. La dizione è chiara e si capisce sempre ciò che canta. Il canto non è sempre levigato in senso mozartiano ma il testo emerge in maniera efficace e teatrale.
Completano il cast tre soprani, Olga Pudova come Giunia, Chiara Skerath nel ruolo en travesti di Lucio Cinna e Ilse Eerens come Celia. Olga Pudova è in possesso di un timbro limpido e un’emissione morbida, pur con un suono non troppo ricco. In “Ah se crudel il periglio” si destreggia bene con i virtuosismi anche se non siamo ai livelli di espressiva brillantezza ed estrema facilità della Giunia di Edita Gruberova per intenderci. Efficace la resa dei contrasti di “Fra i pensier più funesti di morte”, dove l’esordio dal tono afflitto sfocia in un finale incalzante e drammatico. Ottime sia la comunione di intenti esecutivi con Fagioli in “D’Elisio in sen m’attendi” che la resa del carattere dolente di “O del padre ombra diletta”. In qualche frangente eccede con il vibrato. Chiara Skerath è musicale e produce un suono ben omogeneo dal bel velluto, con una certa facilità in acuto. Buona la gestione delle colorature in “Vieni ov’amor”, fraseggiata peraltro con gusto. Ilse Eerens gode di un timbro cristallino e lega bene i suoni. Apprezzabile la musicalità e l’attenzione al testo, oltre alla consapevolezza stilistica, evidente da come fraseggia e come gestisce con classe gli staccati di “Quando sugl’arsi campi” e “Se lusinghiera speme”. Tra i tre soprani è quella che ci ha colpito maggiormente.

La conduzione di Laurence Equilbey si apprezza per pulizia del suono, sensibilità musicale, ricerca coloristica, uso degli accenti e misura nell’uso dei rubati e degli sforzati. Stilisticamente Equilbey predilige l’equilibrio, la leggerezza e la morbidezza tenendosi lontana da effetti esplosivi o eccessivi contrasti. Vi è qualche caduta di tensione qua e là, ma nel complesso l’esecuzione è ben curata e la formazione ha affinità con Mozart. Considerando che si tratta di una registrazione dal vivo è anche ottima la sinergia tra la buca e i cantanti. Le Jeune Choeur de Paris interviene in modo incisivo oltre che nel coro conclusivo del terzo atto, in “Se gloria il crin ti cinse” nel secondo atto e in “Fuor di queste urne dolenti” nel primo atto.

Le note al cd, non eccessivamente lunghe e disponibili in francese, tedesco e inglese, sono introdotte dalla stessa Equilbey e contengono delle riflessioni sul titolo della musicologa Florence Badol-Bertrand scomparsa nel 2020. In conclusione, si tratta di una registrazione apprezzabile pur in assenza di un cast fatto interamente di grandi nomi. I puristi della filologia non apprezzeranno certo le ampie sforbiciate, mentre gli amanti degli ascolti più compatti per durata non avranno da lamentarsi.

LUCIO SILLA
Dramma in musica in tre atti KV135
Libretto di Giovanni de Gamerra
con revisione di Pietro Metastasio
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Cecilio Franco Fagioli 
Giunia Olga Pudova
Lucio Silla Alessandro Liberatore
Lucio Cinna Chiara Skerath 
Celia Ilse Eerens 

Insula Orchestra
Le Jeune Choeur de Paris
Direttrice Laurence Equilbey 

Maestro del coro Richard Wilberforce

Etichetta: Erato
Formato: CD
Registrazione effettuata tra il 22 e il 24 giugno 2021
presso l’Auditorium Patrick Devedjian –
La Seine Musicale, Boulogne-Billancourt

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino